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LE PERCUSSIONI DEI TAMBURI NIPPONICI RISUONANO NEI GIARDINI DELLA FILARMONICA. IL PUBBLICO SI SCATENA CON LA FRENETICA DANZA AWAODORI DEI “TAKARABUNE”

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La rassegna musicale internazionale “Fluid” organizzata con sagacia lungimirante e larga scelta del repertorio sonoro, dalle composizioni barocche a quelle romantiche e moderne, dopo gli spartiti dell’orchestra polacca ,le canzoni di Pasolini ed i celebri tanghi di Astor Piazzolla, ha attraversato l’Oceano Pacifico per presentare le note ed i ritmi del Paese del Sol Levante. Naturalmente c’erano grande attesa e curiosità per osservare e valutare il livello espressivo del collettivo che arrivava dall’isola di Shikoku la più piccola delle 4 che formano l’arcipelago giapponese. Originalmente era divisa in altrettante province, Sanuki, Iyo, Tosa ed Awa, conservando tradizioni antichissime, tra cui il ballo Awaodori che fonde riti  agresti e misticismo sacrale, in particolare nel periodo del raccolto che ci rimanda mentalmente a quanto avveniva a Roma nella festa dei “Saturnalia” con i sacerdoti Arvali. Il gruppo dei Takarabune , 5 per la precisione con il virtuoso battere sugli enormi tamburi e su altri strumenti percussivi come le campane, avvolti nei loro kimoni rossi scintillanti borchiati di giallo, ha insegnato agli spettatori a muoversi secondo i loro gesti sincronizzati della danza, che nello Shikoku si esegue ad agosto all’interno della Festa di Obon, celebrazione in onore dei defunti e propiziatoria degli dei, come da noi accade il 2 novembre, con una potente trasmissione di vivace e sfrenata euforia, dinamica e prorompente energia. Queste sensazioni pulsive  e talentuose folkloriche processioni  spingevano i residenti d’ogni età ed i turisti a lasciarsi coinvolgere lungo i percorsi isolani con un ritmo vorticoso. Il collettivo ha perciò riscosso un indiscusso clamore e successo, che è andato sempre più crescendo dopo la fondazione nel 1995 con Akira Yonezawa nella prefettura di Tokushima, dove sorgeva il feudo Awa che unito ad “odori” dà  la spiegazione etimologica della danza, che attira milioni di turisti resi felici dall’evoluzioni dei fedeli artisti della Musa Tersicore sulle note di atavici strumenti, quali la campana detta kane, lo shamisen, il tamburo caratteristica assoluta della serata chiamato taiko, il flauto shinobue, cinti i danzatori sul palco  da sfavillanti costumi. Nel 2012 i Takarabune sono diventati la compagnia più rinomata di Awaodori per l’inserimento d’elementi moderni brillanti sullo stile classico. Nel 2014 il gruppo effettua il primo tour mondiale, giunge a tenere 250 spettacoli all’anno, partecipando ad importanti festival ed alti, eccezionali, contesti internazionali, tra cui il Japan Expo di Parigi la maggiore prospettiva illustrativa sulla cultura orientale ove è presente per 4 anni. Nel 2017 approda in Italia, mentre compie una straordinaria tournée in 8 Paesi  e tredici città tra cui la “Grande Mela” di New York, affascinando subito il mondo intellettuale nostrano .In patria dal 2014 viene chiamato per le pubblicità sul piccolo schermo, come pure per programmi tesi a promuovere ugualmente la civiltà  dello Stato a regime imperiale. L’evento romano è duramente essenzialmente un’ora, tuttavia la platea “sold out” del fresco giardino di verzura e patrimonio arboreo avrebbe gradito un concerto più ricco  e diffusivo della musicalità etnografica del Giappone e dell’arcipelago. Valeva veramente osservare la loro entusiasmante insolita esibizione musicale che ha certamente giovato al gemellaggio dell l’universale patrimonio culturale, che s’è confrontato fino alla serata del 30 dedicata alle musiche del maestro Germano Mazzocchetti che ha allietato i musicofili con il suo complesso, ora che è stato restituito prestigio alla Musica con il tema riflessivo argomentativo tra i 7 assegnati ai maturandi agli Esami di Stato del secondo ciclo delle Superiori e che il ministro Bianchi ha confessato l’avrebbe svolto per il suo linguaggio universalmente comprensivo e rasserenante lo spirito, se si escludono i sordi. I Takarabune sono composti da : M. , W. e T. Yonezava, legati dalla parentela con il capostipite creatore da cui si distinguono  per  un tocco di creatività in più dato dalla loro  “band” degli strumenti a mano.

Giancarlo Lungarini

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