Al Teatro Arcobaleno dal venerdì alla domenica fino al 19 Dicembre 2021
Il regista Francesco Polizzi con la sua compagnia sta presentando in questi giorni nello spazio culturale di via Redi sulla Nomentana un’antologia storico – leggendaria e fiabesca di brani tratti da varie opere e mitologie delle Letterature classiche e medioevali, che hanno consentito una “full immersion “ nel sapere umanistico – filosofico acquisito durante gli anni dell’istruzione superiore e del conseguimento della Laurea per la lunga docenza nelle scuole statali di secondo grado. Logico quindi che nel teatro, gestito con oculata accortezza professionale dall’amante del mondo antico e dunque aderente all’INDA ( Istituto Nazionale del Dramma Antico) Vincenzo Zingaro che ogni anno propone testi del patrimonio comico greco – latino, vi fossero numerosi giovani che stanno mettendo a punto il loro bagaglio culturale nel triennio delle Superiori e che per l’occasione si sono ben comportati, seguendo con vero interesse lo spettacolo della durata di circa 90 minuti. Ecco perché nel lavoro messo in scena abbiamo trovato la pecca di voler mettere troppa carne al fuoco ed essere eccessivamente veloce nel passaggio da una citazione all’altra rappresentata artisticamente in modo differente, per cui la mancanza di un filo unitario e la superficialità nello scorrere da un argomento dotto all’altro non approfondendolo certamente non ha contribuito alla messa a fuoco delle leggende e dei capolavori, delle trame e dei personaggi, che venivano fatti rivivere con allusioni a testi che non tutti erano capaci di cogliere nel loro pieno valore, nella propria personalità e nella funzione che gli autori gli hanno riservato nelle loro composizioni. I quadri posti in atto sono stati ben dieci con rapidi ed essenziali passaggi intrecciati l’uno nell’altro a ritmo vorticoso e serrato, per cui bisognava essere bravi e mentalmente svegli per decifrare la fine dell’uno e l’inizio del successivo, all’insegna d’ un formidabile eclettismo che andava dall’epica classica con l’”Iliade” di Om ero e lo scontro tra Achille ed Ettore di cui debbono decidere le Parche l’esito del duello e queste ci danno una grottesca raffigurazione di se stesse che vorrebbero sostituire Achille con l’amico Patroclo e poi una di loro Atropo lo colpisce al tallone il suo punto debole, quindi il compianto delle Troiane di Euripide sulla loro distrutta città con la frode del cavallo ingannevole di Sinone ed Ulisse, alla commedia romantica di Pirra e Deucalione, ma pure di Apollo e Dafne che poi metaforicamente diventa la bella pianta dell’alloro simbolo del vincitore per sottrarsi alla sua passionale e violenta seduzione. Come dimenticare la satirica farsa con Paride chiamato ad essere con il pomo il giudice delle tre dee Giunone, Minerva e Venere su chi sia la più bella ed il melodramma di Orfeo che perde per sempre Euridice nella stupenda opera omonima di Angiolo Ambrogini, che alla corte medicea prese il soprannome di Poliziano, derivante dalla cittadina di Montepulciano dove era nato? Orfeo, secondo il fantastico racconto dello scrittore, era sceso negli Inferi per recuperare l’amante persa per una puntura dell’aspide ed aveva ottenuto dal dio dell’Ade Pluto, che a sua volta aveva rapito Persefone alla madre Demetra, di ricondurla in vita a condizione che l’Amore fisico e passionale non prevalesse su quello spirituale, ma si sa che Eros sfugge ad ogni controllo se non si sottomette a Dio nella pienezza di Grazia della vita cristiana, che si realizza nella reciproca Caritas tra i coniugi. Dal melodramma s’è scorsi infine all’avanspettacolo che con il resto culturale c’entra poco e perciò si può affermare che il sentimento umano cede il posto al divertimento lussurioso dell’epoca moderna, vissuto nelle discoteche e nei pub con scarsi principi etici. Pertanto in conclusione, con 5 attori e cantanti che si sono alternati nei diversi ruoli, hanno prevalso le note musicali e la fantasmagoria del mondo moderno che vuole solo godersel a piacevolmente. A dar man forte all’adattatore Francesco Polizzi contribuiscono le scelte sonore di Franco Accascina ed Alessandro Quarta. Lo spettacolo sarà replicato al teatro Arcobaleno dal venerdì alla domenica fino al 19 Dicembre e si può concordare con il grande autore delle Langhe Cesare Pavese, morto suicida dopo aver partecipato alla guerra partigiana, che l’ebbrezza, il sangue e l’amplesso, portano alla fine distruttiva per lo smarrimento del controllo dei sensi , l’offuscamento della lucidità mentale e le tragiche vendette degli istinti sessuali.
Giancarlo Lungarini