La magnifica ossessione di vivere appieno il fuoco della propria straordinarietà

Data:

Al Teatro Leonardo di Milano dal 22 al 31 ottobre 2021

La galleria di personaggi, ognuno a modo suo eroico, che Corrado D’Elia ha impersonato nel tempo è ormai importante. Per ciascuno il lungo lavoro di preparazione è una letterale immersione nella storia, ma soprattutto nelle emozioni dell’eroe da rappresentare. Da questa immedesimazione umana e artistica nascono i testi che lui stesso scrive, per gli spettacoli/monologo di cui è regista e protagonista. Veri e propri one man show.

Per la messa in scena di Io, Steve Jobs (al Teatro Leonardo di Milano dal 22 al 31 ottobre), D’Elia regala alla figura del genio carismatico e controverso tutta l’energia scenica e teatrale di cui è capace. Seduto ad una postazione da conduttore radiofonico (o DJ?), ripropone, ma è meglio dire rivive, incarna stati d’animo, situazioni storiche, contraddizioni, entusiasmi.

Il format di questi spettacoli in forma di monologo è l’impronta caratteristica dei suoi lavori. Brevi frasi mai banali e molto intense sono letteralmente immerse in inserti di musica ad alto volume di forte impatto emotivo. Una musica che è sempre un ulteriore personaggio della narrazione.

La scena è spoglia. Una struttura nera, che ricorda il monolite delle scene iniziali di 2001 Odissea nello spazio, via via si illumina, sottolineando con enfasi i passi cruciali.

La incredibile vicenda umana di Steve Jobs è raccontata in prima persona da chi la visse e condivise profondamente, fin dai primissimi albori: Steve Wozniak, il cofondatore e l’inventore innovativo di soluzioni rivoluzionarie, costretto dopo diversi anni, ad Apple ormai affermata, a lasciare la società per motivi di salute.

Da subito emerge il filo conduttore, il fuoco interiore che anima e letteralmente divora la vita sua e del suo compagno ed omonimo, Steve.

Fu una ricerca costante, caparbia e spesso scomoda, di ciò che avesse senso per lui, nella invidiabile e granitica consapevolezza di essere diverso, anni luce distante dalla mediocrità delle persone e delle aziende del tempo. La ricerca di ciò che realmente si ama, cui è giusto appartenere e dedicare ogni stilla di energia, ogni pensiero. Anche con apparenti deviazioni, come, in un contesto di dedizione alla tecnologia, seguire corsi di calligrafia oppure partire verso l’India dei guru.

Il rovescio della medaglia è che questa focalizzazione chirurgica, questo laser di attenzione a creare innovazione dal nulla si rispecchia nella difficoltà nelle relazioni umane, apertamente confessata dai due Steve. Emergerà in modo drammatico e devastante, alla scoperta della gravidanza (da lui non programmata e quindi inconcepibile) della sua storica compagna. Una vicenda personale con cui riuscirà a scendere in qualche modo a patti solo dopo diversi anni.

Il distacco decennale dall’azienda fu solo una parentesi temporale. Ritornò per rilanciare l’azienda, profetizzando il concetto che i PC non sono semplici prodotti, ma portatori di emozioni, di sogni, di identità. Iphone, Ipad, Imac, Ipod, Itunes. Una I iniziale che sta per Internet, in vertiginosa ascesa a quei tempi, certo, ma anche I come l’io delle persone che si identificano nelle cose acquistate.

Una vibrante, emozionante resa teatrale di una vita fuori dagli schemi.
Il tributo trionfale che i presenti riservarono a Steve Jobs in occasione di una delle sue ultime presentazioni pubbliche, già segnato dalla malattia che si rivelerà letale, esprime l’ammirazione e il riconoscimento della eccezionalità di una persona diversa, cui moltissimi vorremmo ispirarsi.

Corrado D’Elia ce ne ha regalata una appassionata testimonianza.

PS Negli anni ho pensato che il morso nella mela del logo Apple fosse una strizzata d’occhio alla trasgressione (Eva nel Paradiso). Lo spettacolo ha rivelato che è un gioco di assonanze. Bite, mordere, suona come Byte, l’unità di grandezza dell’informatica.

Guido Buttarelli

Teatro Leonardo di Milano

Dal 22 al 31 ottobre 2021

IO, STEVE JOBS

di e con Corrado D’Elia
Assistenti alla regia: Luca Ligato, Sabrina De Vita
Progetto scenico e grafico: Chiara Salvucci
Tecnico luci: Christian Laface
Tecnico audio: Gabriele Copes
Ricerca: Alessandro Sgamma
Foto di scena: Angelo Redaelli
Produzione: Compagnia Corrado D’Elia

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