“La terra promessa” con Giuseppe e Micol Pambieri a Verezzi. I prossimi appuntamenti del 56° Festival teatrale

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Savona. Ieri sera, lunedì 18 luglio, al 56° Festival teatrale di Borgio Verezzi è andato in scena lo spettacolo “La terra promessa” del catalano Guillem Clua (Barcellona, 1973), sotto la regia di Nicoletta Robello Bracciforti. Sul palco, Giuseppe Pambieri, Micol Pambieri, Stefano Messina e Pavel Zelinsky, scene di Pierpaolo Bisleri.

Approda quindi anche in Italia, in prima nazionale sotto le stelle di piazzetta Sant’Agostino, il successo di Clua sui cambiamenti climatici, e che vede i rappresentanti istituzionali della Repubblica di Malvati, in un futuro indefinito, cercare aiuto all’Onu. Malvati è una piccola isola dell’Oceano Indiano destinata a scomparire, come già sono state sommerse dalle acque altre 19 isole che componevano l’arcipelago.

Nella delegazione istituzionale ci sono il presidente di Malvati (Giuseppe Pambieri), la figlia Christine che gode di grande prestigio politico (Micol Pambieri) e il compagno di lei nonché ministro degli esteri (Messina). Stanno cercando una terra dove poter far vivere quelle trentamila persone che hanno riposto le loro ultime speranze di vita in queste trattative all’Onu, ma le risposte che otterranno dai vari Paesi non saranno all’altezza delle minime aspettative, se la scelta si ridurrà a trasferirsi tutti in un posto vicino al polo Nord, oppure accettare uno smembramento della popolazione. In un’epoca sconosciuta e lontana dai giorni nostri, il quadro geopolitico si appoggia alla fantapolitica ed è completamente trasformato. Ora a comandare e “guidare” l’Occidente c’è il Canada, perché gli Stati Uniti hanno passato loro il timone di un impegno troppo oneroso e sono diventati di morale rigorosa (con una donna presidente). Il polo Nord si è sciolto ed è navigabile, orsi non dovrebbero essercene più, il livello del mare si è alzato di tre metri e anche la nostra Venezia, ormai, è solo un ricordo, sprofondata sott’acqua come succederà a Malvati. Tra le proposte che la delegazione riceve, c’è chi intende lasciarli liberi di parlare la loro lingua solo nell’intimità (in cambio della cittadinanza, vuoi mettere?), chi li ha invitati a lasciarsi “morire”, chi li ha derisi e chi ha dimostrato vicinanza e comprensione, ma non ha voluto cedere neppure “un’isoletta”…

Colloqui e colloqui si risolvono con un nulla di fatto, e su queste problematiche si inserisce anche il rapporto tra Christine e il suo ministro degli esteri, che scoprono di attendere un figlio, mentre il padre neppure sa della relazione, perché non l’approverebbe.

Il momento più teso sulla scena? Sicuramente quando Christine sfiducia il padre con la formula di rito, Costituzione alla mano. Grandiosi padre e figlia in questo ruolo doppio, sollecitata lei dal ministro/Messina che le dà il via: è il classico istante in cui dimostriamo quel coraggio che credevamo non avremmo mai avuto e il tono di voce si alza per coprire il tono del padre, che prova a interrompere, sconvolto e stupito, la pugnalata alla schiena che riceve.

A completare i personaggi della controparte c’è Zelinsky che, col massimo della disinvoltura, si destreggia in una miriade di ruoli. Se cade la cartina geografica, poco male, la reggerà “così e così” e regala una battuta per far capire a Giuseppe Pambieri che “the show must go on”. Ma non solo la cartina cade a terra: complice il vento, pure una cassettiera va a spasso… ma cosa volete che sia per un attore che tra un po’ ci regalerà i momenti più spassosi della serata? Tutto l’universo politico è rappresentato a ritmo vertiginoso sul palco, specie quando si copre il capo con la kefia palestinese e poi scopre lo zuccotto ebraico. Dialoghi e accenti perfetti in un caleidoscopio frenetico che conquisterà l’applauso.

Credibilissima la scena dell’ubriacatura del presidente defenestrato (Giuseppe Pambieri) e momenti intensi al tentato suicidio, con Messina che parrebbe davvero far fatica a trattenere Micol. Ma qui non sarebbe più bello se invece che rivolgersi al pubblico per commentare, Zelinsky si circondasse di tecnici-figuranti e fosse la voce che emerge?

Bella, nel testo, la leggenda legata a Malvati (anche uomo, non solo isola), reso immortale da una dea, sottolineata dalle luci di Pietro Sperduti e dalle musiche e insonorizzazioni appropriate di Arturo Annecchino. A corredo dell’ambientazione, compaiono titoli che anticipano lo step che si va a configurare. Forse ne manca uno che indichi che il pianeta Kepler, atmosfera simile alla terra, a dieci milioni di anni luce nella Costellazione del Cigno, dove andranno Christine e la figlia, realmente esiste?

Tanta carne al fuoco a Verezzi ieri sera. E non di tutto abbiamo parlato. Ad esempio, aggiungiamo ancora il tema dell’aborto, a cui pensa di ricorrere Christine per “dovere presidenziale”, quando sfuma l’ultima proposta ricevuta, decisione per la quale il suo compagno interrompe il rapporto.

Sotto i costumi di Giuseppina Maurizi che dal bianco ammiccano all’azzurro, quasi due ore di rappresentazione senza intervallo per immaginare il futuro che ci aspetta, e che terminano con un prolungato applauso del pubblico.

Per Micol Pambieri, sul tema del cambiamento climatico, “il punto di rottura c’è già stato ma l’uomo è addormentato”. Siamo d’accordo, e vorremmo anche dire la nostra su queste due fazioni che oggi si scontrano, tra chi ritiene che i mali ambientali siano causati dall’uomo e chi ritiene che si tratti di un percorso ciclico. Quale che sia la verità, che ci sia nell’oceano Pacifico un’isola di plastica più grande della penisola iberica, non dovrebbe spingerci a fare la nostra parte?

Ora il calendario del direttore artistico Stefano Delfino attende per domani, mercoledì 20 luglio, Marco Cavallaro, autore, regista e attore sul palco per “Come fosse amore”, nuova prima nazionale che vedrà impegnati anche Lorenza Giacometti, Francesca Bellucci, Alessia Francescangeli, Margherita Russo e Peppe Piromalli. Com’è possibile tornare ad amare se si sono vissute troppe delusioni? È così che tre donne si rivolgono a una terapeuta, e non sanno che anche questa ha il cuore infranto…

A seguire, venerdì 22 luglio, a Verezzi giunge Chiara Francini per “Una ragazza come io”, da lei scritto a quattro mani con il regista Nicola Borghesi. One woman show in prima nazionale in cui ripercorre la sua vita e racconterà cosa significhi per lei essere una donna oggi.

E domenica 24 ancora una prima nazionale: “La vita al contrario – Il curioso caso di Benjamin Button” di Francis Scott Fitzgerald, regia di Ferdinando Ceriani. Sul palco ci saranno Giorgio Lupano, nel ruolo che è stato di Brad Pitt nel film, ed Elisabetta Dugatto. Un testo che s’interroga sul significato della vita, sulla sua imprevedibilità e sull’ineluttabilità della morte: il protagonista è Nino, che nasce anziano e muore bambino. Ne riparleremo.

Tutti gli spettacoli iniziano alle 21.30. Info: www.festivalverezzi.it (nella foto: Giuseppe e Micol Pambieri).

Laura Sergi

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