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Massimo Magurano, uno dei migliori curatori di mostre italiani

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Massimo Magurano è oramai un nome consolidato nel mondo della curatela artistica e infatti il prossimo anno sarà menzionato quale uno dei migliori curatori italiani. Magurano ci parla di questo e di altri aspetti della sua carriera e della sua vita.

Ciao Massimo, il tuo lavoro sembra ormai prossimo a essere premiato, pare infatti che nel 2021 sarai menzionato quale uno dei migliori curatori italiani di mostre. Raccontami un po’ di questo.

Ciao Stefano e grazie a te. In effetti la notizia che io venga inserito, assieme ad altri naturalmente, tra i Curatori migliori o più attivi italiani per il 2021, mi ha colto davvero di sorpresa e di questo ovviamente ne sono felice. Sicuramente in questi anni non ho lavorato pensando che un giorno potessi ricevere onorificenze di settore, ma ho voluto e cercato di migliorarmi costantemente. Chi come me fa della curatela d’Arte non solo un lavoro deve continuare sempre nel modo più imparziale possibile ad essere non solo curioso, ma cosciente che tutto quello per cui si lavora è esposto al pubblico, quindi si pensa e si progetta con il fine di “dare”. Un aspetto fondamentale è rappresentato dallo studio, che deve essere costantemente presente nella vita professionale di un curatore, l’Arte è in continua evoluzione ed è un dovere capirne i cambiamenti e sviluppi quotidiani. Lo studio deve seguire sempre ad una ricerca, per quanto globale possibile, di linguaggi espressi in opere di artisti affermati o nuovi e possibili talenti che la globalizzazione ci offre. Allenare l’occhio quindi risulta fondamentale, sperare di non sbagliare è un sentimento costante che mi accompagna tutti i giorni. L’attimo in cui nasce un progetto espositivo ha sempre qualcosa di “magico”, il senso di entusiasmo è sempre lo stesso, che sia esso commissionato da una istituzione pubblica o privata i tempi di realizzazione non sono certamente immediati, né tanto meno privi di imprevisti. Curare una mostra non è assolutamente solo appendere quadri o posizionare sculture ed istallazioni che siano, si deve prendere coscienza del luogo che ospiterà l’evento, cercando prima di tutto di valorizzarlo il più possibile. Le competenze sono molteplici, la ricerca ed il lavoro che porterà all’apertura è un insieme di professionalità che passano non solo dalla ricerca delle opere o artista da esporre, quanto dal modo migliore in cui farlo. L’estetica grafica, gli arredamenti espositivi, il linguaggio didattico dedicato al pubblico, che poi è il fruitore finale, non deve essere complicato e al tempo stesso certo non scolastico. Il discorso è lungo, tanti sono i testi dedicati solo a questo aspetto, ti posso dire comunque che il successo eventuale di un appuntamento espositivo passa anche o soprattutto attraverso i rapporti umani – la capacità di relazionarsi con le varie figure professionali coinvolte è fondamentale. Non sono certo un accentratore e quando in corso di progettazione vi è l’esigenza di una figura professionale specifica a cui rivolgersi per uno dei tanti aspetti organizzativi, per me è sempre motivo di stimolo e crescita.

Un anno complicato. Prima dell’inizio di questa Pandemia hai presentato l’importante mostra dell’Esercito di Terracotta cinese all’Outlet Valdichiana. Quali sono i tuoi progetti futuri?

Quello dell’Esercito di Terracotta cinese autorizzato dal Governo è stato davvero un progetto curatoriale tanto esaltante quanto complicato, credimi. Il risultato è stato davvero incredibile in termini di successo di pubblico e media, una operazione immensa e che spero resti nella memoria dei visitatori. I prossimi progetti sono diversi e tutti in fase di lavoro. Sono orgoglioso di aver curato il Natale presso la città di Montevarchi (Ar) per questo 2020, che è in fase (finalmente) di chiusura. Il risultato mi ha sorpreso, perché a lavoro ultimato e presentato ci siamo accorti di aver il primato per il Natale Digitale più lungo e completo di tutto il territorio regionale toscano. Per il 2021, come ti dicevo, sono in corso varie opzioni da realizzarsi durante tutto l’anno con inizio dalla prossima primavera, ma non escludo alcuni interventi anche nell’inizio del 2021. Tra tutto vorrei anche ringraziare “Alina Art Foundation”, una Fondazione olandese, per avermi scelto come Senior Curator, un impegno entusiasmante che ci vedrà attivi nei prossimi anni in tutta Europa attraverso nuove ed innovative collaborazioni, il tutto aspettando inoltre la prossima Biennale di Venezia, dove il mio impegno riguarderà la sezione nei Padiglioni Nazionali.

Foto Niccolò Olivieri

Come stai vivendo questo periodo?

Un periodo complicato, che dura ormai da quasi un anno e del quale speriamo sia vicino il termine. Posso dirti che come chiunque il senso di ansia e smarrimento sicuramente non sono mancati, oltre al dolore per tutto ciò che questa pandemia ha comportato. Io conoscendomi comunque ho cercato sempre di conservare quel senso di responsabilità che mi ha portato a concentrarmi sul lavoro, credo sia anche una forma di difesa.

Ultimante è uscito anche un tuo libro, del quale ho avuto il piacere di parlare…

Il piacere è stato mio nel ricevere una recensione così professionale come la tua. La realtà comunque è più bizzarra, nel senso che il libro di cui parli non è certo nato col fine della pubblicazione editoriale, mi spiego… da sempre ho difficoltà nel ricordare e memorizzare date e siccome la Storia dell’Arte è fatta di nomi e numeri, nel corso degli anni mi sono appuntato tutte queste nozioni, che ovviamente mi servono per vari motivi. Piano piano ho ampliato questo mio metodo, inserendo tanti altri dati sempre inerenti l’argomento, fino a quando mi sono accorto di aver scritto un testo sulla storia dell’Arte, ma concepito davvero in sintesi. Parlando con un collega in seguito si è aperta la possibilità di una pubblicazione ed è così che è nato “La storia dell’Arte dal caffè della mattina al bicchiere della staffa”, un testo di 102 pagine. Rappresenta una sintesi di quello che è successo a partire dai popoli egiziani, fino ed incluso la prima metà del ‘900, concentrandosi sugli eventi epocali e scatenanti che hanno accompagnato di pari passo la storia dell’uomo (che poi è quella dell’Arte in fondo). Sono molto contento degli sviluppi che questo piccolo testo edito da Bertoni Editore sta compiendo ed è al momento in studio l’ingresso nelle scuole italiane… Vedremo… Lasciami anche ringraziare il magazine “Contempor Art”, nel quale, come responsabile di rubrica, scrivo sui nuovi talenti e possibili futuri protagonisti dell’arte visiva e difatti il nome della rubrica è “New Generation”.

Quanto è importante l’Arte per il nostro Paese? Credi che questo periodo critico ci farà comprendere quanto è essenziale la cultura?

L’argomento credo sia davvero complesso, ma non difficile da affrontare. La cultura non è mai stata primaria in Italia, perché da tutti considerata scontata. Uno dei motivi di questo comportamento “distratto” è che noi nasciamo e cresciamo in uno dei Paesi più belli del mondo, che tanto ha dato alla cultura globale, basti pensare al patrimonio che l’Italia detiene, questo però paradossalmente ci ha reso pigri nel cercare altre e nuove soluzioni, che sono oramai fondamentali in un’epoca in cui innovarsi è assolutamente necessario.

In tutti i Paesi civilizzati vi è una corsa consapevole alla riqualificazione dei territori ed eccellenze di cui si dispone, creando una sorta di “competizione di offerta”, noi non siamo certi ridotti “male”, ma sicuramente il primato è un ricordo lontano.

Mi auguro che la tragedia che stiamo attraversando crei nuovi spunti di riflessione dai quali ripartire e discutere. Indipendentemente da come la si possa pensare, cambierà il modo di fare cultura, che sia esso concepito in senso pubblico o privato.

Non credo che questo cambiamento sarà immediato ovviamente, ma è probabile che dopo tutto la variabile, non solo estetica, delle proposte culturali sarà diversa o stravolta. Certo, dovremo affrontare tutto con calma e rispettando le basi, che sono ormai ferme da sessanta anni ad eccezione di rari esperimenti, ma questa sarà la direzione.

L’evoluzione non ci deve spaventare!

Stefano Duranti Poccetti

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