Dal 21 aprile al 15 maggio 2022 al Teatro Anfitrione di Roma
Stavolta per il terzo spettacolo della sua stagione, dopo quelli autunnali all’Olimpico ed al Manzoni, il funambolico ed istrionico attore siciliano Antonello Costa, che a Roma sua città d’adozione ormai tutti conoscono ed apprezzano per la sua scanzonata e divertente recitazione, ha scelto di tornare al teatro Anfitrione dove s’era formato ed imposto grazie alla fiducia concessagli dal Direttore Artistico e padrone di casa Sergio Ammirata, che con la sua scuola didattica “la plautina” ha sempre favorito la crescita dei giovani interpreti. Altra forma importante è stata la concezione degli argomenti base del suo nuovo lavoro “Costa Soul” ( ovvero l’artista e la sua anima) che vertono sul suo distacco dall’antica Enotria e nel venire a Roma per iscriversi alla facoltà di Lettere Moderne a “La Sapienza” con indirizzo Arti dello Spettacolo, andando a vivere con altri due studenti , per dividere le spese come fanno tutti gli universitari, in Viale Giulio Agricola sulla Tuscolana. Arrivava da uno scoglio in provincia di Siracusa chiamato Augusta , da qui la derivazione dell’aggettivo alternativo a “sfigato” che potete immaginare, con la madre che gli aveva insegnato a fare solo il thè mettendo la bustina nell’acqua calda. Per analogia, dimostrando tutta la sua ignoranza gastronomica, aveva fatto una teiera di pasta tra lo sberleffo dei suoi coinquilini, mentre non era in grado di capire l’ indicazioni stradali dei Romani in quanto questi erano essenzialmente stringati per la loro fretta dovuta all’incombenze metropolitane. Dall’isola si portava pure l’abitudine a prendersi in giro nell’ambito della sua famiglia , specialmente con il padre di 79 anni che una volta travolse a marcia indietro con il suo camion un gazebo che stava dietro ed era sempre teso a spingersi dentro l’inguine una grossa ernia che , non dandogli fastidio, non voleva farsi operare. Il genitore ha dovuto farsi innestare 3 by – pass mentre lui era tornato in Sicilia per essere meglio seguito durante la convalescenza per aver contratto il Covid 19; tale capacità ed affabilità relazionale l’ha fatta propria e l’esibisce in palcoscenico intrattenendo una giocosa e sfiziosa dialettica con un ammiratore opzionato a caso, come per l’occasione Marco dell’Aurelio che alla fine omaggerà con dei video, cd e maglietta. Nel primo tempo, oltre alle storielle veritiere del suo privato, ci regala alcune delle sue famose macchiette caricaturali, per le quali gli basta cambiare la giacchetta, mettere un papillon o cappellino e camminare in modo dinoccolato. Codeste abilità nel periodo della sua propedeutica teatrale l’apprese dall’indimenticabile “Re di Roma” , figurativamente parlando, Gigi Proietti, alla cui scuola si formarono applicandosi con costante abnegazione, volontà d’apprendere, i più geniali e vivaci attori della capitale; un altro che ha lasciato un segno indiscutibile nel suo ricco panorama artistico è stato il cilentano Vittorio Marsiglia, uno degli ultimi illustri esponenti del varietà campano. Ecco allora i tipi di Sergio e dell’omosessuale Uccio che offre tanto e gradisce tappare i suoi buchi, come l’infermiere che fa la prova delle supposte nell’ospedale ed asserisce che bisogna comunque lavorare per vivere , preferendo poi questa pratica all’esperienza dilettevole della “patata” secondo l’allusiva procace metafora dell’affascinante Ilary Blasi. Ancora nella prima parte canzoncine ed aneddoti brillanti, sarcastici e gesticolati, che la platea ha accompagnato con un’esilarante mimica gestuale, mentre nell’intervallo s’è ascoltata la “ Rappresentante di Lista” con la sua colonna sonora dall’ultimo Festival di Sanremo “Chimica”. Il secondo tempo è decollato con parodistiche allusioni verbali alle città che comparivano nei Caroselli in bianco e nero degli anni Sessanta ed Ottanta, a parte le pecorelle dei pascoli montani, cui è subentrato , a “ quarta parete” tolta ossia il sipario aperto, il ritorno alla trentennale carriera con briosi episodi rammemorati dalla sua Compagnia con i rapporti privati avuti con fonici e tecnici, nonché quelli pubblici con gli spettatori. Tra questi c’ha colpito particolarmente il contatto intercorso con l’attrezzista Stanco che era sbadato ed inetto, poco volitivo, dimentico perfino dei documenti che non aveva mostrato alla Polizia quando erano stati fermati e scambiati per immigrati clandestini ritornando a Roma dopo uno spettacolo a Tagliacozzo. L’iperbole paradossale e grottesca toccata nel riferimento al suo aiuto partenopeo è stata la battuta estrosa “Quando Stanco morirà sulla lapide scriveranno :qui finalmente riposa per sempre Stanco!” In un’ennesima circostanza Antonello s’era visto attraversare la strada di notte da un plantigrado e questo non è poi tanto strano dato che nella cintura urbana spesso girano cinghiali, maiali e gabbiani per lo scarso decoro e mancanza di pulizia, igiene, per i cassonetti stracolmi ed i rifiuti gettati per strada per difetto d’educata sensibilità per il proprio quartiere. Quella che è stata un’autentica “chicca” nuova del suo lavoro è stata la poliedrica stornellata vernacolare desunta dagli idiomi più o meno stretti delle varie regioni italiane, quindi di difficile comprensione e riflesso dei caratteri e costumi, abitudini ed espressioni, della nostra penisola. Uniche dimenticate sono state il Friuli – Venezia Giulia e la Val d’Aosta, però questo straordinario giro D’Italia strimpellato alla chitarra ha confermato l’enorme strada percorsa dal giorno che vinse il Festival di Augusta a pari merito con la formidabile ditta cinematografica e televisiva costituita da Ficarra e Picone, per passare successivamente per i villaggi Valtur e pervenire passo dopo passo alla giusta fama di “performer” satirico e trasgressivo di oggi, che può contare anche sull’apporto fattivo della sorella Annalisa che in codesta prestazione è resta dietro le “quinte”. Egli ci dona un’ulteriore risata mettendo in evidenza come prima , nel pieno della giovinezza , guardava sul piccolo schermo la “reclame” dei cibi, adesso invece gli tocca osservare e ricordare i farmaci che sono riservati all’individuo dal mezzo busto in giù. Il suo ringraziamento è andato caldamente agli amici e colleghi, alcuni dei quali erano presenti : Pierre Bresolin, Vigliani e Gianfranco Phino. Il bis è stato estratto dal suo CD di 24 canzoni originali trascritte durante la sosta forzata dei due anni di pandemia che il suggestivo ed eclettico Antonello canterà dal vivo con la propria orchestra nel secondo spettacolo intitolato “Costa Live” che andrà in scena dal 10 al 15 sempre all’Anfitrione, dopo questo che terminerà domenica prossima 8 maggio. Come si sa, il Green Pass non serve più, mentre la mascherina FP2 serve ancora per i mezzi di trasporto, le scuole fino alla conclusione dell’anno scolastico, i Cinema, i Teatri, i Musei, gli Ospedali e le Cliniche pubbliche private, le RSA. Per toglierle anche in questi luoghi chiusi bisognerà aspettare per prudenza fino al 15, alla guisa della quarta vaccinazione per gli “over 80” ed i fragili, che purtroppo abbiamo conosciuto bene.
Giancarlo Lungarini