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L’ULTIMO DESIDERIO di Pietro Favari (quindicesima puntata)

Data:

A seguire la penultima puntata del romanzo di Pietro Favari.

QUINDICESIMA PUNTATA

73

Carlo sfoglia il giornale. Un titolo lo colpisce:

L’EUROPA INCONTRA L’AFRICA A PORTOFINO”.

Legge l’articolo:

Nella cittadina ligure il conte Diotallevi – illustre imprenditore e parlamentare – ha organizzato negli alberghi incontri e convegni multipli tra italiani e africani”.

Termina di leggere il giornale, poi esce di casa.

C’è un viavai di viaggiatori all’aeroporto. Arriva una macchina guidata da Maria e staziona davanti all’ingresso del terminale delle partenze.

Scende Gaston, vestito con la solita tunica candida e zaino in spalle.

Scende a sua volta Maria e l’accompagna. I due entrano nell’aeroporto.

Gaston è l’ultimo della fila. Benedice Maria, tira fuori dallo zaino un crocifisso di legno pregiato fatto a mano e glielo regala. Maria commossa l’abbraccia con affetto.

Alla guida della sua vecchia auto, Carlo esce da Genova e si dirige verso Portofino, osservando il panorama.

Carlo passeggia tra la gente e nota poche e selezionate donne e uomini di colore, tutti giovani e bellissimi, mescolati con tanti bianchi e bianche, di tutte l’età e di scarsa avvenenza.

Entra nell’albergo e saluta il direttore Aldo, un signore suo coetaneo, elegante. Sono amici di lunga data.

<<Ciao Aldo… Come stai?>>.

<<Bene, anche tu vedo. Sei qui per l’evento?>>.

<<Sì. M’incuriosisce…>>.

<<Tutto può succedere in questo pianeta: i cambiamenti climatici, il predominio dei mercati, la globalizzazione, l’invasione di un continente su un altro, la pandemia… Ma poi tutto si trasforma e si riduce a sesso>>.

<<A sesso?>>.

<<A sesso, certo. Un’orgia, un’ammucchiata, una gang bang. Basta chiamarla evento, come in questo caso. Spesso il problema razziale non è condizionato dal colore della pelle ma piuttosto dal colore dei soldi… Vai a dare un’occhiata. Divertiti…>>.

Carlo dà una mancia all’amico e se ne va.

Dopo aver girato per Portofino, Carlo entra nel salotto di una delle ville e si trova davanti ad un’orgia multirazziale.

Una signora bianca discinta in mezzo ad una coppia nera si rivolge a Carlo.

<<Chi è lei? Che vuole da noi? Ci sta disturbando… Siamo in pieno Brainstorming… Vada via!>>.

Carlo scappa sotto lo sguardo divertito del trio.

74

Marco legge il giornale seduto sul divano. Entra Marion.

<<Non ho mai giocato quando ero bambina. Insegnami tu>>.

<<Non mi viene in mente nessun gioco…>>.

<<I padri fanno giocare le loro figlie!>>.

<<Mi ricordo solo che da piccolo giocavo a mosca cieca>>.

<<Come si gioca?>>.

<<Chi sta sotto viene bendato e deve acchiappare gli altri…>>.

<<Va bene. Stai sotto tu>>.

Lo benda con un fazzoletto e lo fa girare su se stesso. Marco cerca Marion che gli sfugge e gli fa lo sgambetto. Marco inciampa e cade a terra. Marion ride sguaiata.

<<Lo sgambetto non è ammesso!>>. Si siede sul divano e si massaggia le gambe.

<<Lo so, sono una bambina cattiva! Cosa fa un papà per punire la sua bimba? La sculaccia!>>.

Marion si sdraia sensuale sulle gambe di Marco. Si scopre il sedere.

75

Carlo va a cenare nel centro storico di Genova. Incontra una banda di ecuadoregni minorenni. Nella mano ha ancora la foto, che ormai per abitudine, mostra anche a loro, se per caso hanno visto quella giovane africana.

I ragazzi stracciano la foto e ridono. Parlano un dialetto ecuadoregno incomprensibile. Insultano Carlo, stupito, poi lo colpiscono a turno, passandoselo tra di loro con metodo: calci e pugni. Uno gli strappa il Borsalino, prima se lo mette in testa poi lo prende a calci e lo passa ai compagni come un pallone.

Angelo sta passando proprio nello stesso posto. Vede la scena ed interviene a difesa di Carlo. Mette in fuga la banda e aiuta l’aggredito.

<<Come si sente? Chiamo l’ambulanza?>>.

<<No… Grazie. Sto bene. Sto bene>>.

Carlo recupera il suo cappello e lo ripulisce. Miracolosamente lo rende quasi normale.

Angelo osserva un attimo Carlo in silenzio per accertarsi del suo stato.

Carlo raccoglie i pezzi della foto strappata e prova a ricomporla.

<<Sono un investigatore privato. Sto cercando questa ragazza. L’ha vista? La conosce?>>.

Mostra ad Angelo la foto strappata e ricomposta.

Angelo la guarda attentamente.

<<No… Non la conosco. Mi dispiace>>.

Carlo ringrazia, poi si allontana.

Appena Carlo scompare dalla vista di Angelo, quest’ultimo tira fuori il telefono e fa una chiamata.

<<Dobbiamo procedere. Adesso… Non abbiamo più tempo>>.

Ester esce dal centro d’accoglienza e si ferma sul marciapiede. Si guarda intorno, con aria agitata.

Arriva un motorino guidato da Angelo. Ester salta su e vanno via.

 

76

Musica di atmosfera.

Marion e Marco ballano abbracciati. Lei si stacca bruscamente.

<<Che me ne faccio della figura paterna! A me è mancata la madre! Fammi tu da mamma…>>.

Marion fa accomodare Marco sul divano. Prende una busta con trucchi e cosmetici e si siede accanto a lui. Lentamente cosparge il volto di Marco di cipria, gli mette ciglia finte, rossetto e una parrucca afro. Gli sbottona la camicia e con il cotone gli fa due seni finti.

<<Però ti allatto io! Latte in polvere!…>>.

Marion prende una bustina di polvere bianca, la cosparge sul tavolino davanti al divano e fa una striscia. Infila una mano nella tasca di Marco, prende una banconota e la arrotola, aspira con forza. Si toglie la maglietta e si cosparge il seno con la cocaina. Si siede sulle ginocchia di Marco e gli offre il petto.

Arriva il motorino guidato da Angelo e si ferma vicino al portone della casa di Marco. Scendono Ester e Angelo. Angelo scambia qualche parola con Ester.

<<Ester, rimani qua fuori. Tieni d’occhio la strada…>>.

<<Vai… So fare il palo… Non sono mica rimbambita!>>.

Angelo si infila il passamontagna, apre il portone ed entra mentre Ester tiene d’occhio la strada.

77

Marco seduto sulla poltrona e sotto effetto della cocaina vede sfocata l’immagine di Angelo con il volto coperto da un passamontagna. Marco gli si rivolge.

<<E’ proprio necessaria tutta questa mascherata? Non siamo in televisione e tu non mi sembri un pentito…>>.

<<E’ per il tuo bene. Tu sai quello che faccio, se ti mostrassi il mio volto dovrei ucciderti. E invece io ti posso ridare la vita. Un cuore nuovo, quello di cui hai bisogno…>>.

<<Già, prendendolo al suo legittimo proprietario…>>.

<<Tu mi giudichi un assassino… E invece io sarò il tuo salvatore…>>.

<<Devo chiamarti Salvatore?>>.

<<I nomi non hanno importanza in questo caso. Preferisco se ti rivolgi a me chiamandomi Angelo. Io sono il tuo angelo custode…>>.

<<Confesso che me lo immaginavo diverso, il mio angelo custode… Almeno senza passamontagna!>>.

<<E’ vero, io uccido ma lo faccio per dare una nuova vita ai miei assistiti. Una morte in cambio di una vita. Una cosa compensa l’altra…>>.

<<Un benefattore insomma. Ben pagato però. E i soldi sono esentasse…>>.

<<Considera il rischio di impresa… E poi il mio è un settore dove c’è concorrenza…>>.

<<Già, ma la materia prima non manca ed è praticamente a costo zero…>>.

<<Io tratto soprattutto minori, migranti, creature che durante il viaggio hanno perso i genitori oppure sono stati abbandonati al loro destino. Che futuro li aspetta? Chiedere l’elemosina? Finire vittime dei pedofili? Allora meglio una morte rapida e indolore…>>.

<<Hai davvero un cuore sensibile…>>.

<<Parliamo del tuo cuore, piuttosto. Quando vuoi fare il trapianto?>>.

<<Non voglio più farlo>>.

<<Come sarebbe? Il chirurgo è pronto… Il cuore di Marion è sanissimo. Cos’è? Un attacco di panico? Hai paura dell’operazione?>>.

<<Ho paura di me stesso e di cosa stavo per fare. Non voglio che un’altra persona muoia per far vivere me. Soprattutto se è Marion>>.

<<Ho capito. Ti piace la ragazzina che hai voluto prenderti in casa… In effetti è la prima volta che consegniamo il donatore al trapiantato. E’ contro la prassi. Anche noi abbiamo una nostra deontologia. Ho pensato che tu fossi un pervertito che godeva a conoscere chi sarebbe morto per farti vivere. Comunque non sperare di riavere indietro i soldi…>>.

Marco si alza come se volesse avvicinarsi ad Angelo mentre gli parla.

<<Una volta quando ero bambino mia madre mi portò in campagna a scegliere l’agnellino per il pranzo di Pasqua. Io giocai con lui fino a sera e proprio per questo l’ho poi mangiato con piacere. Ho digerito bene. Non ho avuto sensi di colpa. Ho pensato che così sarebbe diventato parte di me, sarebbe vissuto dentro di me. Volevo che succedesse anche per il mio cuore nuovo ma questa volta non me la sono sentita… L’agnellina Marion si è salvata>>.

Marco si accascia ai piedi di Angelo, che si toglie il passamontagna mentre entra Marion.

Marco è quasi agonizzante.

Marion si abbassa e gli sussurra all’orecchio.

<<Sono tua figlia… La tua legittima erede. Hai violentato mia madre e sono nata io, paparino!>>.

Marco sconvolto esala l’ultimo respiro. Marion lo tocca per accertarsi della sua morte.

Angelo e Marion si guardano.

<<Giustizia è fatta>>.

<<No… Vendetta è fatta. La vendetta è più sexy della giustizia>> dice Marion.

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