Spumeggiante Michela Andreozzi in “A letto dopo Carosello”

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Il 1° agosto 2020 al 54° Festival di Borgio Verezzi

Al 54° Festival di Borgio Verezzi (Savona), il terzo appuntamento, sabato 1° agosto, è stato con Michela Andreozzi e il suo “A letto dopo Carosello”, testo che firma con Giorgio Scarselli e Max Viola, regia di Paola Tiziana Cruciani; un titolo in tour da dieci anni, al Festival in edizione speciale.
Sul palco, l’attrice poliedrica si scatena a scuotere il pubblico al ritmo di tanti “Ho fatto appena in tempo a…”, dove ricorda il mondo che la circondava, quand’era ancora bambina, negli anni settanta-ottanta. Non c’era solo “Carosello” che segnava l’ora per andare a dormire, c’erano i mille giochi oggi in disuso (pampano, palla prigioniera, il salto della corda…), c’erano le caramelle “Rossana” – un po’ alcooliche – che andavano per la maggiore, le “Montagne verdi” di Marcella Bella che tutti abbiamo canticchiato, il film celeberrimo “Anonimo veneziano” e l’ancora più eterno “Love Story”, così come Sandra Mondaini che si esibiva nelle sigle, gli spettacoli con il mitico Topo Gigio, il momento clou di Mal (ex dei Primitives), nonché della sua impronta in “Furia cavallo del West”… E che dire di “Orzowei”?
Andreozzi regala momenti di dolcezza scandendo bene ogni step e su tutti invita il pubblico a interagire: così siamo chiamati a indovinare anche quale sia il marchio che si celava dietro la musica che viene riproposta dal pianista Alessandro Greggia e, onestamente, quando il premio per chi la dice giusta raggiunge “ben tre” caramelle Rossana chi scrive dà forfait… E chi se la ricordava più “Talmone”?
Tra single di oggi e zitelle di ieri, dall’album dei ricordi fuoriesce la maestra calabrese, che la mandava sempre dietro la lavagna. Poi, inevitabile, un pensiero sul momento più bello della mattinata scolastica: la merenda. Ma attenzione: c’era chi aveva pane, burro e zucchero, come lei, chi già poteva esibirsi nell’acquisto confezionato. Ecco perché oggi ha la cellulite: per colpa dei comunisti! Il padre di Michela infatti, ce ne ha parlato in apertura interpretando la madre (con il leit motiv della suocera che – “per fortuna” – viveva in casa loro), era avvocato del Pci. E sul discorso c’è anche l’unico momento triste della serata: quando la scolaretta legge il tema sul padre “bello-bello-bello” e poi tronca il discorso di brutto (e le cose non dette sono quelle che si sentono di più…).
Spumeggiante, leggera, delicata nel non scandalizzare i bambini eventualmente presenti in sala (anche se ammette, dopo parole recitate a velocità supersonica, che “saranno gli unici che avranno capito”), ci parla anche dei suoi primi approcci al sesso e della difficoltà di farsi apprezzare, come ragazzina “rapata” per i pidocchi, da certo Stelvio che la invitava a giochi “maschiacci”…
Sotto il cambio di luci appropriate al momento, per più di un’ora e mezza Andreozzi ci fa fare un tuffo indietro nel tempo, dedicando poi la serata alla “Sora Cecioni” (la centenaria Franca Valeria a cui dice di “dovere tutto”, rimarcando il fatto che sia stata una “milanese” a tratteggiare così bene una popolana romana).
Sul palco, solo il pianoforte del maestro e l’intelaiatura di uno schermo televisivo: seminascosti alcuni oggetti da cui pesca di volta in volta per uno sketch, come quando indossa le antenne da coccinella per un costume a una festa in maschera (sono gli anni in cui le mamme si arrangiavano in casa a cucire vestitini da Carnevale e il risultato non sempre era chiaro!).
Chiusura con un omaggio a Gabriella Ferri che fanno di Andreozzi-regista-sceneggiatrice-comica-scrittrice anche cantante appassionata. Nonché simpatica improvvisatrice che appella “tre civette sul comò…” gli spettatori del balcone privilegiato che dà in piazzetta. Coreografie di Valeria Andreozzi, aiuto regia di Manuela Bisanti, direzione artistica del marito, l’attore e regista Massimiliano Vado (che si è speso – tuttofare – anche nell’allestimento).
In ultimo un accenno alle norme sulla pandemia adottate in piazzetta Sant’Agostino, con spettatori dimezzati rispetto alle scorse estati, seggiole più distanziate, gruppi familiari separati tra loro da trasparenti pannelli di plexiglass, con un risultato che crea un’atmosfera non troppo “appesantita” dalle regole sulla pandemia, pur nel rispetto di queste. Il resto è a cura dei presenti: indossare la mascherina e uscire da settori separati per non creare assembramento.
Prossimo appuntamento in calendario già domani sera, lunedì 3 agosto (alle 21.30), con: “M’accompagno da me”, scritto e interpretato da Michele La Ginestra, sotto la regia di Roberto Ciufoli. Info: www.festivalverezzi.it, 019.610167.

Laura Sergi

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