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TENEREZZA EMOTIVA PER LA SAGA NARRATIVA DEGLI ZADRA AL TEATRO SETTE. IL PERFETTO ELOQUIO SENTIMENTALE DEL BUON MARCO SVELA MEMORIE E SEGRETI DELLA SUA VITA

Data:

Al Teatro Sette di Roma, fino al 30 gennaio 2022

Un periodo importante della propria esistenza con un’esperienza, una relazione ed un lavoro fondamentale che ha segnato la propria personalità, richiede sempre inderogabilmente un bilancio finale per stabilire quanto di positivo s’è fatto, che cosa si rimpiange di non aver affatto realizzato o come si sarebbe voluto, per cui non ci si può sottrarre a tale consuetudine di pragmatica, specie poi se s’è avuto un rapporto diretto con altre persone che hanno imparato a conoscerti ed hanno avuto  la possibilità di valutare il tuo impegno e la tua personalità. Ecco perché il bravo, signorile ed impeccabile nel suo stile Marco Zadra è andato in scena il 20 con un lavoro biografico della durata di circa 2 ore nello spazio culturale “ Sette” con il  suo testo intitolato “ L’Ultimo Recital” in cui rievoca la storia della sua famiglia strutturata su ben tre generazioni, partendo dalla famiglia dei nonni friulani per passare poi a quella dei genitori due affermati pianisti, che gli trasmisero encomiabili valori, eccellenti passioni ed un intrepido dinamismo interiore coraggioso. I suoi avi, come la famiglia originaria di papa Bergoglio dal Piemonte, si trasferirono in Argentina in cerca d’occupazione ed il padre Fausto infatti nacque a Barranquitas nel 1934 avendo quindi la fortuna d’incontrare durante la sua carriera la collega Marie Luise Bastyns nata nello stesso anno in Belgio ad Hasselt, uniti da profonde affinità elettive ed un incredibile virtuosismo musicale. Dal loro amore fu generato con reciproco dono sensuale e fisico il buon Marco che avrebbe avuto uno sviluppo organico straordinario, raggiungendo l’altezza e la conformazione d’un corazziere con lo standard verticale slanciato ed agile di cm.1,90, dando tuttavia segni di perspicacia efficiente e d’accorta intelligenza per cui ogni fase della sua vita sarebbe stata decisiva e costellata da casi degni di ricordo ed annotazione. Nell’elementari non riusciva quasi mai a stare seduto, nonostante i richiami della maestra, arrivando spesso a litigare con bambini più vispi ed intriganti di lui, in particolare il rivale Magrini verso cui provò una naturale avversione allorché lo svergognò davanti all’insegnante per un inconveniente gastroenterico che gli era capitato in classe. Durante i 5 anni della formazione superiore vi furono i mondiali di Spagna ed egli s’entusiasmò delle prodezze e delle reti di Paolo Rossi, i cui gol contro il Brasile si vedono nello schermo di fondo insieme a quelle in bianconero del nonno che andava a prenderlo alle elementari e che fu per lui uno dei maggiori dolori nel momento in cui lo perse, perché andato a riposarsi per la “Siesta” pomeridiana prima di recarsi a ritirarlo  a scuola non si svegliò più, come purtroppo i casi di papa Luciani, dei calciatori Morosini ed Astori, nonché d’una persona a noi molto cara e congiunta, testimoniano. Quando gli azzurri di Bearzot e Zoff vinsero a Madrid i mondiali del’82 contro la Germania, egli scese per i viottoli della campagna insieme con il fratello sulla  bici sventolando fanaticamente il tricolore. Posteriormente andò in Belgio dalla madre, che nel frattempo s’era separata dal padre, i cui concerti vengono inseriti frammentariamente nel “collage” che arricchisce visivamente e come documentario il “Memoriale” del geniale Marco, che non solo disquisisce sensibilmente sui fatti della sua esistenza, ma suona pure lui alcune note al piano, “Buon sangue non mente”, prima di confessarsi sulla scelta universitaria e quella di colei che conobbe in questa circostanza e che divenne successivamente sua moglie. Era Francesca con cui s’iscrisse all’ISEF e che presentò a sua madre, che riconobbe in lei dai capelli ricci un angelo con cui entrò ben presto in confidenza. A rovinare il piacere dei suoi studi, che l’avrebbero portato a diventare uno dei soliti e numerosi professori d’Educazione Fisica che dovrebbero aiutarci a formare bene la nostra costituzione corporea, invece di farci giocare con il pallone della pallacanestro o del calcio, sopravvenne il decesso del padre, di cui approfittarono tutti i poveri, i barboni e gli “homeless”, per farsi un abbigliamento nuovo, tanto che qualcuno, come svela lui, uscirono bellamente rifiniti in giacca e cravatta sulla camicia ; d’altronde, secondo una delle sette opere di misericordia corporale bisogna vestire gli ignudi ed è giusto che i morti continuino a vivere in coloro che indossano i loro abiti senza che questi vadano sprecati, similmente alla donazione degli organi per i viventi che ne hanno necessità e sono compatibili. Tale indimenticabile trapasso, in occasione del quale nella tasca della giacca del defunto fu rinvenuto un calzino del nipotino con cui l’amato padre si  divertiva a giocare come nonno Alcide emigrato nel 1923 in Argentina, come detto sopra, faceva con lui, avvenne in un’esibizione artistica del padre Fausto al teatro Ghione il 17  Maggio del 2001 con un notturno di Chopin. A siffatto evento riporta il titolo del lavoro narrativo con un dolce ed affettuoso monologo commovente del fine dicitore Marco, che si sente debitore verso il genitore della splendida e suggestiva carità cristiana, dell’invincibile Eros che si fa prossimità, vicinanza e socialità, nei confronti dei poveri sempre richiamati dal Magistero di papa Francesco. Uno spettacolo perciò che smuove le corde  spirituali ed i “precordia di tutti”, rammentando i capolavori storico – letterari  di codesto genere dello scrittore commediografo del Settecento avvocato e cavaliere C. Goldoni autore a Parigi de “Le mie memorie” , analogamente al libro studiato da tutti nel suo notevole spessore patriottico, risorgimentale e laico , “ Le mie prigioni” di Silvio Pellico, detenuto per i moti liberali di Saluzzo, nel carcere dello Spielberg in Moravia. Il romantico e superlativo afflato lirico del delizioso Marco Zadra è ambientato in un salotto- biblioteca in quanto pieno di libri da una parte e di bottiglie dall’altra con un divano al centro, scenografia disegnata da Francesca Misiti mentre il montaggio video con le foto in  un‘ottica sinestetica e pluridisciplinare  è  di Christian Galizia. La tenuta in cartellone è al “Sette” in via Benevento dietro piazza Salerno, dove è direttore artistico Michele La Ginestra che s’appresta a riproporre “Rugantino”, fino a domenica prossima 30 Gennaio.

Giancarlo Lungarini

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