Dal 13 al 18 ottobre 2020 al Teatro Vascello di Roma
A VENEZIA non v’è stato solo a settembre il 77° festival del cinema,ma pure la biennale di teatro che è stata vinta dal romano di 28 anni L. MANZAN diplomatosi come attore alla civica scuola d’arte drammatica”PAOLO GRASSI” di Milano e già presente in laguna nella precedente rassegna con lo spettacolo concerto:Cirano deve morire.In questa ultima il tema da esaminare era la censura e l’autore che lui,partito come attore aveva poco da dire sull’argomento e doveva controllarsi per non cadere sotto le sue grinfie e perciò s’è limitato ad ideare un muro con dei piccoli fori in cui con eloquenti gesti compiere ciò che è eticamente vietato nello spazio pubblico:mostrare una sigaretta per farsela accendere,agitare in più punti braccia con guanti rossi per prendere un libro sfogliarlo strapparne le pagine,come se si dovesse distruggere la cultura se non il teatro stesso gettando dall’alto mattoni ed infine porgere una coppa per brindare alla felicità,con poco cantata da tutti sul motivo di Albano.Dopo aver sullo schermo bianco spiegato che cosa si intende per censura o protezione del sentire e dei costumi borghesi,della morale giovanile,Manzan immagina di compiere come Dante,un viaggio nel regno dei morti e qui osserva un fuoco fatuo levarsi dalla tomba di un cadavere in decomposizione:è il corpo di Pier Paolo Pasolini che si rianima e dà vita ad un serrato battibecco dialettico con lo spudorato Marchese de Sade ed il vituperato filosofo,già monaco con olano,Giordano Bruno su chi sia stato più licenzioso con il suo raziocinio ed abbia pagato oltre misura,mentre successivamente entra nel vivo della discussione Carrisi che rammenta d’essere stato censurato dagli Ucraini per aver partecipato alla festa del KGB.
Giancarlo Lungarini