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Il Bosforo della poesia ne “Una brezza mediterranea tra poeti italiani e turchi”, a cura di Claudia Piccino e Mesut Senol, edizioni Il Cuscino di Stelle Maggio 2020 157 pagine di oscillazioni emozionali tradotte in italiano-inglese – turco

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Ho scritto molte recensioni per meritevoli artisti, perché il merito in ogni campo è la chiave di svolta per una continua rinascita da cui far sgorgare immaginazione e speranza, ma il testo che ho letto oggi pomeriggio immersa nella nebbia della mia pianura padana circondata dal ghiaccio e dal freddo , mi hanno catapultata sul ponte del Bosforo senza pagare il biglietto last minute di un volo che con la pandemia non potrei nemmeno intraprendere, quindi ho volato con la fantasia grazie a questo bellissimo testo intenso curato come un neonato che viene al mondo dalla nostra poetessa traduttrice Claudia Piccinno e dall’omologo turco Mesut Senol.
Il libro si presenta come una raccolta di poesie di poeti italiani e turchi contemporanei ,massime voci del sentire della nostra epoca martoriata da guerre, miseria, globalismo e pandemie considerando che il coronavirus si riproduce seminando tanto suoi fratelli nell’etere omologando i termine variante africana, variante inglese eccc…
Il libro è un’autostrada dove ad ogni corsia d’emergenza qualcuno ti viene incontro per dissetarti dall’ovvio quotidiano che ci fa dimenticare chi siamo e da dove veniamo, viaggiatori distratti ma attratti dalle brezze della poesia.
A pag. 37 Claudia Piccino ci trascina in un monologo che è dialogo con il mondo: “Sono Teseo/voglio abitare il tempo del non cuore/fune per l’arrampicata del pensiero/imbavagliata ogni emozione/ provo a dissotterrare l’etica /e a rendere pan per focaccia alle illusioni /La poetessa razionalizza l’illusione come un treno che in corsa non si è fermato per accoglierla nel dondolio di un viaggio il cui destino cigola fra l’illusione, la delusione e l’immaginazione, una brezza la risveglia all’improvviso destandosi ,aprendo gli occhi all’infinito che ignorando i lacci forzati
della “normalità” imposta si libera spiccando il volo destinazione mondi possibili, mondi immaginati, mondi che si toccano con i versi di una scrittura che insiste riuscendo ad imbarcare il cuore in rullio delle onde, quelle del Bosformo che sono quelle della Magna Grecia che ha da millenni dimora a casa nostra , l’Italia baciata dal la bellezza che attende sempre senza spazientirsi qualcuno che la canti nella sua innocenza e interezza… perché il mare è una solo ma vaga senza fermandosi e costeggiando in rada senza lasciarsi imbrigliare da confini o acque territoriali.
Quindi sull’onda di questa Internazionale dell’arte ,leggo testi davvero elegiaci che mi lasciano l’anima incantata per il proseguo di questo pomeriggio che attarda la sera aspettando il domani.
A pag. 97 rivedo con piacere una poetessa che ho conosciuto tramite la prosa, Ester Cecere biologa marina che con la potenza dell’immaginazione scrive: “La pelle è un vestito/chiaro punteggiato da efelidi/si indossa fra nordici fiordi/profuma d’abeti innevati/si tinge di boreali colori/Mediterranee le genti usano quello olivastro/ricorda gli ulivi maestosi/ la secca e brulla campagna lucertole negli anfratti ombrosi /.
Cecere tenta con successo di unire gli emisferi nord e sud fondendoli con le parole dando a ciascun mondo il suo sole, la sua luna , il suo fiordo ricompattando tutto con l’impatto emotivo della nostalgia della memoria che potrebbe essere un lago dove far affiorare i ricordi che non annegano ma galleggiano nella nostra mente come un “fiordo” che non vuole sciogliersi ma navigare…
La Turchia diventa brezza mediterranea che è risacca plumbea , scolpisce l’italica roccia del ritornare a casa, quando la casa è appunto la brezza che mescola profumi e odori così uguali ma così diversi in una liturgia dove tutto diventa una geografia dell’intorno magnifico di innumerevoli paesaggi dell’anima.
A pag.119m il poeta turco Mesut Senol curatore della raccolta scrive: “Alta stagione per la caduta delle foglie d’autunno/………………………….Le foglie d’autunno trovano il loro posto in un dove inaspettato Sia il pavimento sia la foresta/trasportate dall’ala del vento/…………………
Puoi chiudere gli occhi per ignorare il tuo dolore/se mai ti capita di dire addio a qualcuno//Potrebbe iniziare la stagione autunnale
Il poeta turco Mesut riprende il tema caro ai poeti della caducità dellavita attraverso la metafora dell’autunno che se è caducità fisica della materia che muore , s’addormenta per poi rinascere in primavera ,è anche sillaba e accento dell’esistenza che al suo culmine diventa commiato ,:”Ma se ti capita di dire addio a qualcuno potrebbe iniziare la stagione autunnale.
L’autunno diventa anche eterno ritorno della semantica esistenziale , in cui mescolando eventi si arriva a ricongiungere il proprio io con colui che ci ha salutato e in soccorso alla tristezza e al dolore interviene la SUMMA POETICA DEL SEMBIANTE dove riappropriandoci del ricordo di colui che ci ha lasciato vogliamo continuare a vivere anche per lui o lei che non è più materialmente nel nostro “hic et nunc” ma altrove e l’altrove si emancipata attraverso la transizione della poesia che spostando visioni, colori, paesaggi diventa un “dappertutto” , un’invasione a tutto campo che combatte con l’arma della bellezza il “rattristar del giorno che diventa sera”
“Mediterranea brezza tra poeti italiani e turchi “ è un sigillo di memoria stendhaliana dove la bellezza medesima sospira tra l’essere e il diventare che non è apparire ma restare “piantati “ con i piedi della fantasia sulla terra che è MONDO CONTEMPLATIVO, la copertina è emblematica di un connubbio che se i paesi tutti al mondo facessero proprio, scomparirebbero le guerre , scomparendo anche dal dizionario della geopolitica mondiale ,sostituendola con la geopoetica.
La geopoetica di questo libro è scritta da illustri artisti che qui elenco per rendere omaggio al loro impegno di pace e bellezza come contributo verso un’umanità sofferente cui necessita un ponte sul Bosforo della speranza.
Akdeniz Esintisi Koleksiyonu- Annamaria Pecoraro (in arte Dulcinea)- Carmen Moscariello – Claudia Piccinno – Deniz Ayfer Tuezuen -Deniz Inan – Dilek Iscen Akisik -Domenico Pisana Elisabetta Bagli – Emanuele Aloisi – Emel Irtem – Emel Kosar – Enzo Bacca – Ester Cecere – Funda Aytuere – Gianpaolo Mastropasqua Hilal Karahan -Kalgayhan Donmez – Mesut -Senol – Nazario Pardini – Nuray Goek Aksamaz – Osman Oztuerk -Sabahat Sahin – Valentina Meloni -Michela Zanarella -Volkan Hacioglu
Inoltre segnalo la seconda di copertina con le illustrazioni – dipinti dell’artista Cigdem Kazakh Turgurt che rappresentano un ipotetico paradiso terrestre dove la natura alimentata dall’acqua , dall’aria, dal fuoco e dalla terra evoca lo stupore dell’essere umano come estensione di un demiurgo platonico , tuttora architetto della nostra esistenza e della nostra intelligenza.
Puntuale in prefazione la definizione di Deborah Mega che rimandando al pensiero di Erich Auerbach al concetto di letteratura universale pone al centro del mondo l’importanza della fratellanza fra di poeti e gli artisti che parlano l’unica lingua possibile, la lingua della sublimazione “Dobbiamo tornare a circostanze diverse, a ciò che già possedeva la cultura medioevale prima della formazione delle nazioni: al riconoscimento che il pensiero non ha nazionalità”.
Infatti il mondo “venuto al mondo” nasce come una massa dove i paesi per diventare stati, nazioni devono differenziarsi per diventare il diverso che integra altro diverso dialogandoci una specie di società delle Nazioni del linguaggio con ciò facendo se la lingua del singolo stato diventa la caratteristica espressiva di un popolo, la poesia al contrario non ha bisogno come l’arte tutta di differenziarsi in più linguaggi perché “l’intelligere del pensare l’esistente come con-tingente “ è premessa della convergenza della bellezza che parla una lingua unica quella della creatività che non ha dimora o paese che possa ospitarla vivendo dappertutto e in ogni dove,cioè nella nostra mente ,concludo scrivendo un verso di due mie opere “Io sono la parola viaggio da sola ma anche in compagnia, sono la tua malinconia che ti muore in gola quando non sai con chi dividere la tua solitudine senza un autista che ti porti altrove ! E ancora “sono la parola senza di me il mondo non esisterebbe, senza di me il mondo non avrebbe un nome “ rif.Adelante Palabra e Umanità Anno zero, riassumendo queste sono le brezze mediterranee da tenere strette quando il mondo rabbuia la vista e non sappiamo dove andare , destinazione BOSFORO magari spostandolo e collocandolo davanti alle nostre coste con in mezzo la Magna Grecia a fare da madrina a questa voglia di far poesia di abbracciare il mondo.

Barbara Appiano

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