Trieste, Teatro Lirico Giuseppe Verdi. Dal 15 al 23 marzo 2019
Il Teatro Verdi di Trieste propone nuovamente “L’Elisir d’amore”, a distanza di quattro anni dalla precedente messinscena, con un allestimento molto particolare che s’inserisce con coerenza in una stagione lirica caratterizzata da una forte presenza di opere e balletti dai toni fiabeschi, con titoli quali “La Bella Addormentata” di Čajkovskij, “Il principe Igor” di Borodin e “Il castello incantato” di Taralli.
Il demiurgo dell’intero spettacolo è il regista e scenografo Victor García Sierra che, conquistato dall’arte di Fernando Botero, ha letteralmente sposato la serie di quadri dedicati al Circo del pittore colombiano con la musica di Gaetano Donizetti e il libretto di Felice Romani, accompagnando lo spettatore in un magico mondo che si assapora con la vista e con l’udito, sensi legati indissolubilmente fra loro dall’incantevole laccio della poesia.
La pervasiva presenza d’immagini, chiaramente estrapolate dalle tele, appare all’inizio ridondante perché ogni singolo personaggio, sia esso solista o parte del coro, ne è una citazione e si ha quasi l’impressione che la partitura musicale – delicato ed equilibratissimo ricamo in cui i colori tenui e delicati del lirismo più struggente sono strettamente contigui a quelli forti e decisi di una comicità vivacissima – sia stata posta in secondo piano.
Quest’opera offre in realtà uno sguardo aperto alle più varie letture, metafora gentile delle infinite incomprensioni interne all’universo dei sentimenti che noi tutti proviamo.
Ecco allora che nella presente realizzazione si riconoscono gli elementi di una scelta forte e chiaramente definita, nata dalla musica e che, dopo essere passata attraverso l’opera pittorica, alla musica ritorna.
Colorato e vario nelle tonalità cromatiche delle scene di Victor García Sierra e dei costumi di Marco Guion, impreziosito dal disegno luci di Stefano Gorreri, l’allestimento prodotto dal Nausica Opera International di Parma esalta la lucida brillantezza della musica e del libretto che Simon Krečič, Maestro concertatore e Direttore, interpreta inserendosi concordemente nel tutto, mentre l’orchestra gioca con i cantanti prestando la propria voce, quando serve, ai numerosi strumenti “suonati” in palcoscenico, frutto ora dell’impianto drammaturgico, ora delle citazioni pittoriche.
Il Coro, diretto dal M° Francesca Tosi, si è mostrato una volta di più ottimo interprete, sempre all’altezza della situazione sia dal punto di vista vocale che scenico, impegnato in costanti azioni e controscene assieme a numerosi professionisti dell’arte circense (è fonte di grande e commovente suggestione l’episodio inserito alle spalle del terzetto alla fine del primo atto, in cui due bravissime acrobate, in lente evoluzioni con i tessuti aerei, hanno dato corporeità fisicamente sensibile ai sentimenti espressi dalla musica).
In tale contesto spicca la figura di Nemorino, personaggio dalla saggezza lineare e indubitabile tipica dei semplici, delicato e tenero nell’interpretazione di Francesco Castoro, dalle raffinate sfumature chapliniane in quella di Martin Sušnik; davvero mirabile l’effetto suscitato dall’aria “Una furtiva lacrima” proposta in un ambiente totalmente spoglio: Nemorino vestito da pagliaccio pierrotesco (costume sbucato quasi casualmente in scena nel momento dell’acquisto del magico “elisir”) canta la sua aria più intima accanto a un ideale specchio, citazione diretta ed esposta in scena di un estratto dal bel dipinto “I musici” di Botero.
Adina è la giovane da lui amata; Claudia Pavone ne ha dato un’interpretazione luminosa e brillante, mentre Olga Dyadiv, con un sapiente gioco tra voce piena e pianissimi, ha donato al proprio personaggio i toni della malizia infantile, ingenua e sbarazzina.
Per quanto riguarda Belcore, il soldato rivale di Nemorino, in Leon Kim ha prevalso il lato focoso del carattere del personaggio, mentre l’aspetto di malandrino seduttore proposto da Enrico Marrucci ben si è accordato con gli altri interpreti del secondo cast.
Il Dottor Dulcamara è un personaggio che necessita di cantanti abili nei ruoli buffi e tali sono stati Bruno de Simone, in cui è prevalso l’aspetto furfantesco e Dario Giorgelè, quello di venditore di fumo, ben in sintonia con l’ambiente circense.
Brava Rinako Hara nel ruolo di Giannetta.
Uno spettacolo di certo non semplice né scontato, adatto a un pubblico di ogni età, è riuscito nella non facile impresa di rendere vivente una suggestiva galleria di quadri mantenendo con grazia e rispetto il senso proprio di una fine e lieve opera lirica.
Paola Pini