Off/Off theatre di Roma, fino al 12 dicembre 2019
Porta la firma di un giovane duo la messa in scena di Novecento, testo di Baricco che molti ricordano per la trasposizione cinematografia di Tornatore. Ma se il montato de La leggenda del pianista sull’Oceano copre quasi tre ore, il monologo interpretato da Dominic Debartolo resta fedele all’originale del 1994.
La storia è raccontata da Max, ex-trombettista del Virginian, un piroscafo che nei primi anni del Novecento viaggia fra Vecchio e Nuovo continente. Max ricorda il ritrovamento di un neonato nel pianoforte della prima classe, ne ripercorre i primi anni di vita, ostacolati dal capitano ma portatori di un entusiasmo prorompente.
L’atto unico è la parabola del trovatello a cui si dà un meraviglioso nome composto: Danny Boodman (dal macchinista di colore che lo “adotta”) T.D.Lemon (come una cassa di limoni) Novecento (a celebrare il secolo d’appartenenza). Il ragazzo cresce sulla nave, animato da una straordinaria predisposizione per la musica. Suona -inizialmente di nascosto- e non scende dal Virginian, preferendo il mare alla terra ferma. Sarà sempre così, anche quando l’inventore del jazz vorrà vederlo: Jelly Roll Morton dovrà comprare un biglietto e attraversare l’Oceano per riuscire a sfidare Novecento al pianoforte. E pure quando gli proporranno di registrare la sua musica, non scenderà. Anzi, non farà allontanare dalla nave neanche le sue note, si opporrà ai discografici, tenendo per sé le sue composizioni. Resterà confinato sul piroscafo per tutta la vita, e oltre. Max assisterà alla conclusione di quella parabola, splendida quanto drammatica.
Il testo è un ibrido fra “una vera messa in scena e un racconto da leggere ad alta voce”, come spiegato dallo stesso autore, che lo ha scritto per un Eugenio Allegri quasi quarantenne (diretto, nel ’94, dal coetaneo Gabriele Vacis).
All’OffOff, è il giovane Dominic Debartolo a dare voce e fisicità al musicista Max e a tutti i passeggeri del Virginian. La regia è curata da Moisè Curia, volto da fiction Rai (Braccialetti rossi, Pezzi Unici), ma non solo (La buca di Ciprì, Meraviglioso Boccaccio dei Taviani, Abbraccialo per me di Sindoni, premiato con un Vittorio De Sica).
I due hanno una decina d’anni in meno rispetto alla coppia artistica originale, il che lascia ben sperare. Sicuramente fluidificheranno la regia, sfruttando al meglio la scena, e sfumeranno tutti i registri linguistici presenti nel testo di Baricco. Senza sbavature, restando asciutti come si sono già rivelati. Un buon esperimento.
Maria Vittoria Solomita