“Passo appena posso”. Stralunati personaggi per la rivisitazione moderna di “Aspettando Godot” ai Servi

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Al Teatro de’ Servi di Roma

La prossima settimana, con l’equinozio d’autunno previsto per giovedì, finirà l’estate canicolare degli anticicloni Caronte e Nerone con il “boom” delle vacanze, che alcuni hanno goduto per necessità di risparmiare in questo mese di settembre e che, secondo l’ISTAT, hanno segnato una netta ripresa e superato il limite del 2019. Alcuni teatri hanno già riaperto le loro sale ed in 8 di questi è cominciata la Kermesse del Festival “Roma Comic Off” all’insegna della comicità capace di suscitare il buonumore ed il divertimento tra gli spettatori, come abbiamo potuto constatare al teatro dei Servi, assistendo alla prima di “Passo appena posso”. La chiave paradigmatica ed esplicita della programmazione dello spazio culturale di Largo Chigi è” Comicina” a base di allegria, suspence, equivoci a ritmo esplosivo e funambolico, sostenuto dalla musica rock e pop, con tematiche d’attualità dominate dalla realtà familiare e di coppia con i sentimenti dell’amicizia e dell’amore, che abbiamo ritrovato anche nel lavoro osservato. Un individuo in piena crisi esistenziale nella fase discendente del suo pellegrinaggio terreno viene accompagnato bendato e con la macchina dall’amico Amedeo in un posto di periferia dove prima o poi dovrebbe giungere una donna in grado di risolvere i suoi problemi interiori e le fragilità psichiche, la crisi mentale, con la continua tensione e senza averne un’indicazione concettuale e fisiognomica. Perciò l’autore ha preso spunto dalla nota commedia dialettica a tempi serrati di “aspettando Godot” di T. Beckett, ma qui i dialoghi non avvengono tra i due personaggi principali, bensì con una serie di strani tipi non propriamente padroni di se stessi nei loro surreali e sconclusionati ragionamenti per via di comportamenti ambigui ed illeciti eticamente, che ne rivelano la bassa estrazione sociale. La prima è una prostituta che sorprende il povero uomo rimasto solo, sintomo di mancati contatti ed isolamento conviviale, in quanto Amedeo va a prendere una coperta nell’auto e lui vorrebbe invano un accendino per fumare. Quando Amedeo torna s’accontenta più facilmente della slanciata ed attraente signorina, intanto andata a guadagnare con un marito in vena di tradire la moglie per sentirsi sessualmente attraente e vivo. Dopoché una giovane sballata e rovinata dagli stupefacenti ha rinvenuto una borsa vuota ed è andata ad un “rave” di quelli che devastano i territori e distruggono i partecipanti, sovviene la signora in cerca del congiunto e l’investe con una sequela di offensivi insulti credendo che , oltre al suo lui, anch’egli stia lì per rimorchiare le donne come un porco. Intanto Amedeo fa avanti ed indietro dal suo mezzo, tenendo il suo sodale all’oscuro del tanto sperato soggetto umano in condizione di cambiargli la vita, che si chiarirà nel secondo tempo sul finale. La tipologia caratteriale umana non è tuttavia finita ed allora ecco arrivare la padrona d’un cane che s’è perso e che quindi è costretta ad attaccare locandine di ricerca, però qualche malintenzionato gliele stacca e lei si fa promettere da lui un aiuto mordendo il responsabile se colto in flagrante. Il mezzo di trasporto diventa incredibilmente un furgone ed un camion, pur mancando il sospirato rapporto umano tra i due maschi, mentre sul finale del tempo vediamo una bella e fresca ragazza che insegue la felicità, come tanti di noi, soffrendo di visioni illusorie e fissazioni, quale un secchio al centro della sala. Da lei viene espressa una saggia massima che fa a pennello al caso nostro: “nella tristezza si ricorda con più tristezza ed amara sensazione la gioia e felicità un tempo vissuta”. Prima che si chiuda il sipario sul primo tempo l’ animalista minaccia di sparargli in quanto le locandine sono state staccate e lui è rimasto inerte per cui si sentono colpi di pistola e fuochi artificiali con pirotecnici scoppi a ripetizione. Nella seconda parte della pièce il “plot” ricalca lo schema della prima , ma gli attori si scambiano i ruoli e subentrano alcune interessanti innovazioni,  cambiamenti d’identità nella galleria della fauna umana analizzata. Non c’è più la “signorina dai facili costumi o tacchi a spillo”, bensì un transex che rappresenta l’altra grande categoria dei travestiti ed omosessuali che il generale Vannacci ha vilmente e volgarmente definito contro natura, razza minoritaria, come se non fossimo tutti una sola razza, mentre il marito stavolta non è un galeotto maschio affetto da “gallismo mondano” e “puttaniere”, viceversa è patologicamente oncologico per accanito tabagismo e la consorte gli sequestra gli accendini per salvarlo, ma nessuno funziona ed il malcapitato protagonista, non potendo accendere una sigaretta, li butta sprezzantemente via. La signora borghese non ha smarrito il quadrupede, ma non ha più la figlia Daniela e pertanto deve mettere locandine umane facendo magari ricorso alla trasmissione televisiva di Federica Sciarelli “ Chi l’ha visto?”, che ha mantenuto il suo posto su RAI 3 al contrario di altri che l’hanno perso per il nuovo regime politico di Viale Mazzini ed hanno dovuto traslocare a “Mediaset” contando sulla bontà di Pier Silvio Berlusconi od a “LA 7” con la benevolenza dell’editore Cairo “patròn” del Torino nella campagna acquisti dei volti imperanti della televisione con la “videocrazia” durante l’estate. Si ritroverà Daniela assorbita dal caos urbano e desidererà riemergere alla luce, diversamente da come altri,  ad esempio Majorana ed il professor Caffè,  hanno fatto con la conseguenza della loro morte presunta? L’attesa del poveraccio senza punti di riferimento di compiuta mezz’età , rimproverato da una nevrotica e scorbutica donna del palazzo di fronte che soffre d’insonnia e non riesce a dormire per i suoi continui strilli, s’incontrerà con l’incognita signora che Amedeo gli faceva intravedere come ultima risorsa di salvezza? Nella conclusione sembra di sì riuscendo lui a farsi un veloce e sereno valzer con questa figura personificata e che si configura come la fortuna che bisogna saper riconoscere e cogliere al volo, senza lasciarsela sfuggire e leggendo il favorevole destino o “kairòs” che nella vita ci fa un occhiolino una volta sola e poi sparisce per sempre, com’è capitato a noi. Un altro ammaestramento che deriva da tale apologia satirica è che occorre aiutare il prossimo ad uscire dalle sue sventure con le opere di misericordia e carità corporale e spirituale, che ora ci sono state richieste dal tragico terremoto del Marocco e dalla straripante inondazione della Libia. Nostro dovere umano sul piano comune e cristiano per chi crede è di soccorrerli anche se di differente religione, comunque sempre monoteista. Infatti saremo giudicati alla fine dei tempi sull’amore dato ai nostri simili e soltanto questo, insieme alle nostre memorie ed opere, scoperte, scientifiche e culturali, letterarie e filosofiche, lasceremo dietro di noi. Sempre ai Servi sabato e domenica vi sarà lo spettacolo “Love rental”,che garantisce un nuovo sano divertimento.

Giancarlo Lungarini 

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