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Dee Dee Bridgewater e Incognito: la festa black di “Umbria Jazz 22”

Data:

Umbria Jazz Festival, Perugia, Arena Santa Giuliana. Martedì 12 luglio 2022

C’era anche lei a celebrare gli ottantacinque anni di Quincy Jones sul palco dell’Arena Santa Giuliana il 13 luglio 2018, insieme a tanti altri ospiti come Patti Austin, Paolo Fresu, Noa e i Take 6. Sono trascorsi quattro anni da quella serata indimenticabile, ma per la signora Dee Dee Bridgewater il tempo sembra essersi fermato: a settantadue anni compiuti conserva ancora la carica e l’entusiasmo di una ventenne; la sua calda voce soul, forte e sicura, non conosce cedimenti e cattura il pubblico con lo stesso fascino magnetico di sempre.

Che fosse in forma smagliante, sia dal punto di vista fisico che spirituale, lo avevano già potuto notare i presenti al concerto di Jamie Culllum della sera precedente, vedendola ballare tra il pubblico della platea. E la sua gioiosa performance a “Umbria Jazz” è stata la piena conferma di ciò: un’ora e mezza di grande musica, tra soul, blues, r&b e anche qualche intermezzo spiritoso (come la gag legata al presunto fascino erotico del sassofono, da lei ribattezzato “sexophone”), in un flusso continuo di energia che soltanto un piccolo problema tecnico ha potuto interrompere, sia pure per qualche minuto. Dee Dee ha presentato al pubblico perugino il suo più recente progetto discografico, Memphis… Yes, I’m Ready (2017), appassionato omaggio alla musica della sua città natale Memphis, una delle capitali musicali degli USA. Accompagnata dai Memphis Soulphony, la cantante ha passato in rassegna il meglio del songbook di “Soulsville” – appellativo dato alla città dai suoi stessi abitanti – con brani quali B.A.B.Y. (Carla Thomas), I Can’t Stand the Rain (Tina Turner), Try a Little Tenderness (Otis Redding) e The Thrill is Gone (B.B. King); “bis” con un altro brano storico, Respect di Aretha Franklin.

Partecipare a un concerto degli Incognito è un’esperienza che ogni appassionato di musica black dovrebbe fare almeno una volta nella vita: ci si ritroverà immersi in una festa sonora che è pura goduria musicale, una festa da cui è impossibile non lasciarsi coinvolgere. L’ultima loro esibizione sul palco dell’Arena risaliva al 18 luglio 2015, quando suonarono dopo i Brand New Heavies, ovvero l’altro grande gruppo della scena acid jazz britannica. Poi, la partecipazione a “Umbria Jazz Spring” in quel di Terni nel 2017, e la lunga attesa di cinque anni prima di questo ritorno a “UJ 22”.

Nel corso dei decenni – il progetto è nato nel 1979 – la formazione si è rinnovata costantemente, mantenendo però il suo peculiare stile che mescola jazz, soul, funk e r&b grazie alla presenza di un unico punto fermo: il leader Jean-Paul “Bluey” Maunick, vero padre-padrone della creatura Incognito. Quello offerto al pubblico di “Umbria Jazz” è stato – come sempre, del resto – un set poderoso e travolgente, dove tutto ha funzionato alla perfezione. Sotto la guida sicura di Bluey, gli Incognito si sono esibiti nei pezzi migliori del catalogo, quasi tutti concentrati nel loro periodo d’oro, gli anni Novanta: Still a Friend of Mine, Talkin’Loud, Colibri, Don’t You Worry ‘bout a Thing (fortunata cover del brano-capolavoro di Stevie Wonder), Everyday e Labour of Love. Spazio anche per qualche pagina più recente, come 1975, Better Days e Above the Night, oltre che per un altro omaggio a Stevie Wonder (As). In chiusura, come di consueto, l’immancabile e liberatoria Always There, mentre per il “bis” la band ha scelto un’altra cover, la celebre Nights Over Egypt (The Jones Girls). Al successo della serata ha contribuito una rilevante fetta d’Italia presente sul palco: oltre al batterista Francesco Mendolia – protagonista di un pirotecnico assolo a due con il percussionista portoghese João Caetano -, c’erano infatti il giovane tastierista napoletano Lorenzo Campese – reclutato al volo dopo la defezione dell’ultimo minuto di Matt Cooper, tastierista “titolare”, per il concerto di Napoli del 9 luglio, e da lì in poi aggregatosi alla band per il tour – e la cantante pugliese Roberta Gentile – pupilla di Bluey, che ha prodotto il suo disco d’esordio Bring It On, 2020 -, chiamata sul palco per omaggiare Pino Daniele con Che c’è di male, e rimasta poi per unirsi ai cori. A proposito di voci: ottimo il trio dei cantanti formato da Tony Momrelle e dalle ladies Imaani e Natalie Duncan, come nella migliore tradizione degli Incognito, che hanno sempre avuto nella qualità degli interpreti uno dei loro punti di forza.

Dopo aver raccolto una meritata vagonata di applausi per la loro entusiasmante esibizione, Bluey e soci si sono congedati sulle note di One Love di Bob Marley, chiudendo quasi all’una di notte la lunga serata black andata in scena a “Umbria Jazz”.

Francesco Vignaroli

PH David Morresi

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