La classe tersicorea di Paganini e le canzoni della Pink Floyd Legend entusiasmano

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Si può ribadire con certezza che l’oculatezza manageriale e la lungimiranza artistica di Daniele Cipriani non sbaglino un colpo nelle proposte d’eccezionali avvenimenti al pubblico ed il suo è diventato un marchio di garanzia, come ha confermato lo spettacolo “ Shine Moon”( Splende la Luna) che la sua compagnia di danza guidata da Mattia Tortora ed il complesso della “Pink Floyd Legend”, con il prezioso arricchimento della classe ed eleganza stilistica nelle movenze di Raffaele Paganini, hanno presentato venerdì sera alla “Cavea” dell’Auditorium dopo essere stati già con unanime consenso di critica e pubblico al “Nervi Music Ballet Festival “ ed essere attesi il prossimo 4 agosto al “Blubar Summer Festival di Francavilla a Mare”.L’opera è quella rock’Blues del coreografo russo – belga Micha Van Hoecke dedicata al musicista Syd Barrett, già membro eccelso dei Pink Floyd, persosi nell’alienazione mentale dell’Alzheimer similmente ad un’eclissi lunare ed ecco il motivo per cui i compagni lo ricordarono in alcune celebri canzoni. Raffaele Paganini, assente dalle scene da parecchi anni , rispose con immensa gioia al telefono allorché Daniele Cipriani lo chiamò per proporgli di sostituire Denys Ganjo. Questo sia perché apprezzava le canzoni della “band” albionica che in quanto gli era data la possibilità di sciorinare tutta la sua abilità di danzatore classico sulle punte attinta alla scuola del sommo compositore Ciaikovskyy, oltreché per la riconoscenza verso entrambi con cui aveva lavorato. Sullo sfondo del palcoscenico campeggiava dunque una grande luna grigia, mentre dall’alto ci guardava quella vera come in Leopardi in “Canto notturno d’un pastore errante dell’Asia” e nell’operetta di valore morale e filosofico “Dialogo della Natura e d’un islandese” quali aspre lamentele del pessimismo cosmico contro il satellite originale nell’universo del nostro pianeta, su cui abbiamo osservato prima un bambino con la bandiera americana in ricordo del primo atterraggio sulla luna nel 1969 con la telecronaca di Tito Stagno e del dialettico, per estrema puntualizzazione, indimenticabile Ruggero Orlando, poi abbiamo letto la scritta “resist” o moderna resilienza. Sul balletto ispirato appunto a questo astro satellitare abbiamo notato l’estro poetico di Paganini, subliminale e fanciullesco, raffinato ed agile, delizioso nella gestualità semplice e dinamicamente dettata dalla spiritualità e lirica interiore, dolce incanto realizzativo, che devono restare pure quando si smarrisce la lucidità razionale, il ricordo viene progressivamente sempre più meno a partire dal presente per finire al passato, arrivando al punto di perdere la capacità d’orientamento e non riuscire nei casi più estremi a riconoscere nemmeno i nostri congiunti più stretti. La Compagnia di Ballo di Daniele Cipriani invece ha sciorinato stupefacenti assoli sul tappeto del palcoscenico con il tenero languire e disfarsi di un’anima e corpo nei suoi volteggi e dimenarsi angelicamente quasi ad esprimere tutto il dramma di Syd Barrett, che poi il meraviglioso Paganini prendeva su di sé sorreggendolo nella fase di transizione da uno stato fisico all’altro di sofferenza e svuotamento. Il degno e straordinario “alter ego” di Paganini che ha guidato da par suo la Compagnia tersicorea di Cipriani è stato Mattia Tortora. I celebri motivi dei Pink Floyd ed ora questa creazione desiderano appunto testimoniare la necessità di non mollare anche nei momenti precari, di disagio e difficoltà; da qui l’allusiva parola o lemma incisa sulla luna. Il tutto è stato reso più accattivante dalle luci psichedeliche che illuminavano ad angolo giro il palcoscenico e dai pezzi della “Pink Floyd Legend” che, brillantemente diretta dal romano Fabio Castaldi che ha cantato con il supporto di tre impareggiabili “ vocalist”, faceva risuonare il suono e le romantiche melodie dell’equipe inglese. Perciò senza dubbio il coreografo e ballerino, regista teatrale , che aveva danzato con i gruppi di Roland Petit e Maurice Bejart c’ha lasciato un ottimo regalo prima di scomparire due anni fa, collaborando pure artisticamente con registi come Lelouch e la Tavani, nonché musicisti come il maestro Muti e la superba ballerina ambrosiana Carla Fracci. Il legame affettivo ed ambientale lo scoprì nella terra di Puccini a Castiglioncello con l’amore per la sua assistente e coreografa nipponica Miki Matsuse che infine sposò e che con Stefania Di Cosmo ha rimontato l’opera rock per farci conoscere la forza di quella creazione che considerava non solo l’omaggio al povero Barrett, ma il suo più profondo testamento spirituale in chiave didascalica. Questa era la speranza della nostra luce interiore che disperda l’ottusità mentale, lo smarrimento e l’oblio intellettuale, per combattere il materialismo e nichilismo dilaganti, il disperdersi di noi stessi in vuoti, insulsi e ridicoli frammenti, per un’altra grave patologia del secolo per ora senza rimedi terapeutici o farmacologici. Un quarto d’ora d’esilaranti bis canori ha concluso la gradevole serata che ha incantato in pieno i numerosi spettatori presenti per una giusta scelta estiva, che vedeva dall’altra parte del Tevere il complesso quirite de “I Maneskin” all’Olimpico, che cessato il calcio ha ceduto il posto ai concerti insieme al Circo Massimo ed al sound d’avanguardia ed elettronico a Capannelle.

Giancarlo Lungarini

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