“La classe”. La passione per l’insegnamento che vince la violenza

Data:

Al Teatro Sala Umberto di Roma, fino al 25 novembre 2018

Oggi come oggi la scuola costituisce un lavoro da intendere come missione per cui occorrono enormi qualità umane ed una profonda vocazione: senza pazienza, sopportazione, temperamento autoritario moderato da spirito di adattamento alla situazione contingente, lettura psicologica dei ragazzi,non si dura a lungo in una scuola. I giovani con la promiscua complicità dei genitori che talora vogliono per loro una rivalsa singola e familiare, oppure a causa del disagio ambientale per le povere borgate prive di strutture culturali e servizi in cui sono costretti a vivere,considerano il plesso scolastico come un parcheggio in cui poter fare il loro egoistico ed interessato comodo con notevole grado di maleducazione quando non sfocia nella criminalità picchiando i compagni down,imponendo il bullismo,derubando fuori della scuola i coetanei più deboli con le baby gang, insultando e minacciando,perfino calunniando e diffamando i docenti o prenderli a sediate alle spalle, sfregiarli con il coltellino, vedasi i fatti di LUCCA, CAPUA e Monza. Questo quando non si spaccia o si mandano i genitori a farsi una presunta giustizia, per cui il presidente Mattarella ha censurato pubblicamente ragazzi,che usano il cellulare in classe, nonché genitori bulli.Partendo da tali considerazioni e proprio da un giovane professore buttato per terra e minacciato con un coltellino alla gola, lo scrittore Vincenzo Manna analizza il duro, meticoloso,stressante e pericoloso rapporto con un gruppo di studenti difficili, con problematiche sociali alle spalle, già bocciati o sospesi che il preside vorrebbe recuperassero i debiti pregressi per toglierseli dai piedi. Il capo d’istituto, laureato in zoologia e scienze naturali disquisisce sulle galline a cui li paragona freddamente come in un laboratorio,mentre il docente incaricato del corso,in una non meglio specificata capitale europea per simbolizzare l’universalità della questione pedagogica,tenta d’instaurare un dialogo con loro ed interessarli con documentari scientifici che al contrario l’annoiano,per cui protestano, specie il volgare, aggressivo e naziskin Nicolas che fa petting in classe con ARIANNA che si droga,oppure litigano,si prendono a botte e vorrebbero firmare il foglio delle presenze andandosene subito. Lo status quo,peggiora,perché accanto a loro,vicino al fiume,c’è lo zoo,un campo profugo minaccioso come quelli di Barbuta e salone da sgombrare dopo il river,per cui Nicolas inveisce sempre di più ed il preside per la sicurezza della collettività comprensoriale a lui affidata,è convinto dall’autorità di polizia a sospendere le lezioni un’ora prima.Intanto il docente di storia ha trovato il modo di indurre i ragazzi a svolgere il concorso europeo sull’olocausto con raccolta di casi personali, in alternativa alla mancanza di prospettive per la crisi economica della zona. Nel frattempo Arianna viene stuprata e mandata in ospedale in coma con allarme degli organi preposti e dei network, per cui Nicolas perde sempre più l’autocontrollo e crede di farsi vendetta stupidamente da solo sul povero ed innocente ALBERT,che il preside nella sua supponente arroganza ed ipocrisia,licenzia chiudendo il corso. Intanto arriva una lettera informativa che sarà sensibilmente emotiva e fedele al vero. La pièce con efficiente cast guidato da: C. CASADIO, B. PLACIDO ed A. PAOLOTTI, con la regia psicanalitica di G. MARINI.

Susanna Donatelli e Giancarlo Lungarini

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