Ovuli in gara per la vita: il premio? Uno spettacolo ad arte

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“Ovuli” in gara per la vita. Il premio? È la fecondazione. E il bello è che ognuno di noi quella gara l’ha vinta per venire al mondo. Ma c’è anche chi non ce l’ha fatta. Di questo narra l’installazione en plein air di Patrizia Dalla Valle, scultrice di fama internazionale, prima ed unica mosaicista ad esporre nella chiesa rupestre di Madonna delle Virtù a Matera. L’opera? Si presenta come un mucchio di ovuli sparpagliati nel Fair Play Garden, il giardino della gentilezza di Roberta Maresci a Montopoli di Sabina (Rieti), ma è altro. È un progetto: anche. È stato un ingrediente di una piece teatrale: anche. È un’opera pensata, progettata e costruita per sollecitare la percezione della collettività degli spettatori-fruitori del giardino ideato da Roberta Maresci: si, ora, è anche questo. Perché in questo giardino che guarda il Monte Soratte, il fattore ambiente è fondamentale in quanto gli “Ovuli”, come titola l’opera, interagiscono con querce, olmi e ulivi Dop della Sabina. Ventisei pezzi. Ventisei storie. Ventisei forme, uguali solo nei materiali usati per crearli. Cosa sono? Lo spiega Enzo Dallara, curatore di Patrizia Dalla Valle: “Ovuli resinosi, a tensione scultorea, evocativi di uteri materni che annunciano la gioia od il dolore dell’alba esistenziale. Forma e contenuto si unificano nel dialogo spaziale di un’installazione in colloquio visivo con l’osservatore, generato da un fervido connubio fra resina di superficie e struttura a rete metallica. Con sapiente dialogo estetico ed etico, scaturisce un “corpus” di creazioni in grado di coagulare le valenze di un’epidermide essudata, protettrice di inviolabile esistenza. Le preziose tessere musive, addossate in nuclei ermetici sparsi in spazi d’attesa, inducono l’infinito poliedro dell’originario avvenimento della vita”.

Questo il testo scritto nel 2013 a corredo dell’opera, prima di una esposizione nel salotto della Muki a Faenza. “Questa è la storia degli “Ovuli”, che ho realizzato alcuni anni fa, approvando un progetto molto bello di Benedetta Davalli Leoncini, poetessa, purtroppo scomparsa nel 2017, che aveva scritto poesie sulle donne e sulla fertilità. Insieme avevamo pensato a un progetto da rendere visibile al pubblico, una piece teatrale fatta di parole, musica e arte. L’abbiamo anche messa in atto in un luogo molto bello che è stato il salotto della Muki a Faenza. Lì c’erano i miei ovuli a rappresentare quel mondo femminile molto delicato, molto difficile nelle scelte personali. Oltre una ventina di ovuli, sia quelli fecondi che gli abortiti. Alcuni sono completamente chiusi e altri sono con una cavità che dà l’idea del vuoto – spiega l’artista -. L’installazione, ora da Roberta, è abbastanza forte nel contento e nella reazione che genera vedendola. Però ha varie chiavi di lettura, che possono vanno dalla speranza alla tragedia, ma che comunque compongono la nostra vita. Sono delle sculture in vetroresina. Per fare questi ovuli ho adottato la tecnica della rete metallica, sulla quale è stata colata la fibra di vetro e poi la resina. Questo colore un po’ giallognolo e questa trasparenza che gli ovuli hanno, attraverso la quale si vede la matrice della rete, fanno sì che il ricordo degli ovuli femminili, dell’utero e comunque qualcosa che è all’interno del corpo femminile, siano per il pubblico una sorpresa, un mix di fascino e di mistero. C’è stata solo una persona che è stata colpita in maniera talmente forte, talmente particolare da provare inquietudine”.

Dal 26 novembre gli Ovuli di Patrizia Dalla Valle fanno parte dell’Humus Trek, dove spicca anche Mushrooms, trittico in leccisu di Mario Calcagnile. Chiunque sia pervaso dalla voglia di passeggiare nel giardino che rende omaggio a William Shakespeare, troverà queste opere finché la natura non se le riprenderà.

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