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Lucilla Giagnoni entra in “VI canti” della “Divina Commedia”

Data:

In scena il 1° settembre 2022 al “Teatro Greco di Tindari” Patti

Lucilla Giagnoni con il suo testo “Vergine madre” entra in “VI canti” della “Divina Commedia”: Il viaggio (I dell’Inferno), La Donna (Francesca, il V), l’Uomo (Ulisse, il XXVI), il Padre (Ugolino, il XXXIII), la Bambina (Piccarda, il III del Paradiso), la Madre (Vergine Madre, il XXXIII del Paradiso). I canti in scena sono litanie perennemente replicate come facessero parte di un rituale sacro. Le letture sono rivoli creativi, che entrano dentro il lato nascosto dei personaggi evocati da Dante. In ogni canto la sofferenza dell’uomo è grande. Solo l’arte riesce a malapena a portare una live tregua al dolore che accompagna la vita di ogni essere. L’importanza del testo ha un valore culturale immenso. Una porta verso il successo che Lucilla Giagnoni apre svelando sé stessa ed il suo modo di riesaminarlo attraverso il calarsi con perfetto realismo dentro ogni terzina. La sua visione teatrale vede Francesca da Rimini come una donna infelice. Una donna prigioniera di un matrimonio non voluto che solo nell’adulterio vive brevi momenti di completezza. Ulisse è per l’artista fiorentina la reincarnazione dell’uomo contemporaneo che per prevalere sugli altri usa come arma letale la sua astuzia. Dirompente è l’inquietante luce rossa che accoglie la rimbombante voce demoniaca del conte Ugolino che contrasta con le sfumature puerili della spirituale Piccarda. L’ attrice ha attualizzato l’universale testo collegandolo alle immagini catastrofiche che ogni giorno vediamo sui media. Ed ecco che improvvisamente la drammaturgia entra nel reale. Le nostre certezze diventano flebili. I divari sociali si accentuano. L’ignoranza prevale sulla ragione. Le guerre e le carestie sono il preludio di una prossima apocalisse.

Lucilla Giagnoni dice della sua drammaturgia.

“Da piccola sognavo di diventare santa. Ma non santa martire, che il martirio di fatto non mi convinceva del tutto, semplicemente santa. Non sono diventata santa: ho fatto l’attrice.
Per diventare santi bisogna pregare. Però raccontare storie è un po’ come pregare.
Come ci insegna Italo Calvino né “
Le città invisibili”, è cercare in mezzo all’inferno ciò che non è inferno e farlo durare, e dargli spazio. In questi ultimi tempi si può dire che sto pregando tanto”.

“Vergine Madre” è uno spettacolo di profonda cultura. La drammaturgia è un esaltante passaporto per gli amanti del teatro sopraffino. Lucilla Giagnoni con grande maestria sublima ed anima la profondità del testo.

Giuliano Angeletti

“Vergine Madre”

Canti, commenti e racconti di un’anima in cerca di salvezza
dalla Divina Commedia di Dante Alighieri
di e con Lucilla Giagnoni
Collaborazione ai testi Marta Pastorino
Musiche Paolo Pizzimenti
Scene e luci Lucio Diana, Massimo Violato
Foto Migliavacca
Produzione TPE – Teatro Piemonte Europa

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