The Boogeyman, una ricetta horror old style

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Parlare di questo film è come mischiare un pochettino una ricetta horror old style, attraverso la trama ed i chiari e scuri classici di una pellicola come ci ha insegnato Hitchcock. La pellicola come sappiamo è ispirata al romanzo di Stephen King ed il regista è lo stesso della serie TV di Stranger Things, quindi si può dire che la miscela ha prodotto un cocktail quantomeno buono, naturalmente non crediamo a nessun capolavoro della cinematografia del genere horror oppure a chissà quale stragrande genialità, si parla semplicemente di una trama gestita discretamente, dei contrasti ed una saturazione giocata attentamente per ricoprire quel buio che non facesse vedere allo spettatore, e naturalmente jumpscare che oramai abbiamo compreso che dal 2015 in poi un horror dovrà obbligatoriamente avere ( purtroppo). La trama si fa al decesso di una madre, e le sue due figlie ed il marito dovranno affrontare insieme questo lutto. Tra divergenze contrasti ed il cosiddetto detto e non detto arriverà un nuovo problema, un signore che vuole essere paziente del padre delle figlie che fa lo psicologo, questo però sconvolto anche egli da tantissimi traumi non sopporterà il peso delle sue sofferenze e si suiciderà aumentando il senso di inquietudine e di trauma che le ragazze ed il padre stanno affrontando. Si potrebbe vedere il film in due modi, il primo è la prospettiva di un film classico horror olivodiano Dove appunto esiste la presenza di questo mostro/demone che si è creato per chi sa quale motivo ancestrale ma esiste sulla terra da tantissimo tempo e che quindi attraverso le ricerche da parte della figlia, attraverso documenti, parlando con chi già aveva subito questo mostro poi troverà ad affrontarlo e ad ucciderlo. Oppure si può avere un’altra visione del film, Dove appunto ogni componente della famiglia affronterà queste paure e questi traumi prima in una forma isolata ed infine tutti uniti e questa loro unità gli darà la forza di sconfiggere questo demone, la più piccola ad esempio alla fobia del buio, la più grande non riesce ad adattarsi alla società, alle sue compagne alle amicizie e con la perdita della madre la cosa è peggiorata, un marito invece che vive nell’ intensa paura di non riuscire più a saper fare il padre senza sua moglie e tutti e tre hanno in comune il fatto che non riescono a dimenticarsi della madre/moglie che oramai non c’è più. Solo la loro unione, il credersi a vicenda ed avere fiducia e la forza di andare avanti tutti insieme, gli permetterà di sconfiggere questo “mostro” riuscendo quindi a vivere una vita serena e felice.

Emmanuele Paudice

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