La bellezza e la bontà d’animo d’una giovane ballerina del varietà seducono uno studente universitario nella commedia neorealista “Totò, Peppino e la malafemmina”

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Al Teatro Flaiano di Roma, fino al 19 gennaio 2020

Il virtuoso attore e regista Antonello Avallone riporta nel nuovo teatro di cui è direttore artistico, ovvero il Flaiano dedicato all’umorista scrittore pescarese di cui resta l’imponente statua a mezzo busto nel Foyer, il lavoro brillante e satirico, spiritoso e divertente, nel fustigare con verve la moralità gretta ed i costumi ipocriti d’una famiglia partenopea. In tale pièce i due fratelli Peppino ed Antonio e la sorella Lucia sono gli ignoranti padroni di una fattoria nell’entroterra napoletano in cui Antonio ruba i soldi al fratello maggiore Peppino di cui conosce il nascondiglio, facendo in modo con subdoli  maneggi ed intrighi, salaci e geniali gags e battute, d’essere sempre in credito, fino a rendere i buoi e comprare un trattore che non sanno condurre e con cui quindi s’infortunano e rompono il muro del vicino podere del borghese Mezzacapo, a loro antipatico ma con cui devono scendere ad un compromesso economico per i danni. Sarà lui il deus ex machina della commedia per l’informazione pettegola sulla condotta del nipote visto con una piacente ragazza nella metropoli del Vesuvio,a conferma d’una lettera maligna e diffamatoria giunta alla mamma del ragazzo entusiasta per la sua prossima ”Laura” indice simbolico dell’arretratezza culturale delle cellule rurali, della seconda metà del XX secolo.Esilaranti sono il telegramma ed il biglietto con cui pensano di liquidare la ballerina della compagnia di varietà:” la caravella delle donne perdute” come pure è icastica la preparazione delle valigie in cui vogliono inserire persino il quadro del padre. Il valente  Antonello tratteggia con simpatia la macchietta di Totò, mentre il beffato Peppino mai andato a scuola è il comico ed ingenuo personaggio reso dal campano Francesco Tuppo; i due arrivati a Milano vestono da ricchi russi con i loro cappottoni e vengono scambiati per impresari sudamericani attesi dalle sciantose della rivista che si fanno beffe della loro imperizia pratica e si fanno invitare a cena al “Gran MILAN”. Sono stati preceduti dalla sorella che, scambiata per sarta ,apprezza l’umiltà di MARISA FLORIAN che vuole laureato in medicina il suo Gianni e per lui è disposta a tutto. Insomma siamo nel regno del qui,pro,quo e del vaudeville, con il trionfo dei sentimenti su pregiudizi ed ipocrisie, con la splendida Manuela ATHENA nei panni dell’umile artista opposta concettualmente alla definizione del titolo e come ritenuta dai ridicoli fratelli Caponi. L’intuito della saggia massaia vestale della propria casa è incarnata da Loredana Martinez e bene fa l’esperto Antonello Avallone a riproporre dopo 5 anni lo spettacolo sempre attuale per i suoi valori umani e nato, comunque nella prima residenza teatrale DEI COCCI nel lontano 2003.

Susanna Donatelli e Giancarlo Lungarini

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