Le due mamme del Vallanzasca di Firenze

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Per Alessandro Maiorano i dolori più grandi sono stati la perdita della cara mamma Graziella Pestelli e della sua professoressa Ilda Gensini. Lo definiscono insensibile, privo di ogni emozione, ma in verità la corazza che usa Alessandro Maiorano è per proteggersi dai cazzotti che la vita gli ha tirato. Una vita tra tribunali, guai, ragazze e processi. Ma nella vita del bandito da Firenze due donne sono veramente state importanti e uniche. La sua mamma Graziella e la sua professoressa di scienze Ilda Gensini all’istituto Salvemini di Firenze. Ragazzo difficile, con un carattere particolare, oggetto di attenzioni non molto carine da parte dei docenti dell’istituto che non capivano la pazienza e le parole che la professoressa Ilda nei consigli di classe spendeva per Alessandro: “Cari colleghi, voi mi chiedete di bocciare l’alunno Alessandro Maiorano? Non lo farò mai, non avete capito l’intelligenza, la sensibilità, la generosità di Alessandro. Sì, è irruento, ma è un passo avanti a tutti gli altri ragazzi. Non lo dimostra perché non lo vuole dimostrare, ma è capace di metterci tutti nel sacco, uno come lui non ha bisogno di dimostrare nulla. Non dovrei parlare così perché i miei alunni sono tutti uguali, ma lui è unico, speciale. Lasciate che gli parli, vedrete non combinerà più guai.” “Collega, siamo di fronte ad un criminale, altro che parlargli, io lo boccio. Punto.”

Ma la professoressa era “innamorata” di quel puttino dai lunghi capelli e dallo sguardo sveglio, perché gli ricordava il figlio che il destino crudele gli portò via. Un dolore atroce che riusciva a gestire grazie ad Alessandro. E venne il giorno in cui tutto l’istituto, tutti i professori si dovettero ricredere su quel ragazzo. Due uomini aggredirono la professoressa Gensini fuori dall’istituto nel tentativo di strappargli la collana con un cuore in oro dove dentro c’era la foto dell’amato figlio perduto prematuramente. La professoressa, spaventata, urlò aiuto e quel grido arrivò all’orecchio del suo Alessandro, il quale come sempre svogliatamente seguiva la lezione in aula. Un balzo felino e un ruggito lo portarono a sfondare la porta dell’istituto che delimita il corridoio dalla strada. Una tigre che assalì i due con la violenza e la forza dei 20 anni e l’ amore per la sua professoressa.

“Fermati, fermati Alessandro!”, ma Alessandro non ascoltava, oramai si era scatenato e a costo della propria incolumità recuperò la collana e con la pompa della bicicletta della professoressa iniziò a randellare i due, i quali non si aspettavano una furia simile. Poi? Polizia, alunni, professori, custodi intorno alla professoressa spaventata. “La collana, dove è la collana?” Eccola, professoressa. Le lacrime e la frase: “Grazie Alessandro, grazie.” “Non deve ringraziarmi professoressa, lei è stata la sola che mi ha difeso quando tutti mi davano addosso. Io non dimentico.”

Alessandro non ha mai dimenticato la sua seconda mamma. Fino alla fine le è stato accanto. Anche quando il 23 aprile 2017 Alessandro conobbe il dolore più forte che la vita gli abbia riservato: “La mamma è morta Alessandro” e il bandito in quel momento crollò a terra, privo di forza energia. “Non piangere Alessandro, quando volerò via non devi farlo perché io sarò sempre con te.” Rapporto unico, speciale, indivisibile quello tra Graziella Pestelli e il suo “Discolo”. Donna bellissima, dolce, unica, con un animo nobile e generoso e Alessandro ne era gelosissimo.Nessuno si poteva avvicinare a Graziella, nessuno tranne che il padre Raffaele. Un legame viscerale, fatto di un amore unico indivisibile… “Fino alla fine, Mamma, tu ti sei occupata di me, ora tocca a me pensare a te.” 12 anni in carrozzina, 12 anni dove Alessandro si è annientato, ma era sua mamma, il suo mondo.

Tommaso Lastrucci

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