Il Premio FERSEN il 5 dicembre 2018 al chiostro del Piccolo Teatro di Milano. Una serata di grande successo per il teatro italiano

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Nel Chiostro ‘Nina Vinchi’ del Piccolo Teatro di Milano si è svolta il 5 dicembre la Cerimonia di Premiazione della XIV edizione di ‘Il Premio Fersen, alla Drammaturgia e alla Regia contemporanea italiana. Ho aperto la serata ricordando che il Premio fu creato nel 2003 con il duplice obiettivo di rendere omaggio a uno dei massimi registi e innovatori del teatro europeo del XX secolo, Alessandro Fersen e, al contempo, dare un ampio sguardo d’insieme sull’oggi della nostra drammaturgia vivente di qualità, nella sua varietà di tematiche e metafore sottese; una drammaturgia spesso trascurata dalle istituzioni teatrali in favore di quella estera. Poi, ospite d’eccezione, giunta da Israele per l’occasione, Ariela Fajrajzen, figlia del Maestro, è intervenuta con brillanti e commossi accenti filiali per parlarci della complessa e poliedrica personalità del padre, a volte contraddittoria e molto schiva ma al contempo felice dei tanti riconoscimenti alla sua attività artistica e la cui cifra esistenziale fu caratterizzata da una curiosità inesauribile verso vari settori della ricerca che lo portò anche ad elaborare il suo noto metodo di recitazione che chiamò ‘mnemodramma’ e che praticò con i suoi allievi in ‘Lo studio di arti Sceniche’ fondato a Roma nel 1957. Ariela infine conclude accennando all’ attività di ricerca e studio prodotta dalla Fondazione Fersen, da lei stessa creata a Roma nel 2004.
In seguito, introdotti da me, sono intervenuti gli altri protagonisti dell’incontro: gli autori e i registi premiati che ci hanno brevemente illustrato la genesi delle loro opere. Ha iniziato Luciana Luppi con ‘L’eco di Socrate nell’ultima primavera’. Qui troviamo Paolo Borsellino e Giovanni Falcone che, a pochi mesi dalla loro tragica fine, intessono un immaginario amichevole dialogo con in sottofondo l’eco socratica di una giustizia umana da sempre asservita al potere. Ne hanno letto un brano la stessa autrice con Francesco Randazzo, Simona Cattaneo e Marino Campanaro. Segue ‘La tana dell’Orso’ di Marco M. Pernich. Nell’opera il tema della guerra viene rappresentato con la tecnica del teatro nel teatro mediante la vicenda di una compagnia teatrale che, rifugiatasi in un teatro abbandonato, deve però affrontare un altro conflitto con tre personaggi anch’essi in cerca di salvezza; ne leggono un brano gli attori Stefania Lo Russo e Christian Gallucci. Con La sala d’attesa, Stefania De Ruvo parla dello spinoso tema della violenza subita dalla donna nelle relazioni di coppia. Sei donne si ritrovano in una sorta di ambulatorio medico, in cui, non rendendosi conto di essere già morte, si raccontano inizialmente minimizzando il loro vissuto ma scoprendo man mano la cruda verità su questi rapporti malati; ne leggono un brano le attrici del GAM (Gruppo Attori Milanesi): Angelica Cacciapaglia, Domitilla Colombo e Karin De Ponti. Segue Clitè di Francesco Randazzo in cui l’autore ha inteso rappresentare l’arguzia e la capacità affabulatrice femminile inscenando una straripante Clitennestra tesa a convincere l’indeciso figlio Oreste a non ucciderla; l’attore Franco Mirabella ne legge con brio un estratto. Il tema della cecità umana come assenza di consapevolezza e capacità di elaborazione critica degli eventi, viene affrontato in Caro Buio di Paolo Bensi, giovane e pluripremiato autore, che affida la lettura di un brano all’attrice Benedetta Laurà. A seguire Marco Romei in Fragile affronta invece il tema della solitudine nelle nostre società del benessere esemplificata in quattro personaggi, ovviamente monologanti, da cui emerge la distaccata accettazione di una condizione di vita senza speranza nella solidarietà; ne legge un brano l’attrice Franca Fioravanti. Segue la pièce La Mar di Olimpia De Girolamo che affronta il tema della morte descrivendo l’ultimo giorno di vita di un marinaio durante il quale egli riesce a superare recriminazioni e risentimenti per trovare un nuovo sentire, un sentire pacificato e al femminile; ne ascoltiamo un brano dall’attore Marco Paioni. Con un pregevole esempio di teatro breve, Valentina Confuorto in Eleutherìa tratta il tema dell’estremizzazione di una tecnologia moderna talmente invasiva da trasformare ‘amleticamente’ l’essere umano in non-essere, ovvero in un agglomerato di pezzi di ricambio e, quindi, proteso verso l’ immortalità. La paradossale, ironica pièce è stata interpretata dalle già citate attrici del GAM. Nella seconda e ultima parte Fabrizio Caleffi presenta una sezione speciale dedicata ad una “rivisitazione attuale di Edipo, tra mito e sindrome”, introducendo l’ Edipo Mediocre di Kyara van Ellinkhuizen, a seguire il divertente Edipo internettiano intitolato Whatsapp Edipo firmato da Marco Schiavon, di cui legge un brano il GAM e, dulcis in fundo, l’Edipo post-freudiano di Vittorio Pavoncello intitolato Edipo mio padre; ne legge un brano l’attrice Giorgina Cantalini. Infine, mentre sullo schermo scorrono i trailer dei due spettacoli premiati, Caleffi ci presenta Ebe Guerra che firma lo spettacolo La vera storia di L’Esclusa di Luigi Pirandello e Giuseppe Piccione di Kaos-Teatri, affermata band teatrale, che firma lo spettacolo “Otellook”, da Shakespeare al cyberbullismo.
La varia e intensa serata si è conclusa fra gli applausi del numeroso pubblico presente in sala. Il prossimo appuntamento con gli autori e registi di questa edizione è fissato il 7 aprile , a Roma, presso il Teatro di Documenti, con la ‘Serata Fersen’.

Ombretta De Biase

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