STUPENDO SPETTACOLO DI FORMAZIONE GIOVANILE DI A. JORDAN AL TEATRO “BELLI”. DISAGIO ADOLOSCENZIALE DI DUE FRATELLI E “L’ANGELO VOLONTARIO” NEL DRAMMATICO “YEN”

Data:

Dal 9 all’11 dicembre 2022 al Teatro Belli di Roma

Sta per chiudersi la XXI edizione “Trend” delle nuove frontiere della drammaturgia britannica , curata con perizia oculata e competenza letteraria, culturale, dal collega R. Di Giammarco fin dal primo anno ed eliminate quest’anno le letture, le cosiddette “mise en space”,come c’eravamo permessi di suggerire negli scorsi anni, la rassegna ha acquistato, smalto, brio, vivacità ed interesse. Come nel Vangelo iniziò Gesù la sua vita pubblica con il primo miracolo delle nozze di Cana, cambiando l’acqua in vino su richiesta dell’adorata Madre la Vergine Maria, di cui abbiamo celebrato qualche giorno fa la festa dell’Immacolata Concezione, pure qui gli ultimi lavori che abbiamo visto hanno fatto lievitare il livello dell’indagine critica degli scritti teatrali d’oltre Manica, focalizzando alcune tematiche attuali di notevole importanza. Quello di domenica scorsa “Yen”, diminuitivo della giovane Yennifer creatura dall’animo nobile e votata alla difficile missione della dedizione ai più deboli e fragili, è stato scritto da Anna Jordan compositore di opere per cinema e Tv, a parte i numerosi testi per il palcoscenico e tra questi rientra appunto quello in oggetto realizzato nel 2013 con cui vinse il Pemio Bruntwood , essendo poi rappresentato al Royal Exchange ed al Royal Court di Londra, per  passare infine in America al MCC di New York. Come nel romanzo conosciutissimo “Arturo” di Elsa Morante ambientato a Procida, che sta per cedere lo scettro di capitale culturale d’Italia a Bergamo e Brescia nell’imminente ’23, l’attenzione e diretta riflessione psicologica conseguenziale è accentrata sulla gravità dei problemi educazionali quando c’è un matrimonio in crisi alle spalle, manca un genitore, non c’è lavoro e cultura, unendosi traumaticamente a ciò la carenza dell’amore materno.      Infatti la madre di Hench di 16 anni e di Bobbie   di 13 è sempre assente da casa e strafatta di alcol per le sue laute ed incontrollate bevute, cui spesso associa un ancor più distruttivo tabagismo, cosicché i due ragazzi si ritrovano da soli senza aver nulla da comunicarsi sprofondati sul divano bianco ad osservare libidinosamente film porno sul piccolo schermo, magari per un onanismo masturbatorio. Di frequente litigano tra loro per una maglietta bianca che si scambiano sudata e maleodorante, giocando tra loro per far trascorrere il tempo alla Playstation ed avendo come consolatoria compagnia il grosso cane Talebano che abbaia nel cortile fuori la stamberga nel sobborgo di Feltham vicino Londra. Le luci sono chiare per la maggior parte dell’atto unico, ma pure talvolta scure per simbolizzare metaforicamente la cruda realtà della vicenda dove la televisione non può sostituirsi alla genitrice Maggie , che una sera scoprono svenuta davanti alla porta di casa per una crisi ipoglicemica. Qui dal bianco del divano, della bottiglia di latte e delle tazze da tè precipitiamo nel buio schizofrenico ed isterico della pièce con il desiderio della mamma di continuare a bere, avendo perso tutti i freni inibitori. Se le colpe dell’inettitudine e turbe psichiche dei perduti adolescenti suoi figli sono tutte sue, emblema femminile del Mefistofele goethiano con le sue tentazioni, di contro improvvisamente si materializza sull’uscio di casa un angelo femminile, quale la Beatrice di Dante, che l’ha spiati dalla finestra e con il suo buon animo ha compreso che bisogna intervenire prima che succeda l’imprevedibile, ma paventabile intuitivamente, da tanto sfacelo. Lei è Jennifer che si prende cura dei ragazzi, l’accudisce materialmente e rinfranca moralmente, suscitando una certa gelosia tra i due per gli sguardi sensuali che il maggiore le riserva, finché questo sentimento esclusivo tocca la madre che caparbiamente la caccia di casa. Lei , comunque, non si dà per vinta con tenacia propositiva, ripresentandosi con un elegante vestito donato ad Hench, dimenticando tuttavia le scarpe per perfezionare il “look” perbenista, suscitando l’ira sdegnata di lui che l’allontana in malo modo senza ringraziarla del pensiero e per giunta il violento e depravato Alan compagno di Maggie le rompe con un bastone due denti per cui dovrà subire un processo in tribunale, al cui fine la mamma in parte recuperata sensibilmente anche lei invidiosa della purezza gratificante di Jennifer, fa indossare un abito elegante a Bobbie.Ormai gli orizzonti sembrano schiarirsi, il sole della rigenerazione catartica è entrato in casa, Maggie pare aver assunto tardivamente le sue responsabilità e si va lungo la ritrovata via, dopoché la diritta era sta smarrita e per questo molti “teenagers” rapinatori, drogati o del branco, dei vari “muretti”, avrebbero dovuto visionare tale lavoro assimilabile ad una buona dose di metadone. Si formano due coppie naturali : la madre con Bobbie per riprendere seriamente la sua opera di trasmissione di valori e caratteri personali meritevoli di adozione per una sana revisione caratteriale ed Hench con Jennifer per il primo amore, lo sbocciare del “ filarino “ sentimentale per una probabile esistenza formale di coppia gestita dalla donna. I magnifici interpreti di codesto ulteriore lavoro di confronto e crescita interiore in una camera sono stati :Arianna Aloi, Vittoria Faro, Tommaso Paolucci e Francesco Terranegra, guidati dalla regia di scavo psicologico ed intensa dialettica senza schermaglie protettive di Jacopo Bezzi, mentre Massimo Roberto Beato ha tradotto il testo per la cui stesura la Jordan s’è avvalsa della sua esperienza di maestra di recitazione. In questo periodo sta redigendo copioni per gli abituali Royal Court e National Theatre , con la Compagnia dei Masnadieri che, forse, in futuro potrà attingervi con uguale favore di pubblico. Dal 15 al 18 vi sarà l’ultimo lavoro sull’ amicizia tra maschi e la possibile lotta per il dominio che si genera tra loro ” The Ducks” , come già era avvenuto tra due adolescenziali fanciulle in “ Cuokoo” segnato dal ritorno alle scene di Francesca Bianco, dopo la morte amara dell’amato marito di vita e di scena, l’anziano Antonio Salines.

Giancarlo Lungarini 

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