“The Allman Brothers Band At Fillmore East”: i 50 anni di un disco leggendario

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Nel luglio del 1971 esce uno degli album live destinati a entrare nel mito del rock, uno di quei dischi epocali in grado di suddividere la storia in un “prima” e in un “dopo”: At Fillmore East della Allman Brothers Band. I protagonisti rappresentano la formazione più nobile e importante del southern rock, il “rock sudista” a stelle e strisce, movimento che ha vissuto il suo massimo splendore nei primi anni Settanta del secolo scorso grazie a band come i Lynyrd Skynyrd, i Little Feat e la Marshall Tucker Band, per citare i nomi più importanti.

La Allman Brothers Band nasce nel 1969 a Jacksonville, in Florida, dall’unione fra sei musicisti di grandi prospettive: i fratelli Duane (chitarra) e Gregg (voce e organo) Allman, il chitarrista Dickey Betts, il bassista Berry Oakley, il batterista Butch Trucks e il percussionista e batterista Jaimoe Johanson. I primi due dischi in studio, The Allman Brothers Band (1969) e Idlewild South (1970), mettono in mostra lo stile unico del gruppo, che mescola le proprie radici blues con il rock e la psichedelia, per espanderle poi in direzione jazz. Lo schieramento con doppia chitarra solista e doppia batteria conferisce al suono della ABB una potenza e una maestosità ineguagliabili, che trovano la loro massima espressione nelle lunghe composizioni strumentali fatte di epiche cavalcate chitarristiche e innovative soluzioni armoniche.

Con At Fillmore East, terzo album pubblicato e primo dal vivo, la band si guadagna l’immortalità. Se già in studio la ABB aveva mostrato di che pasta fosse fatta, il palco spinge i sei musicisti all’apoteosi, con una pubblicazione che stabilisce un nuovo standard qualitativo per i live. Il disco è formato da una selezione dei brani eseguiti durante i quattro concerti tenuti dalla band il 12 e il 13 marzo 1971 al mitico locale “Fillmore East” di New York.

La prima parte dell’album mostra il lato più blues della ABB, con alcune riletture originali ma al contempo rispettose di classici quali Statesboro Blues (Blind Willie McTell) e Stormy Monday (T-Bone Walker), impreziosite dalla calda voce soul di Gregg Allman; la lunga You Don’t Love Me è una trascinante jam che dispiega tutta l’arte d’improvvisazione di cui è dotata la band, e lascia spazio agli imperdibili assoli di Duane. Ma il meglio deve ancora arrivare, e lo troviamo nelle esecuzioni dei brani originali: lo strumentale jazzistico Hot’Lanta (firmato da tutti i membri della band), in “odore” di rock progressivo; la lunghissima e conclusiva Whipping Post (di Gregg Allman), con il grintoso canto di Gregg che si alterna alle sconfinate schitarrate del fratello. In mezzo, il momento più esaltante di tutto il disco e forse dell’intera storia del southern rock: la superlativa versione di In Memory of Elizabeth Reed, meravigliosa visione spirituale di Dickey Betts pubblicata per la prima volta su Idlewild South. 13 minuti di pura estasi melodica esaltanti, liberatori, emozionanti, già a partire dall’introduzione sognante con “effetto violino” – assente nella versione studio del brano – dello stesso Dickey Betts; una vola entrati nel cuore del brano, i sei scolpiscono un vero e proprio “muro del suono”, caratterizzato da vertiginose altalene sonore che lanciano l’ascoltatore nella stratosfera. Sì: qui si è fatta la Storia del rock!

Celebre e iconica la copertina del disco, che mostra i sei musicisti divertiti e sorridenti in posa davanti alle casse della strumentazione; geniale la trovata di ritrarre nel retro i roadies al posto della band.

At Fillmore East è il capolavoro della ABB e, purtroppo, anche l’ultimo disco registrato dalla formazione originaria: nel giro di un anno se ne vanno prima Duane e poi il portentoso bassista Berry Oakley, entrambi vittime di incidenti stradali. Dopo la scomparsa del leader Duane, uno dei più grandi chitarristi rock di sempre, è Dickey Betts ad assumere il comando delle operazioni e inaugurare la “seconda vita” della ABB, imprimendo una decisa svolta stilistica al suono della band, che vira verso il country e le canzoni. Prima che ciò avvenga, esce il doppio album Eat a Peach, ultimo sussulto della formazione storica, che recupera altri brani dai concerti al “Fillmore”, esclusi dal disco precedente.

Nel corso del tempo At Fillmore East è stato oggetto di varie ristampe expanded e deluxe, fino ad arrivare al cofanetto da sei cd uscito nel 2014, The 1971 Fillmore East Recordings, che contiene in versione integrale i quattro concerti del 12 e 13 marzo 1971, oltre allo show tenuto dalla ABB la sera del 27 giugno successivo per la chiusura definitiva del “Fillmore East”.

Francesco Vignaroli

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