Studente appassionato induce il docente a svelare il suo fallimento esistenziale nella pièce giovanile CARL UNA BALLATA

Data:

Al Teatro Vittoria di Roma, fino al 28 aprile 2019

La  cultura è la civilizzazione dell’uomo, la sua crescita intellettuale, la formazione discreta del suo carattere e la ricchezza della personalità,che poi rappresenta pure una dote data in amministrazione per la trasmissione dialettica,in chiave di missione sociale ai suoi discepoli o figli. Ci fa riflettere su ciò lo spettacolo che s’è aggiudicato lo scorso anno il premio Attilio Corsini per la rassegna:salviamo i talenti voluta dall’attrice Viviana Toniolo per lanciare progetti teatrali di grande qualità con protagonisti giovani registi ed attori,in memoria dell’indimenticabile marito anticonformista. Il lavoro è dedicato a ritrarre a tutto tondo la figura del prof. CARL, individuo alto,magro,schizofrenico e legato profondamente alla moglie con cui vive nei dintorni d’una città. Ormai in pensione dall’università e non s’è mai realizzato come scrittore, mentre lei non ha avuto successo come pittrice;una sera stanno per rompere il loro isolamento vitale, frequentando pochi amici,andando a teatro allorché la telefonata d’un ragazzo annuncia che sta arrivando e, se dovessero uscire,non si preoccupassero,perché tanto ha le chiavi. Chi è costui e che desidera? Il professore resta come un fedele cane da guardia in casa e rinvia l’appuntamento con le scene, finché perviene il giovane e gli domanda aiuto per un suo lavoro di ricerca per la tesi. Il docente, che accusa la moglie per avergli  con leggerezza fornito le chiavi di casa,si schermisce dicendo che non è bravo e che per questo non ha fatto carriera; da qui la chiusura in un mondo informatico e virtuale,con i suoi ricordi, i piani sognati per l’affermazione in carriera, le memorie ed i fallimenti e la decisione di ritirarsi in un torpore culturale, inettitudine mentale con la voglia di rimuovere gli schiaffi e le tristi esperienze della vita quotidiana in un mondo ovattato tutto suo. Egli ricorda quando da bambino cadde in un fiume, come da fanciullo orfano venne per la prima volta in città a trovare lavoro, i litigi rabbiosi avuti con il fratello perché nessuno dei due voleva cedere per il proprio orgoglio;da qui l’aspirazione ad evadere dalla realtà per costruirsi un mondo meraviglioso, fantastico, nonché informale e pauroso.In questo allestimento, concepito come una ballata tra ironico e brioso, sarcastico eppure drammatico, brillano per efficace sinergia e dinamismo verbale con un accurato scavo psicologico dei tre personaggi da parte della regista, L. CARBONE, F. COTRONEO e G. TRIPPETTA, che hanno palesato incisività dialettica e padronanza di battute,mimica espressiva. Alla fine lo studente domanda al professore se è valsa la pena scegliere la mediocrità e restare nella grigia solitudine periferica per guadagnare la supposta felicità senza l’altrui scocciature. Si replica, con al centro TERESA, LA SCRIVANIA.

Giancarlo Lungarini

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