FRATELLI AGLI ANTIPODI E PROBLEMI QUOTIDIANI AL TEATRO DE’SERVI CON IL DUO TROMBETTI – LOCCI. LA SICUREZZA DEL POSTO FISSO E DELL’AMORE DI CONTRO ALLA DISOCCUPAZIONE ED ALLO SPACCIO

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DAL 06 DICEMBRE AL 18 DICEMBRE 2022 AL TEATRO DE’ SERVI DI ROMA

Ci capita ormai da qualche sera a teatro di vedere trattata la stessa tematica: la famiglia con la morte del genitore ed il lascito testamentario alla prole allevata con principi sani e moralmente validi per un positivo inserimento nella società civile con un’adeguata preparazione culturale di base, ma questi purtroppo sono solo atteggiamenti esteriori che vengono smentiti dai vizi privati e dall’indole caratteriale dei personaggi. Se al Manzoni tuttavia “Sorellastre” non riesce a porre fine ai contrasti di fondo ed ai risentimenti sorti tra le congiunte e per ottenere ciò non è sufficiente nemmeno la condizione capestro della defunta madre per riscuotere l’eredità, qui nello spettacolo scritto a 4 mani da Daniele Trombetti e Daniele Locci ”Due come Noi” avviene tutto il rovescio, ovvero si parte male ma si termina con una rosea prospettiva di pace e fraterna riconciliazione. Siamo nella periferia SUD – EST di Roma e precisamente a Torre Angela dove manca quasi tutto e la condizione della zona di cintura non permette lo sviluppo della personalità, per cui chi può dopo gli studi se ne va e cerca altrove una realizzazione professionale che gli garantisca un tranquillo avvenire, sia pur modesto. Tale è il caso di Fausto, che avendo compiuto gli studi di Economia, è entrato in un Corpo di Polizia privata e lavora a Gallarate, in provincia di Milano, con la speranza di potersi trasferire a Roma con la sua fidanzata Angela che è incinta, un po’ più ignorante e superficiale di lui, lavorando in un’agenzia come impiegata. La morte della signora Annamaria ha trasmesso la residenza a lui ed al fratello, il più giovane Mario che a scuola non ha combinato quasi nulla e pertanto è disoccupato come quelli che oggi cercano lavoro e che vanno avanti con il reddito di cittadinanza che sarà tolto il prossimo agosto e da qui la grave ed intollerabile, censurabile, minaccia  contro la Meloni; costoro adesso furbescamente arrotondano con un lavoro in nero altrimenti rifiutano l’assunzione. La fanno stimare da un operatore immobiliare confidando di poterla vendere per guadagnarci o di migliorarla per dividersela. Fausto vorrebbe riposare per un po’ di tempo, però ciò gli è impedito dal frastuono del soggiorno dove è penetrato “Sandrone” un tipo vispo, clownesco, dalla parlantina facile e dunque abbastanza logorroico che sta discutendo sulla loro illecita risorsa cui si dedicano con passionale impegno per tirare avanti: la coltivazione della cannabis che poi rivendono per guadagnare qualcosa per sbarcare il lunario. Questo è un altro aspetto che si verifica in diverse abitazioni romane, anche se parecchi lo fanno pure a scopo terapeutico personale per lenire il dolore in circostanze gravi. Giunge successivamente un altro “borderline” quale Nino che , mancando d’un suo bagno, si serve di quello di Mario a cui è debitore pure di 50 euro per una partita di stupefacente presa. Codesto episodio desta l’allarme del poliziotto, che era stato svegliato dal precedente fracasso e dalle provocanti insinuazioni seduttorie da parte di “Sandrone” su Angela conosciuta all’esequie della loro madre. Fausto, qualificandosi con il tesserino, minaccia di chiamare i colleghi della Polizia di Stato e di far arrestare tutti, ponendo fine al losco commercio, tuttavia la “ legge del sangue” prevale e con un gesto preventivo libera la casa dall’erba contenuta in un barattolo e questo è sbagliato dato che come tutore dell’ordine avrebbe dovuto sequestrarla, invece si comporta machiavellicamente in modo pragmatico per salvare l’onorabilità della famiglia e la libertà del fratello, che ora come tanti in ansiosa ricerca di lavoro, pur se vi sono in Mario tratti di leggerezza ed inettitudine, pensa d’emigrare a Parigi per una maggiore possibilità di sistemazione. Intanto Fausto porta avanti la relazione con  Angela che ha portato dei cannoli siciliani alla ricotta di soia che “Sandrone” rifiuta trovandoli insipidi, mentre all’inizio del secondo tempo viene mostrato con i grembiuli di scuola come già dall’educazione primaria i loro impulsi fossero opposti ed inconciliabili come quelli biblici di Caino ed Abele. Quando sembrerebbe la pièce avviarsi verso lo steso amaro e litigioso finale del Manzoni, i due brillanti protagonisti hanno una resipiscenza giudiziosa e ricorrono ad uno stratagemma euripideo “ex machina” mediante una lettera della mamma rinvenuta nei pantaloni di Fausto. Da sensibile ed intelligente custode del focolare domestico la trapassata mamma raccomanda al maggiore Fausto di sposare Angela, che l’avrebbe resa nonna se fosse vissuta, unitamente ad aiutare Mario nel darsi una remunerata attività ed infatti i due Mario e “Sandrone”,liberati dalla soggezione allo stupefacente, decidono di diventare padroni di un’impresa di ristrutturazione edilizia. Quindi emergono la buona volontà di riappacificarsi, portare ad esecuzione i loro progetti di creare una famiglia con la nascita dell’infante ed inventarsi una fonte di reddito che sottragga il minore all’inerzia sedentaria ed illegale. Siamo perciò nell’orbita d’ un lavoro pedagogico e didascalico con l’arma della satira e della risata, dello sbrigliato ed allegro divertimento utile alla formazione, in cui le deliberazioni del Governo Meloni paiono smontare la carta vincente del “ leader” del Movimento 5 Stelle ex Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e spingere i disoccupati a trovarsi un lavoro tramite i centri addestrativi alle varie possibili operatività nella comunità nazionale. Naturalmente nel tessuto sociale bisogna portare la serenità dei rapporti familiari e  di quelli sentimentali con il partner, che con la pace interiore possono spingere a lavorare serenamente ed a  dare il proprio contributo alla crescita economica del Paese. Vicino agli attori principali risaltano al meglio con inappuntabile stile recitativo e giuste tonalità espressive in frizzanti dialoghi metaforici ed allusivi, esplicitanti le differenti mentalità,  Gianluca Mandarini, Federico Capponi e Giulia Greco, guidati nelle fasi della vivace commedia dalla voce fuori campo di Mimmo Strati. La scenografia dell’alloggio basso borghese dei margini dell’Urbe è stata disegnata da Ambramà e lo spettacolo sarà replicato con la regia smagliante di Trombetti fino al 18 dicembre, per poi cedere il posto dal 19 fino al 23 a “Gregory” di Veronica Liberale con la regia esperta di Nicola Pistoia autentica sigla di pregio.

Giancarlo Lungarini

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