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Malacriata

Data:

Il romanzo di Anna Vasquez è liberamente tratto da una storia vera accaduta negli anni Trenta e cui accenna Leonardo Sciascia nel romanzo “La scomparsa di Majorana”. Si tratta di un clamoroso errore giudiziario che vide accusato ingiustamente un avvocato, ex deputato socialista, e la moglie quali mandanti dell’uccisione del nipote, arso vivo nella culla. In una Sicilia Fascista e povera si muovono personaggi al limite della depravazione, che compiono gesti scellerati senza averne consapevolezza, vittime essi stessi di un sistema giudiziario inquisitorio e asservito al Potere centrale. Protagonista è Serafina, una ragazzina deprivata culturalmente ed affettivamente, che in un momento di rabbia appicca il fuoco alla culla del bambino che le è stato affidato. Da questo terribile gesto, che subito confessa, nascono una serie di equivoci giudiziari, in quanto la sua confessione viene ritenuta reticente.

Sito web ufficiale

www.bertonieditore.com

Dettagli

Titolo: Malacriata.
Autrice: Anna Vasquez.
Editore: Bertoni.
Data di Pubblicazione: 3 aprile 2023.
ISBN: 8855355848.
Ean: 978885535584.
Pagine: 150.
Sezione: Narrativa contemporanea.
Formato: brossura.
Prezzo: 17 euro.

Intervista

D. Quando è nato in te il desiderio di iniziare a scrivere libri?
R. È banale e usuale se rispondo: da sempre? Ritengo che chi ama scrivere e leggere senta fin da piccolo il richiamo dei libri, la sete di conoscere, vivere altre vite, allontanarsi dalla propria realtà per comprenderla meglio, confrontarsi con autori del passato e del presente e arricchirsi di sempre nuove esperienze ed emozioni attraverso la parola. Ecco questo è per me la letteratura ed ho iniziato sin da piccola, diciamo 7/8 anni, a leggere. Ho letto di tutto e, a poco a poco, ho capito che mi sentivo
più a mio agio scrivendo che parlando. Il giorno del tema in classe per me era una festa e, ricordo, le maestre leggevano i miei scritti agli altri bambini e così i miei professori del liceo. Scrivevo racconti e romanzi di nascosto e, inevitabilmente, li strappavo. Poi la vita, le scelte universitarie, il lavoro impegnativo, sono avvocato e giudice tributario e sono stata docente di diritto ed economia, mi hanno assorbita e distolta dalla scrittura; tuttavia, rimaneva dentro di me l’esigenza di scrivere, di trasformare le mie emozioni in parole, così ho iniziato a scrivere poesie, mi frullavano in testa delle frasi e non avevo pace finché non le avevo trascritte. Quando ne ho scritte una cinquantina ho
mandato la silloge “Fiori nel deserto” ad un concorso letterario indetto dall’Istituto italiano di cultura di Napoli ed ho vinto, inaspettatamente, il premio speciale della giuria.
Questo riconoscimento ha fatto scattare in me il desiderio di continuare, di dare attuazione al mio antico desiderio ed ho scritto La Quarta Finestra: un romanzo ambientato nel mio paese di origine, che attraverso quello che successe negli anni del dopoguerra, durante la costruzione della diga Anticipa, esplora i cambiamenti socioeconomici e culturali che l’innesto di famiglie di lavoratori provenienti da tutta Italia determina in una piccola comunità. Un romanzo che ho auto pubblicato ed è stato molto apprezzato dal pubblico dei lettori ed ha ricevuto il premio Urbe Parthenicum nel
2015. Ho continuato così a scrivere ed è nato Quei Passi, che è stato premiato nella categoria inediti nella I edizione del Premio Clara Sereni e adesso eccomi qui con questo mio ultimo romanzo “Malacriata”, che ha vinto il premio letteratura per la giustizia indetto dal giornale Il Dubbio e pubblicato con la casa editrice Bertoni.

Se ti dovessi descrivere usando solo tre aggettivi quali sarebbero e perché?
Ritengo di essere sensibile, perché entro facilmente in sintonia con gli altri e con l’ambiente che mi circonda, fino a percepirne emozioni ed energie, generosa perché il donare agli altri, tempo o beni, mi rende felice e pignola perché mi piace andare a fondo a tutte le questioni, in quanto odio la superficialità e approssimazione.

Quanto tempo hai impiegato per ideare dalla A alla Z “Malacriata”?
Un po’ meno degli altri libri: un anno, circa. Il romanzo è nato quasi spontaneamente dalle forti suggestioni suscitate in me dalla lettura del libro di Leonardo Sciascia “La scomparsa di Majorana”, ove lo scrittore, a un certo punto, racconta la terribile storia di malagiustizia occorsa a uno zio del Majorana. Poche pagine di grande potenza che hanno colpito il mio immaginario e quasi senza volerlo mi sono venuti in mente tutti i personaggi, il loro dolore, le sofferenze della ingiusta detenzione, gli intrighi subdoli del potere giudiziario asservito a quello politico, la povertà non solo economica ma
soprattutto culturale e morale di alcune fasce della popolazione ed ho iniziato a scrivere. Poi, sul giornale “il Dubbio”, un bel giornale che affronta in modo approfondito e puntuale i temi della giustizia, ho visto che era stato indetto un concorso insieme alla Fondazione Avvocatura Italiana proprio su questo tema e mi è sembrato un segno del destino partecipare.

Chi credi che dovrebbe comprare e leggere il tuo libro?
Credo che potrebbero essere interessati tutti coloro che amano la scrittura curata e approfondita, che cercano storie che scandaglino l’anima umana in tutte le sue sfaccettature, i giovani affinché colgano il clima intimidatorio e illiberale del periodo fascista, gli adulti per ricordare le grandi battaglie di libertà che portarono alla nostra Costituzione garantista. Troppo spesso si danno per scontate alcune scelte fondamentali del nostro diritto, invece la difesa, la libertà personale e il garantismo sono valori fondanti del vivere civile. Questo romanzo, mostrando in modo crudo e realistico, ciò che è successo e potrebbe ancora succedere, quando questi valori vengono disattesi
vuole essere un monito, dare spunti di riflessioni validi per tutti.

Quali sono le tue fonti di ispirazione nell’ambito artistico culturale?
Ho già detto di Sciascia, per me un maestro ineguagliabile, ma tutti gli scrittori siciliani da Verga in avanti sono per me fonti di ispirazione: Bufalino, Consolo, Borgese, Vittorini, Brancati, Savarese.
Ognuno ha declinato in modo diverso la “sicilitudine”, che è un sentimento comune a tutti gli scrittori siciliani, fatto di amore viscerale e disperato per la propria terra e di rabbia impotente nel vederla affondare nei propri difetti, senza speranza di riscatto.

Che importanza ha il genius loci all’interno del tuo lavoro?
Una grande importanza, soprattutto in La Quarta Finestra e Malacriata, l’ambientazione è fondamentale. In entrambi voglio raccontare la mia terra, con i suoi paesaggi, la sua bellezza e la sua storia. Essendomi ispirata a vicende realmente accadute emergono con forza tutte le caratteristiche ambientali, culturali e antropologiche della Sicilia.

Quale progetto presumi ti rappresenta di più fino ad oggi? Puoi raccontarci la sua genesi?
Difficile dirlo, in ogni libro vi è, inevitabilmente, un pezzo di sé. Forse “Quei passi”, perché affronta il tema della violenza sulle donne, ma è una storia di riscatto, di una donna che riesce a superare attraverso l’aiuto terapeutico, amicale ed il confronto con altre donne di generazioni precedenti il grave trauma subito. Il romanzo nasce dalla consapevolezza che le donne che subiscono violenza, dopo, vengono lasciate sole, volevo con questo libro raccontare un approccio diverso.

Quale consiglio daresti ad un giovane che avrebbe desiderio di intraprendere prossimamente il tuo stesso cammino?
Consiglio ai giovani di leggere tanto, soprattutto i classici, gli autori di alto livello, perché solo con tanta passione per la lettura si può capire se si può aspirare ad essere all’altezza di scrivere. Poi, penso sia necessario fare un’attenta analisi introspettiva per capire le motivazioni più vere che determinano il desiderio, poiché se è solo velleità di protagonismo o speranza di un ritorno economico, meglio lasciar perdere; da ultimo , ma è in realtà la prima molla che deve spingere alla scrittura: avere qualcosa di veramente necessario da dire. Necessario per sé e per gli altri, come scriveva Vittorini, altrimenti meglio lasciar stare in pace gli alberi.

Quali sono i tuoi progetti futuri?
Nell’immediato presenterò al Salone del Libro di Torino “Malacriata”, quale opera vincitrice dell’edizione dello scorso anno del Premio per la Giustizia, insieme all’editore Jean Luc Bertoni, alla Presidente del FAI, avv. Francesca Sorbi, e al Direttore del Dubbio e sono molto felice e onorata di questo. Poi ho un grande progetto che riguarda “La quarta finestra”, che però vorrei tenere riservato per scaramanzia. Certamente scrivo qualcos’altro, ma è troppo presto per parlarne.

Grazie Anna Vasquez per la tua disponibilità e gentilezza… come vorresti finire questa nostra chiacchierata?
Ringrazio te per l’occasione che mi hai dato e voglio chiudere con l’auspicio che ci si renda conto che leggere è l’unico modo per dare all’uomo e soprattutto alle generazioni future la capacità di affrontare la vita con il suo carico di dolori, gioie e delusioni. La letteratura è l’unico “vaccino dell’anima” che abbiamo, usiamolo sempre, a tutte le età, giova fortemente alla salute!

Ilaria Solazzo

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