“La signorina Else”. Martina Benedetti entra nell’anima della sventurata Else

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In scena il 21 maggio 2022 al “Teatro Jenco” di Viareggio

La drammaturgia “La signorina Else” è nata dalla elaborazione della omonima novella scritta nel 1924 da Arthur Schnitzler. Il testo è portato in scena da una valentissima Martina Benedetti, abilmente diretta da un sempre ispirato Andrea Buscemi. Else è una giovane donna viennese, bellissima ed appartenente alla società borghese.  Suo padre purtroppo ha il vizio del gioco e l’accumulo dei debiti non onorati lo porta ben presto alla rovina. In suo soccorso arriva un impresentabile amico. Il signor Von Dorsday propone al padre della ragazza di saldare ogni suo debito, ma solo pretendendo che la giovanissima Else si mostri a lui totalmente nuda. La giovane donna sconvolta dall’inaspettata proposta è messa di fronte a un dilemma. Else deve scegliere tra il prostituirsi con Von Dorsday o in alternativa accettare lo scandalo per la bancarotta familiare e di conseguenza il probabile suicidio del padre. La trama si accende dentro l’universo femminile entrando nella sua debolezza e complessità. La fragilità psicologica di Else si divide tra l’emotività e la responsabilità che la famiglia stessa le impone.  La sua figura di adolescente spensierata viene bruscamente interrotta ritrovandosi al centro della perversa estorsione sessuale di Von Dorsday. Lei purtroppo è consapevole che cedere alla lussuria di un uomo detestabile è veramente l’unico modo per salvare la sua famiglia dalla catastrofe. Dentro Else si mescolano vergogna e disperazione ma anche vanità. La sua nudità e la sua consapevolezza la fanno sentire vulnerabile e misera ma conscia del tragico epilogo che l’attende sublimato da una scena di raro impatto emotivo.

La signorina Else di Arthur Schnitzler.

“Come mi devo vestire? Di azzurro o di nero? Forse il nero oggi sarebbe più indicato. Troppo scollato? Un romanzo francese parlerebbe di toilette de circonstance. Dovrò apparire irresistibile affrontando Dorsday. Dopo il dinner con nonchalance. I suoi occhi esploreranno il mio décolleté. Mi ispira un invincibile ribrezzo. Lo odio. Odio tutti. Devo proprio ricorrere a lui? C’è solo un Dorsday al mondo che abbia trentamila fiorini? Se ne parlassi a Paul? Se confessasse alla zia di aver contratto un debito di gioco… glieli darebbe senza fiatare.”

Arthur Schnitzler descriveva, nel 1924, la sua novella ancora attuale.

“Nei singoli uomini non si è verificata la benché minima trasformazione, non è accaduto altro se non che diverse inibizioni sono state spazzate via e che ogni specie di mascalzonate e furfanterie possono essere commesse oggi con un rischio relativamente minore, in ogni senso sia morale che materiale, di quanto non accadeva in passato”.

La commovente voce di Martina appassiona ed emerge nel tragico momento in cui questa donna deve piegare il corpo e l’anima nell’umiliante mercificazione. Uno scoramento che vede come unica via di fuga il fuggire dalla stessa vita. La drammaturgia ben diretta dal regista pisano Andrea Buscemi è portata in scena da una eccellente Martina Benedetti che con le sue indiscusse doti attoriali entra nell’anima del non facile personaggio incantando il pubblico presente.

Giuliano Angeletti

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