“Vai a rubare a San Nicola!” al Teatro Tordinona

Data:

Al Teatro Tordinona di Roma, fino al 19 gennaio 2020

Sul palco regna la semplicità, l’acqua in una tinozza circondata da barche grandi e piccole venute fuori da fogli di carta e siamo subito di fronte al mare. Il mare di invettive che Annetta scaglia sul pubblico per identificarsi fin da subito con il desiderio di riscattare la sua vita e le sorti della città di Bari.

Anna Piscopo torna al Teatro Tordinona esibendosi dopo Mangia!, da protagonista di una nuova scrittura provocatoria. Si tratta della leggenda di tradizione popolare e religiosa sul furto delle preziose reliquie di San Nicola da Mira, per mano di un gruppo di marinai baresi.

Il lavoro di decostruzione della leggenda, operato da Anna Piscopo e Lamberto Carozzi, offre un punto di vista che modernizza e scardina i ruoli di genere delle fiabe classiche in cui generalmente
i protagonisti sono coraggiosi, leali e intelligenti e le protagoniste si dividono tra buone e inette oppure cattive.
Annetta nei panni di Madonna Addolorata cerca di emergere dall’ombra del contesto restrittivo in cui vive, chiuso in rigidità che non riconoscono i suoi pregi e considerano un limite la scelta di rimanere zitella piuttosto che sposare un uomo raccomandato da suo padre di cui non è innamorata.

Annetta è un personaggio arcaico, ma nella sua lotta alla sopravvivenza è feroce e istintiva, ha fame di sesso, sogna un marinaio con la pelle scura, bruciata dal sole, un criminale possente con i denti marci, le cicatrici e i tatuaggi. Matteo, impersonato da un pesciolino di legno pieno di vetrini luccicanti come specchietti per allodole, è tutto questo e Annetta pur di convincerlo a sposarla lo costringe a farsi mettere incinta. Il losco marinaio accetta ma poi la rifiuta il giorno del matrimonio.

L’attrice risolve bene il fatto di dar voce alle stesse identità verso cui si ribella. Bisogna vendicarsi sui figli o sulle persone che ci hanno fatto del male?

Svergognata agli occhi di tutta la città per essere andata contro le leggi del suo tempo, Annetta fa credere di voler salvare il figlio che i suoi genitori vorrebbero fare a pezzetti e mettere sott’olio; si traveste da uomo e grazie all’aiuto del Santo parte alla volta di Mira per riconquistare Matteo, cercando di liberarsi del figlio Nicolino.

La tragedia anaffettiva trionfa insieme alla blasfemia. La protagonista accompagnata da un gioco di luci, ombre e macchina del fumo, raggiunge il monastero di Mira in cima ad un monte e per recuperare la reliquia di San Nicola convince i monaci con il ricatto sessuale, unica certezza per arrivare ovunque si voglia.

Nel corso di questa storia Annetta si libera, si trasforma, pur restando nei limiti di una donna povera ed emarginata del Sud, capace di parlare solo un dialetto comico.

Il modo grottesco di intendere la genitorialità, con un bambino non degno di attenzione, sarebbe criticabile, se non fosse volutamente scelto per sdrammatizzare e strappare qualche risata agli spettatori a cui è chiaro che qui l’amore non è altro che una guerra.

Livia Filippi

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