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“PACE FOR PEACE”, IN SCENA PER L’UCRAINA

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Una sola serata al Teatro degli Arcimboldi per Pace For Peace, galà di danza a sostegno degli artisti ucraini e per i profughi colpiti dalla guerra: l’incasso sarà interamente devoluto al Fondo Milano Aiuta Ucraina, promosso dal Comune insieme a Fondazione Comunità Milano ed alla Croce Rossa Italiana, per sostenere lo sforzo straordinario di aiuto immediato ed accoglienza sul nostro territorio di donne, bambini e anziani in fuga dalla guerra.
Come ogni galà, si susseguono diverse coreografie con stili ed interpreti diversi, tra cui alcuni danzatori proprio ucraini: diversi momenti molto interessanti, altri meno. Si inizia con The Forest Song, coreografia di Vakhtang Vronsky, un passo a due letteralmente fatto a pezzi da Evgenia Korshunova e Oleksii Tiutiunnyk, una delle coppie di danzatori ucraini in scena. Esecuzione sommaria, per niente sentita, chiusa con una presa sbagliata e relativa, evidente, caduta di lei. Senza errori ma anche senz’anima la successiva Giselle, da repertorio di Marius Petipa, con Anastasiia Gursjaya e Stanislav Olshanki. Interessante Voyage, un assolo creato da Renato Zanella su musica di Mozart, ben eseguito e ben interpretato da Petar Dorcevski; con Inno Alla Vita, coreografato ed interpretato da due italiani purtroppo di stanza in Germania e perfettamente sconosciuti da noi, Sasha Riva e Simone Repele, si inizia a ragionare: partono con Aarvo Part e finiscono con l’inno nazionale ucraino, un passo a due al maschile interessante e tecnicamente impegnativo, anche se un po’ troppo ripetitivo. Particolare ed inquietante MC 14/22 – Ceci est mon corps di Angelin Preljocaj, interpretato da Leonardo Cremaschi e Simon Ripert. Il pezzo più interessante della prima parte è senza dubbio The Swan di Ricardo Cue: una morte del cigno al maschile, dove il danzatore lascia da parte frizzi, lazzi, piume e tutù per affrontare la sua fine in modo essenziale ma molto di sostanza. Uno splendido Sergio Bernal, soprannominato “Il Bolle spagnolo” rende il suo cigno tecnico ma intenso, bellissimo ma concreto: per la prima volta a Milano, la giovane stella del Ballet Nacional de España, classe 1990, ci ha lasciato davvero senza fiato. Chiude la prima parte Eyes Wide Shut, coreografia poco interessante di Viktor Ishchuk, con gli ugualmente poco interessanti Natalia Matsak e Sergii Kryvokon.
Uno dei pezzi più attesi apre la seconda parte: non tanto per la coreografia in sé, Le Spectre De La Rose di Mikhail Fokine, visto e stravisto, ma per la presenza dell’italiano Jacopo Tissi, ex primo ballerino in forza al Teatro Bolshoij di Mosca, recentemente esule dalla Russia per l’impossibilità, da parte sua, di poter continuare a danzare serenamente là, data la situazione attuale. Non era ancora atterrato che già aveva in tasca un contratto con il Teatro Alla Scala per la prossima stagione: forse la dipartita, per limiti di età, di Roberto Bolle quest’anno potrebbe c’entrare qualcosa? Forse non c’entra solo la guerra… Splendido tecnicamente, ma molto, troppo femminile nelle movenze e negli atteggiamenti: il danzatore in scena deve fare l’uomo, come disse anche Nureyev. Non è assolutamente questo il caso. Con lui, una spenta Evgenia Korshunova. Le stelle della seconda parte arrivano una dopo l’altra: Adagetto, coreografia di John Neumeier, è un pezzo neoclassico standard, ma bellissimo come disegno coreografico e per l’esecuzione perfetta di Silvia Azzoni e Oleksandr Ryabko, in forza all’Hamburg Ballet, lei italiana e lui ucraino, coppia in scena e nella vita, sono semplicemente perfetti in un pezzo molto toccante. Altra coppia di stelle, in scena e nella vita, Alina Cojocaru e Johan Kobborg, lei rumena e lui danese in No Man’s Land di Liam Scarlett: la Cojocaru è come sempre delicatissima, perfetta tecnicamente; suo marito la guida con sicurezza in una serie di prese complesse ed impegnative: una coreografia stupenda, altrettanto stupendamente interpretata. Chiudono due pezzi molto noti: La Morte del Cigno ufficiale di Mikhail Fokine; banco di prova per tutte le danzatrici, cavallo di battaglia dell’inarrivabile Maya Plitsesskaja, è qui eseguita in maniera molto ordinaria da Natalia Matsak. A seguire, Le Corsaire, pezzo cult di Marius Petipa, interpretato da Evgenia Korshunova, Oleksii Tiutiunnyk e Stanislav Olshanki: tutti aspettano la variazione dello schiavo, che però non si vede, con un taglio sul passo a due abbastanza evidente. Che delusione!
Nel complesso una bella serata di solidarietà, purtroppo con qualche posto vuoto: il pubblico italiano dovrebbe accorgersi che ci sono anche questi eventi di ottimo livello e non solo gli spettacoli di grande risonanza mediatica. Gli artisti ucraini non si sono dimostrati tecnicamente all’altezza, ma la situazione che stanno vivendo sicuramente non aiuta. Alla fine si sono dimostrati tutti molto cordiali, si sono fermati a salutare il pubblico, per foto ed autografi; tutti, tranne il divo Jacopo Tissi che ha accuratamente evitato di mescolarsi alla plebe, nonostante in tanti lo aspettassero e ne rimanessero così molto delusi; già così a 26 anni e con tutto da dimostrare… La classe non è acqua.

Chiara Pedretti

Teatro degli Arcimboldi
Viale dell’Innovazione 20, Milano
7 Aprile 2022
www.teatroarcimboldi.it

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