Trieste, Hangar Teatri. Dal 1° al 3 febbraio 2019
Situata nel quartiere triestino di Servola, la Ferriera è un’industria, specializzata nella produzione della ghisa ed è attiva da più di un secolo.
Costruita nel 1896 dall’austriaca Krainische Industrie Gesellschaft (Società Industriale della Carniola) di Lubiana, dopo la fine della Prima Guerra Mondiale divenne proprietà di società italiane e straniere che si succedettero nei decenni per essere acquisita, in anni recenti, dal gruppo Arvedi.
È una presenza controversa nella vita locale: fonte di reddito per le famiglie degli operai e degli impiegati che vi lavorano, è al contempo grave causa d’inquinamento per tutto il territorio circostante, generando così una situazione molto difficile da gestire per i politici e gli amministratori, oltre a suscitare l’interesse economico di molti.
Il triestino medio ci convive con un certo qual distacco se non è direttamente coinvolto nella vita di questo grande impianto, incombente quando ci si passa vicino, ma defilato rispetto ai comuni percorsi del traffico urbano. Dominato da una forma di distacco verso ciò che appare ambiguo, nell’impossibilità di avere una propria visione chiara, egli si ferma ad ascoltare chi, fuori dal gazebo allestito in centro, invita i passanti a essere parte attiva a favore dell’una o dell’altra parte e, magari, accetta il volantino che gli viene offerto. A volte lo legge, a volte lo getta via dopo pochi passi, ci pensa un po’ e poi passa oltre, abituato com’è alla presenza endemica in città di una dialettica costante e pervasiva, frutto forse del bisogno essenziale di un’alterità con cui confrontarsi.
Nel 2016 Chiara Bernardoni dà alle stampe un romanzo centrato sulla Ferriera, presso la quale avvengono degli omicidi. Gli autori dei delitti tentano di farli passare per incidenti, ma sono maldestri. Oltre agli inquirenti, una giovane giornalista, Erika Bachmann, indaga con l’aiuto di operai ancora in servizio o in pensione.
Con una felice riduzione teatrale – grazie all’efficace drammaturgia di Gioia Battista e alla delicata regia di Fulvio Falzarano – gli attori del Teatro degli Sterpi lo hanno portato in scena, inaugurando con successo la Stagione 2019 del riaperto Hangar Teatri, prima parte di una trilogia sulla Ferriera che si concluderà nel 2021.
Lo spettacolo ha un taglio interessante: quasi privo della “quarta parete”, è dotato di effetti speciali, ambientali e sonori, nei quali il pubblico è immerso fin dal momento in cui entra in sala; i molteplici inserti cinematografici realizzati da Nanni Spano ben si legano alla parte recitata in scena grazie alla benevola e a volte polemica presenza di un fantasma, memoria storica della Ferriera, che qui assume anche la funzione di “coro”, classicamente inteso.
Ed ecco che, anche il cittadino più disattento, anche chi davanti al gazebo non si era mai nemmeno fermato, grazie al teatro finalmente capisce.
Le tante prospettive offerte dai diversi personaggi introducono il vero grande tema intorno al quale tutto ruota: per riuscire a comprendere ciò che veramente rappresenta una realtà complessa come questa, eredità di un passato pesantemente industriale alla quale non possiamo ancora dare serenamente addio, c’è bisogno di una riflessione attenta. Le polemiche urlate non aiutano un’eventuale riconversione totale o parziale di uno stabilimento come questo, perché non sempre quel che sembra chiaro e prioritario lo è veramente e, forse, chi appare come “il cattivo di turno” non lo è davvero.
Paola Pini