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“La Monaca di Monza”

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il testo di Giovanni Testori ha una straordinaria energia che trasmette emozioni. La drammaturgia ha la forza di un cuore femminile che soffre. Una interminabile valenza tragica che abbatte la quarta parete per entrare dentro l’anima del pubblico. La maestosa regia di Valter Malosti concretizza ogni attimo, rende propria e trasmette la sofferenza di una donna costretta a vivere una vita non sua. L’impatto sonoro che vibra tra le battute rende la trama ancora più legante alla sorgente drammaturgica. In scena ogni movenza della monaca sembra seguire un dogma prestabilito. Uno speciale mimodramma si impossessa della vita e della mente di una donna distrutta dal pentimento e dal dolore per una esistenza non vissuta. In scena i suoni sembrano percuotere le sensibilità tanto da scuotere ogni tipo di coscienza. Gli incessanti chiaro scuri, sovrastano le battute come fossero angosciose striature pittoriche. I toni sono oracoli nefasti, perché in effetti i personaggi sono morti e le loro parole sono solo evocazioni di fantasmi.
Il regista Valter Malosti vede così la visione drammaturgica di Testori:
«In Testori Marianna De Leyva è una sorta di revenant che strappa sé stessa, fantoccio di carta, dalla Storia scritta. La parola si fa carne, rimette insieme le sue “ossa maledette” per dar vita ad una blasfema eppur umanissima resurrezione. La tragica vicenda della protagonista  prende forma con un andamento temporale distopico, e come in soggettiva cinematografica, addirittura fin da dentro il ventre materno, dal concepimento, dall’atto brutale del padre padrone, passando per gli opifici e le fabbriche e le macchine e le benne della Monza e della Milano degli anni Sessanta, fino a rivivere il disperato amore, che è il cuore pulsante del testo, per Gian Paolo Osio vero e proprio eroe nero, sconcio e sanguinario che finirà i suoi giorni barbaramente trucidato. L’operazione drammaturgica (l’adattamento è per tre sole voci), e di regia, è volta alla radicale scarnificazione del testo, lasciando da parte quel sentore vagamente “pirandelliano” che si annusa nel testo completo, lasciando che l’andamento da feroce confessione, sviluppata in un dialogo apparente con l’inquisitore, si trasformi in quello che il nucleo del testo in realtà è, e cioè un atto violentemente ed eminentemente poetico, già lì ad esprimere una condizione “germinale” del teatro come prova “religiosa”, “immobile”, “lacerante e senz’esiti”,  come ha scritto Barbara Zandrino, una interrogazione spinta fino alla blasfema chiamata in giudizio di Dio, con furioso slancio eretico, per aver voluto così la creazione».
Giovanni Testori (1923-1993) dedica molti suoi studi teatrali sulla monaca di Monza. L’intellettuale rimasto affascinato dalla figura controversa del personaggio manzoniano ne ha tracciato la complessità del personaggio in un dramma a tre voci. Valter Malosti riprende la sorgente drammaturgia adattando con maestria il testo al linguaggio contemporaneo. Francesca Frasassi interpreta con grande personalità Marianna De Leyva e rivive la sua triste vita fatta di soprusi e violenze. Davide Paganini vive la scena nei panni di Gian Paolo Osio un personaggio violento e sanguinario che finirà i suoi giorni crudelmente trucidato. Giulia Mazzarino è invece la giovane conversa barbaramente trucidata dai due amanti per metterla a tacere. I personaggi di Testori che calcano con decisione la scena non sono vivi ma morti e tutti raccontano i loro fatti in modo crudo ma ognuno secondo la propria separata visione emotiva. Il dramma post mortem della “La Monaca di Monza” di Malosti per la sua suggestiva forza creativa è un emozionante spettacolo manzoniano che incanta il pubblico attento.

Giuliano Angeletti

“La Monaca di Monza”
Produttore:
Teatro Franco Parenti, Teatro Piemonte Europa,
Teatro di Dioniso, Centro Teatrale Bresciano
Regista:
Valter Malosti
Autore:
Giovanni Testori
Protagonista:
Federica Fracassi, Davide Paganini, Giulia Mazzarino
Durata:
100 minuti
Numero atti: 1

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