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Un omaggio ad un grande Maestro, “Finale di partita” di Samuel Beckett

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“Finale di partita”, nata dalla fantasiosa penna di Samuel Beckett nel 1957 è considerata una delle creazioni teatrali più importanti del Maestro irlandese. La drammaturgia fu inizialmente scritta come era uso dell’autore in francese con il titolo di “Fin de partie”. L’opera fu tradotta nella sua lingua madre dallo stesso Beckett con il titolo “Endgame”. La prima versione in italiano fu dapprima “Il gioco è alla fine”, per poi prendere la dicitura di “Finale di partita “che è tuttora rimasta inalterata. La prima rappresentazione si tenne a Londra il 3 aprile 1957 al Royal Court Theatre con direzione di Roger Blin che svolgeva il duplice ruolo di attore (Hamm) e di regista. In lingua inglese il testo calcò le scene al Cherry Lane Theatre di New York con regia di Alan Schneider. In Italia i primi allestimenti vennero affidati nel 1958 – 1959 ad Andrea Camilleri e ad Aldo Trionfo. Nel 2018 una versione operistica del testo venne curata dal compositore György Kurtág. Nonostante Samuel Beckett avesse ormai raggiunto la meritata notorietà con “Aspettando Godot” trovò molte difficoltà a trovare finanziatori disposti a rischiare per portare in scena una drammaturgia come “Finale di partita”, decisamente molto ardua da apprendere. L’opera era sicuramente distante dal ristretto modo di concepire il teatro del periodo. Alcuni attori dopo aver letto il testo si rifiutarono di recitare parti così inconsuete. Lo spettacolo solo grazie ai buoni intendimenti di Roger Blin finalmente ebbe il battesimo teatrale. Un battesimo infausto perché purtroppo venne stroncato dalla critica. Solo dopo molti anni il pubblico si accorse e comprese la grandezza di questo testo destinato a fare la storia del teatro contemporaneo. I protagonisti della drammaturgia sono Hamm, un anziano cieco incapace di reggersi in piedi, ed il suo servo Clov. Clov al contrario del suo padrone non è capace di sedersi. I due trascorrono la loro esistenza in una villa in riva al mare. Una abitazione che però durante il rincorrersi dei dialoghi si percepisce avulsa alla riviera ed ai suoi rumori. Il luogo sembra collocato in uno spazio senza tempo. I due personaggi vivono la trama manifestando il loro continuo non sopportarsi. Hamm e Clov continuano a litigare per tutto lo svolgersi dell’opera ma entrambi non possono fare a meno l’uno dell’altro. Clov vorrebbe fuggire ed evadere da questo contesto che lo vede prigioniero ma non ne è capace. La scena è calcata anche dai genitori di Hamm: Nagg (padre) e Nell (madre). I quali privi degli arti inferiori vivono la loro esistenza dentro due bidoni della spazzatura situati in primo piano a sinistra della scena. La trama vede protagonista Hamm nell’ultimo atto della sua vita. Gli attori giocano con sé stessi vivendo in una situazione di perfetto apparente immobilismo. Ogni gesto, ogni sfumatura pare facente parte di un rito. Tuttavia le loro menti a tratti cercano di fuggire dalla loro stessa opprimente situazione ricordando una loro temporale momentanea evasione. Nagg e Nell un lontano periodo avevano fatto una gita in tandem sulle Ardenne, ma il ricordo vissuto non può spianare la strada ad un futuro ormai inesistente. Tanto che nell’epilogo, la morte di Nell non desta nessun sgomento. La genialità di Beckett appronta una scena che si presta a più opzioni ma sempre deprimenti e claustrofobiche. La dimora di Hamm può lasciare intravedere un’ambientazione post bellica o post guerra atomica. Dove l’uomo non più protagonista degli eventi né è ormai vittima. Il “locus” può rappresentare l’interno di un cranio a causa delle due alte finestre centrali che rammentano le cavità oculari. La stanza può essere il ponte interno di un’arca scampata ad un esistenziale diluvio universale. L’opera è ispirata al finale di una partita a scacchi, quando ormai sulla scacchiera sono rimasti solo pochissimi pezzi. Beckett era un appassionato di questo gioco ed il rinuncio di Hamm di accettare la fine imminente può essere comparato a quello dei giocatori dilettanti che proseguono la partita non accorgendosi della imminente sconfitta. I professionisti, in questo caso sono soliti abbandonare anticipatamente la sfida. Hamm nella raffigurazione Beckettiana rappresenta il re e Clov l’ultimo pedone rimasto. Ed è proprio Hamm che è continuamente messo sotto scacco da tutti gli altri giocatori soprattutto da Clov.
Lo stesso Samuel Beckett parlava così della sua Opera:
“Hamm è il re in questa partita a scacchi persa fin dall’inizio. Nel finale fa delle mosse senza senso che soltanto un cattivo giocatore farebbe. Un bravo giocatore avrebbe già rinunciato da tempo. Sta soltanto cercando di rinviare la fine inevitabile “.
L’introduzione scacchistica è determinante per entrare nel cuore di “Finale di partita”. Samuel Beckett con questo capolavoro, distruggendo tutti i dogmi del teatro tradizionale ha aperto una importante strada verso un indelebile cammino per concepire un nuovo modo di creare e vivere teatro.

Giuliano Angeletti

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