Anni
Quarantanove inverni,
tra fiocchi di neve
e melodie di Natale.
Un’esile donna,
un filo d’erba,
piegato dal vento,
schiacciato dalla pioggia,
arso dal sole,
sepolto dalla neve.
Nessun volo nel cielo stellato,
né nell’orizzonte incantato.
Nessuna corsa sulla spiaggia bagnata,
nessuna speranza realizzata.
Tra gli anni passati,
un ricordo prevale:
la sfida del filo
che è quella dell’anima:
resuscitare!
Solcare il tuo viso,
Vivere, Amare!
Ma tu non sei pronto,
non vuoi rischiare;
spiegare al mondo
perché una ranocchia,
quel filo d’amare …
troppo coraggio da ricercare!
L’esile donna
continua ad amare,
sperando che un giorno
tu possa cambiare.
Ritorna alla terra,
riprende la quiete
e… gli anni da contare.
Vivo
nei tuoi occhi,
nel tocco delle tue mani
che accarezzano il mio corpo,
tra le tue braccia …
è solo lì che io vivo.
Amo baciare la tua pelle,
tracciare la tua figura con un dito,
spettinarti i capelli.
giocare con la tua barba incolta,
sfiorare le tue labbra.
Amo il tuo sorriso,
che innesca in me
brividi di desiderio,
baci appassionati,
amplessi tanto desiderati.
Zero… ultimo minuto.
Si riparte da zero
a contare le vittime di guerra.
Si riparte da zero
a contare le vittime di tutte le violenze.
Si riparte da zero
a contare le vittime sul lavoro.
Si riparte da zero
a contare i cadaveri
sulle rive del mare,
gli sbarchi di poveri cristi falliti,
di foto di bimbi ai confini disperati
dietro fili spinati.
Si riparte da zero
a contare i poveri nel mondo
in fila alle mense infreddoliti.
Si riparte dall’assenza,
dalla mancanza di valore e unità
per cancellare le mostruosità,
come se tutte le lacrime versate
fossero evaporate,
nello scorrere
dell’ultimo minuto.