Piccoli Grandi DANTE il prezioso libro da regalare a Natale

Data:

Redazionale a cura di Ilaria Solazzo, giornalista pubblicista e blogger.

Pagina ufficiale della casa editrice

https://www.bertonieditore.com/shop/it/libri/784-piccoli-grandi-dante.html

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https://www.libroco.it/dl/Claudia-Savini/Bertoni-Editore/9788855352932/Piccoli-grandi-Dante/cw518013781439934.html

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Info sul libro “Piccoli Grandi DANTE”

Ehi, parlo proprio con te. In realtà io parlo moltissimo di mio, anche da solo, ma non lo raccontare a nessuno però, già a casa mia mi prendono in giro… Mi chiamo Durante Alighieri. Il mio nome lo devo al nonno materno, Durante Scolaro, il cognome è di mio padre che di nome faceva Alighiero di Bellincione. Non so se succede anche da te, ma qui ci vengono dati i nomi dei nonni e dei bisnonni, a volte i nomi diventano cognomi e viceversa… forse per non perdere le tradizioni di famiglia oppure perché non c’è troppa fantasia, non so! Durante non è un nome propriamente adatto a un bambino, secondo me, però non si può scegliere, giusto? Comunque, per mia fortuna, tutti mi chiamano DANTE.

Dettagli sul libro

Titolo del libro: “Piccoli Grandi Dante”.
Autrice: Claudia Savini.
Editore: Bertoni.
Illustratore: Antonini C.
Data di Pubblicazione: 2021.
EAN: 9788855352932.
ISBN: 8855352938.
Pagine: 94.
Formato: brossura.
Età consigliata: 9 anni.

Racconto fresco, dinamico, divertente; immagina l’infanzia di Dante con riferimenti storici, ma con linguaggio moderno e fluido. Interessante lo stile narrativo che alterna narrazione e spiegazioni/riflessioni dell’autore, con tono leggero. Consigliatissimo!

Recensione

Il libro “Piccoli Grandi DANTE” scritto da Claudia Savini per Bertoni Junior è arricchito dalle splendide illustrazioni di Claudia Antonini. Le 91 pagine che compongono il libro ci permettono di fare un viaggio nella vita di Dante. In una chiave contemporanea e originale la scrittrice fa parlare il piccolo protagonista in prima persona: è lui stesso, infatti, a condurre i lettori nel suo mondo.

L’autore della Divina Commedia è considerato il padre della lingua italiana, ma non solo. Ecco come spiegare Dante ai bambini

Dante Alighieri è una figura centrale per la cultura del nostro Paese: in Italia non esiste città o paesino che non abbia una via, una strada o una piazza intitalata a Dante e anche la persona meno meno avvezza alle letture umanistiche ne conosce l’inconfondibile sagoma, se non altro perché è ritratto sul dorso delle monete da due euro coniate dalla nostra Zecca.

Insomma, che ce se ne accorga o meno, il nostro quotidiano “trasuda” Dante e anche senza bisogno di addentrarsi in complicate questioni filologiche, sarebbe bene che fin da piccoli i bambini familiarizzassero con questo personaggio, magari sviluppando la consapevolezza che ogni volta che parlano (o scrivono) nella nostra bella lingua, dovrebbero essere un po’ grati allo “zio” Dante.

Chi era Dante Alighieri?

Dante Alighieri fu un poeta e letterato fiorentino che visse tra il XIII e il XIV secolo. In realtà il suo vero nome era Durante di Alighiero degli Alighieri, perché all’epoca non tutti avevano il cognome (solo le famiglie più importanti ne sfoggiavano uno) ed era abitudine identificare una persona citandone anche il padre.

Nacque nel 1265 e anche se non sappiamo bene il giorno esatto, si data l’evento tra il 21 maggio e il 21 giugno, poiché lo stesso Dante ci ha tenuto ad informarci di essere del segno dei Gemelli in quanto, da buon medievale, era convinto che le influenze degli astri fossero importanti nel destino di una persona. Membro di una famiglia benestante (anche se non tra le più prestigiose della città), Dante fu molto attivo nella turbolenta vita politica di Firenze, che allora era scombussolata da continue lotte interne e dal duro scontro tra guelfi (sostenitori del Papa) e ghibellini (sostenitori dell’Impero, l’altra grande autorità che regnava in Europa). Dante era un guelfo, anzi un guelfo Bianco, che ad un certo punto venne a scontrarsi con la fazione dei guelfi Neri, i quali ebbero la meglio e cacciarono i loro avversari, tra cui Dante stesso.

Dante infatti dal 1302 venne esiliato dalla sua città (che al tempo era una patria vera e propria) e visse da esule fino alla morte, giunta nel 1321. Grande parte della Divina Commedia fu scritta proprio durante il periodo dell’esilio.

Insomma, Dante Alighieri non fu affatto un “topo di biblioteca”, ma ebbe una vita molto movimentata!

Le opere

La sua opera più importante è naturalmente la Divina Commedia (anzi, Commedia, l’aggettivo “divina” lo aggiunse Boccaccio), l’intramontabile poema allegorico in cui Dante racconta il suo viaggio nell’aldilà attraverso Inferno, Purgatorio e Paradiso. Prima del suo capolavoro fu poeta stilnovista (ossia aderente ai canoni del Dolce Stil Novo) e cantò l’amor cortese nelle Rime giovanili e nella Vita Nova, una specie di raccolta autobiografica in cui Dante termina il proprio processo di maturazione e sancisce il legame tra la scrittura e la sua visione dell’Amore per Beatrice (la sua donna-angelo), che rappresenta l’unico sentimento in grado di elevare l’essere umano.

Dante però scrisse anche di politica (De Monarchia), della propria concezione di filosofia e, in generale, del intero sapere umano (Convivio) e si occupò anche di linguistica con il De Vulgari Eloquentia, un trattato in latino dove si occupa di quella lingua volgare che lui stesso avrebbe nobilitato qualche anno dopo proprio con la Divina Commedia.

Perché Dante è così importante?

Insieme ai suoi “colleghi” Petrarca e Boccaccio, Dante è considerato il “padre della lingua italiana”. Prima di Dante infatti era il latino la lingua letteraria per eccellenza, mentre il volgare (ossia la lingua del vulgo, del popolo) era riservata solo al modo di parlare quotidiano o a componimenti di minore importanza.

Il Dolce Stil Novo cominciò a scardinare questa concezione, ma fu proprio Dante Alighieri a conferire un’altissima dignità letteraria ed artistica a un dialetto – il volgare fiorentino – che divenne una lingua vera e propria, tanto che secoli dopo venne presa a modello per strutturare l’Italiano moderno.

Senza la Divina Commedia e il lavoro di Dante oggi, forse, non parleremmo la stessa lingua che invece utilizziamo ogni minuto della nostra vita.

Ma i meriti di Dante non finiscono qui: nella Divina Commedia (l’opera letteraria italiana più famosa nel mondo) , con i suoi mostri infernali, le penitenze divine e i personaggi descritti, il Sommo Poeta ha infatti regalato uno straordinario affresco della società medievale italiana, consentendoci di capire più da vicino come poteva ragionare un uomo di quel tempo.

L’Inferno di Dante

L’Inferno di Dante è la parte più citata e conosciuta della Commedia, nonché quella più affascinante (anche per un bambino). Qui infatti Dante si sbizzarrisce a inventare pene fantasiosissime (e spesso truculente) per i dannati seguendo il principio del contrappasso, il quale regola le pene “invertendo” la colpa o rendendole simili ai peccati commessi. Qualche esempio? Così come in vita si sono lasciati trasportare dalle passioni, i lussoriosi vengono sballottati in eterno da una tempesta divina (contrappasso per analogia). Gli ignavi invece, che in vita non presero mai una decisione e sono sempre rimasti fermi, all’Inferno devono correre continuamente punzecchiati da sciami d’insetti.

Altro grande elemento di fascino sono poi i mostri infernali, spesso presi in prestito dalla mitologia, come Minosse, il giudice che decide il girone di destinazione dei dannati o Cerbero, il cane a tre teste che fa la guardia al terzo cerchio dell’Inferno.

Dante e Beatrice

L’amore di Dante verso Beatrice è probabilmente il tema cardine dell’intera opera dantesca.

Il nostro Sommo Poeta infatti era sposato con Gemma Donati – dalla quale ebbe anche quattro figli – ma come spesso accadeva all’epoca, il suo vero amore era riservato a un’altra donna, Beatrice appunto, che però non lo ricambiava e morì molto giovane. Di questa donna angelica Dante ne descrisse l’apparizione nella Vita Nova e che poi ne fece una delle sue guide, insieme a Virgilio e San Bernardo, nel viaggio ultraterreno narrato nella Divina Commedia.

L’amore cantato da Dante però è ben più di una passione o un’infatuazione romantica per una bella donna: l’amore dantesco è un sentimento che eleva l’anima dell’uomo, che lo rende migliore e lo porta ad avvicinarsi a Dio, che infatti il poeta identifica con l’Amore stesso («l’amor che move il Sole e l’altre stelle»). In questo modo Beatrice non è più solo una fonte d’ispirazione per comporre sonetti, ma un vero angelo che salva l’anima di Dante!

 

 

 

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