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Frenesia “cooking” nello scantinato tra litigi e fallimenti in “Miracoli metropolitani”

Data:

Dal 2 al 14 maggio 2023 al Teatro Vascello di Roma

Il grande genio letterario di Eduardo De Filippo, che poi divenne senatore a vita per meriti letterari, sosteneva di prendere ispirazione dalla strada, da quanto avveniva nei bassi e nei vicoli della sua Napoli, che ha festeggiato con fuochi d’artificio, bandieroni , striscioni e feste di piazza sotto il “murales” di Maradona a San Giovanni a Teduccio il suo meritato terzo scudetto, per realizzare le sue commedie improntate ad una profonda filosofia umana nei personaggi ed esistenziale con rilevanza comunitaria. Tale insegnamento ha certamente seguito anche il drammaturgo Gabriele De Luca che, con la sua compagnia “Carrozzeria Orfeo”, s’è rifatto ad un fatto accaduto nella periferia londinese, dove sabato con il consueto sfarzo albionico è stato incoronato re Carlo III con la sua Camilla, qualche anno fa con l’esondazione delle fogne che inquinarono di acque maleodoranti tutte le zone circostanti. Il testo della durata di 140 minuti è situato scenicamente nello scantinato ristretto d’un insediamento urbano dove venivano in quel periodo preparati cibi precotti e surgelati, vista la carenza delle condizioni igieniche primarie per il rifornimento di generi di prima necessità che la gente, anche se fosse voluta uscire di casa durante la pandemia non avrebbe potuto comprare. I menù vengono preparati dal cuoco estemporaneo e con scarsa qualifica Plinio insieme ad un’etiope africana clandestinamente immigrata, altro tema tra i tanti trattati dal lavoro, secondo il numero di prenotazione, dettato dal sistema acustico di chiamata e fatti salire con un artigianale montacarichi , come ne “Il Calapranzi” di H. Pinter che a metà mese sarà ancora una volta in scena al Quirino. Il problema dei giovani che non hanno voglia di trovarsi un lavoro e si limita a dare una mano in cucina, lavando le stoviglie, è Igor figlio della vanitosa titolare dell’esercizio commerciale e “blogger”, similmente a tanti di oggi, a partire dalla conclamata e ricca Chiara Ferragni, la civettuola e sciantosa Clara che sfoggia lussuosi vestiti mondani dallo sfavillante colore rosso e verde. Lei dirige la gastronomia e gli ordini in una cucina dalla vorticosa sarabanda di piatti sfiziosi e meno che vengono elaborati con superficialità ed eccessiva talora incongrua inventiva, per cui la povera Clara viene a perdere tre bandi pubblici con altrettante scuole per la mancata attenzione nel confezionamento dei pasti per bambini celiaci. Qui siamo ad un altro grave aspetto della società contemporanea dove nelle mense delle scuole vengono sovente distribuite ristorazioni fredde, adulterate e pericolose, mentre i NAS scoprono in alcuni ristoranti ed osterie nei frigoriferi merce avariata o rischiosa per l’utilizzo nel servizio ai tavoli o nel rifornimento ai grandi “discount”. Non manca la questione dell’altro giovane che in regime di semilibertà condizionata effettua un provino per attore in un film, ma il produttore ritiene che non ne abbia la stoffa ed allora scatta la trappola: scopre che la sua ragazza è stata messa incinta dallo stesso produttore, quale il rumeno Marcos Dragu che a Latina ha violentato la sedicenne dopo aver picchiato il fidanzatino ed aver abusato di altre tre donne, per cui il finanziatore della pellicola è costretto a mandarlo dal regista, ma intanto per la sua illegale condotta gli viene revocata la semilibertà e dunque il mondo sembra crollargli addosso con il fallimento del suo progetto vitale, per cui è costretto ad un nuovo stratagemma più deprecabile ed eticamente vergognoso del primo: denunciare alla guisa delle remunerate delazioni in epoca nazifascista degli Ebrei e degli oppositori politici, la cuoca senza permesso di soggiorno che è in cucina per la lotta che il potere politico sta conducendo contro i clandestini introdottisi nel Paese, tuttavia alla fine ha un moto interiore di resipiscenza e grida contro il Fascismo intollerante, preferendo moralmente rientrare in carcere rinunciando alla sua speranza interpretativa. Intanto la donna di colore partorisce e tutti si prendono cura del nuovo bambino, figlio di Cesare che, separato dalla moglie, divide la casa con Igor con cui alla fine litiga e nell’isolamento civile passano entrambi il tempo davanti al PC e Weber. Si chiude con l’iperbolico culmine della parabola negativa rappresentato dall’ictus cerebrale di Plinio, di cui la madre s’interessa poco e l’attrice che ne svolge la parte non ci sembra adatta per l’età non adeguata al ruolo, che dopo l’ospedale torna in scena sulla sedia a rotelle balbettando e suonando scriteriatamente a più riprese una trombetta, finché la disperazione e la paranoia non lo travolgono e l’avversione, l’odio, verso l’infima vita che conduce, la solitudine psichica e l’impotenza assoluta cui è ridotto, non lo spingono ad accendere un fiammifero per il gran botto conclusivo nichilista, reclinando indietro la testa nel modo che in genere capita di rinvenire i morti quando sono seduti .Insomma una pièce in negativo frustrante e senza uno spiraglio di luce e speranza, dove a dominare è la solitudine sociale deprimente dei sobborghi che, per l’architetto e senatore a vita Renzo Piano, dovrebbero invece essere oggetto di risanamento edilizio e sviluppo culturale con cinema, teatri e biblioteche, in maniera che gli abitanti non si sentano emarginati e di serie B , pure a Roma dove in alcune parti della cintura metropolitana i cittadini scendono in strada per denunciare d’essere trascurati con i disservizi. Siamo di fronte al degrado della civile convivenza, che poi per riflesso si rispecchia in coloro che vivono in infimi quartieri , come testimonia benissimo lo spettacolo, dove si diluiscono e smarriscono i rapporti essenziali anche all’interno della stessa famiglia; non v’è più un autentico sentimento per i congiunti ed i più deboli, un sano ragionamento calcolato ed in grado di dare fiducia nel futuro. Subentra progressivamente una maggiore solitudine, vuoto interiore ed alienazione, che il cibo dovrebbe stoltamente compensare in un Occidente che l’inflazione sta mettendo in crisi con la tramontante utopia del capitalismo e che suppone di far fronte alla depressione con l’alimentazione, che invece provoca le patologie gravi del diabete mellito di secondo tipo e della cirrosi epatica, per non parlare dell’altrettanta mortale malattia del tabagismo per la smodata nicotina assorbita dai polmoni, che se l’hanno scampata dal Covid o da un ‘ infezione come quella di Berlusconi, riapparso in video, vinta per ora la polmonite da leucemia monocitica cronica, rischierebbero una devastante sofferenza oncologica dell’apparato respiratorio. Per non accennare all’anoressia scheletrica delle modelle o di quelle che , credendosi bulimiche altro aspetto deleterio, dimagriscono troppo, vomitando o mangiando in scarsa quantità giornaliera. La fuga nel mondo virtuale dell’informatica e dello “smart Working” o dell’intelligenza artificiale sono segni i di un’insensata segregazione nell’immaginario e nel fantastico, nella realtà onirica, nella suggestione di “Alice nel paese delle meraviglie” di Lewis Carroll o nella sfera extragalattica delle battaglie stellari, per non dire dell’affermata saga evasiva di Henry Potter. La problematica ambientale alla base dello spettacolo ci rimanda alla desolante ed inaccettabile “terra dei fuochi”, ai cassonetti traboccanti con i sacchetti pure sulla strada ed i marciapiedi per la mancata puntuale raccolta dei rifiuti, a fine settimana, da parte dell’AMA, dove diversi dipendenti sono andati a processo per la sottrazione illecita di carburante pubblico assunta quasi a sistematica abitudine, come i non emessi scontri all’Agenzia dell’Entrate ed al Tribunale Civile di Roma. Tutto questo non si può accettare, similmente al deturpare palazzi, monumenti e fontane, da ultimo quella dei “Quattro Fiumi” a Piazza Navona, come fanno gli ambientalisti per perorare in modo grandemente errato la loro causa, che arriva perfino ai blocchi stradali con gli inviperiti automobilisti che li sollevano di peso. La regia dello stesso autore Di Luca, unitamente a Massimiliano Setti ed Alessando Tedeschi, tende a far divertire il pubblico con i litigi ed gli scontri davanti ai fornelli, mettendo nondimeno in evidenza per chi segue attentamente la rappresentazione tutti codesti molteplici argomenti che abbiamo posto in risalto, per una logica ed opportuna considerazione cartesiana degli spettatori e dell’autorità preposte alla dignità e decoro della vecchia capitale del glorioso Impero, dopo la virtuosa Repubblica, come dei singoli municipi. Bisogna, comunque, continuare a far decollare le periferie ed i tratti vicino al GRA, come ricordava un film che vinse il Leone d’Oro a Venezia qualche anno fa. Oltre allo steso Setti, sono in scena per una vivace ed incisiva, graffiante, interazione dialettica : Elsa Bossi, Ambra Chiarello, Federico Gatti e Federico Vanni, Aleph Viola. Lo spettacolo, che resterà in scena fino al 14 al Vascello di via Carini a Monteverde, è prodotto dalla Carrozzeria Orfeo unitamente al Teatro delle Marche, Teatro dell’Elfo, Teatro Nazionale di Genova e Teatro Bellini di Napoli.

Giancarlo Lungarini

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