Roma, Teatro Cometa off, dal 2 al 20 novembre 2022
C’è una domanda che, aldilà delle tante considerazioni che suscita l’interessante spettacolo in scena al Teatro Cometa off dal 2 novembre, La difficilissima storia della vita di Ciccio Speranza, rimane sospesa e utilizzata sulla locandina con quello strano idioma simil-arcaico dei tre personaggi. Pote la rialtà into cui nasci suoffocar toi suogni? Si potrebbe tranquillamente rispondere che sì, nella quasi totalità dei casi la realtà vissuta, l’ambiente in cui si nasce e cresce indirizza, se non soffoca del tutto, i sogni di una persona o perlomeno le possibilità di realizzarli. Nel caso di Ciccio Speranza, il protagonista della pièce, si aggiunge un’ulteriore difficoltà alle sue aspirazioni da ballerino: una stazza impressionante. Ma in questo spettacolo c’è tanto di più, grazie al testo agile di Alberto Fumagalli, alle interpretazioni potenti dei tre attori in scena, Francesco Giordano, Alberto Gandolfo e Federico Bizzarri per la regia di Ludovica D’auria e Fumagalli stesso, altrettanto di forte impatto sul pubblico, quasi coinvolto fisicamente. Una famiglia rurale, un padre e due figli maschi, immersi nel duro lavoro dei campi e isolati nel loro minuscolo mondo composto da pochissime persone, sempre le stesse, da sempre e per sempre, una capra e una mucca. Ciccio, gran lavoratore e obbediente al papà Sebbastiano e al fratello maggiore Dennis, ha però nel suo cuore una leggerezza, un soffio di primavera ignoto agli altri. Oltre al sogno di diventare un ballerino, oggettivamente improbabile, ha comunque uno slancio di fiducia verso altro che non sia solo quel soffocante isolamento sociale. Enorme nella sua fisicità, si veste con il tutù, si lancia in accenni di danza, cerca di preservare la delicatezza del suo animo, ma è una lotta impari. Forse persa in partenza, in quel contesto. E’ davvero meglio “vivere da infelici” piuttosto che “morire da felici” affrontando i rischi delle proprie aspirazioni?
Lo spettacolo (Premio della critica, Miglior Spettacolo, Premio Fersen al Fringe Festival di Roma) è l’ennesimo esempio di come il teatro off sappia esprimere idee e talenti in quantità. L’interpretazione dei tre attori è davvero coinvolgente, fortemente fisica, armonica, ricca di una tensione che mantiene alto il ritmo per l’intera ora di spettacolo. Gli spunti di riflessione sono talmente tanti che sono sicuro necessitino di più visioni per essere assimilati nella loro interezza. Un bel lavoro, seguito da tanti giovani. Ulteriore nota di merito e di riflessione sul futuro del nostro teatro.
Paolo Leone
