In scena il 30 settembre 2023 al Teatro Nuovo di Piana Battolla (Sp)
“Pennellate di Ricordi” è una produzione ”Associazione Culturale Teatrale Quelli che il teatro” con direzione di Anna Maria Girani, scenografia, luci e costumi di Martina Rocchi e della stessa Girani per il Progetto Spettacolo Sperimentale di Teatro & Lis. L’avvincente creazione della regista ruota intorno al ricordo di una loro giovane attrice. Martina Alberti era una giovane promessa che con le sue notevoli doti attoriali ha contribuito per molto tempo a valorizzare il prodotto culturale dell’Associazione. La sua prematura scomparsa ha gettato nello sgomento non solo tutti coloro che la conoscevano ma anche il mondo del palcoscenico. Lo spettacolo in sua memoria è un coinvolgente vortice emozionale.
Anna Maria Girani dice del suo spettacolo:
“Un cammeo, un collage di immagini, suoni, vibrazioni ed emozioni travolgenti che toccano il cuore…non semplice…anzi…bisognoso di forza e di coraggio. Gli strappi dell’anima non si possono sanare, non si possono spiegare. Non esiste un medicamento miracoloso che possa curare il dolore…solo l’amore può soffiare dolcemente sulle ferite.”
Sul palcoscenico il simbolismo cattura l’anima dello spettatore attento.
La scala rappresenta i gradini della vita. Ogni salita è un passo verso il dopo, ma il dopo non ha remore né ripensamenti. Il dopo non si può fermare perché ogni alzata è una tappa, ed ogni tappa è una ricerca di sé. Una nuova esperienza che può essere positiva ma anche lacerante e distruttiva. Il ciclo della vita offre anche la possibilità di indugiare, non procedere, sostare o addirittura recedere di uno scalino. Ma chi sceglie di tornare al gradino inferiore non rivive le emozioni vissute perché il passato non torna se non in forma illusoria. Allora inesorabilmente come per completare una sequenza arriviamo all’ultimo passo pur sapendo di arrivare al compimento, al vuoto, alla fine del ciclo. Ma l’oltre non è il vuoto interiore autodistruttivo dei personaggi dannati di Ibsen. In questo caso il vuoto è l’ entrare in una nuova dimensione. Una immagine riflessa in uno specchio. Lo specchio è una presenza instabile, che mostra sé stesso in un sottile gioco fatto di segni ed eloquenti significati. Il riverbero dell’immagine mostra ciò che appare, ma ciò che appare è solo conoscenza ingannevole, quindi un riflesso nel riflesso. Lo stesso riflesso che condanna Narciso ad essere schiavo di sé stesso tanto da trasformare sé stesso in ombra. L’impatto scenico delle ombre cinesi è fondamentale nell’architettura della trama. Il sottile gioco delle ombre non è solo parte della cultura orientale. L’ombra nella nostra cultura è un’immagine, una produzione figurativa. Ogni essere vivente ha bisogno di essere accompagnato dalla sua ombra. Chi non ha ombra non ha vita, e chi non ha vita o è uno spettro o un Dio. Solo gli Dei quando scendevano sulla terra non avevano ombra, ma loro erano immortali. L’ombra è una creatura onirica, impalpabile. Omero ha descritto per la prima volta l’infruttuoso abbraccio e la delusione di fronte al confondersi del corpo con l’immagine. Ulisse, quando scende nell’ Ade , vuole stringere a sé l’immagine della madre, ma questa scivola via come parte di un sogno. Anche Enea vive le solite frustrazioni quando nel regno delle tenebre vuole abbracciare l’ombra del padre.
“ter frustra comprensa manus effugit imago, par levibus ventis volucrique simillima somno.”
(Quando ebbe detto queste cose, mi abbandonò, piangente e desideroso di dirle molte cose, si dissolse nell’aria evanescente.)
L’ombra è il confine tra il corpo e l’immagine che si lascia oltrepassare. Ma nell’ombra ci dobbiamo riconoscere e confrontare perché senza di essa noi saremmo incompleti.
Pennellate di ricordi… è una drammaturgia di profonda cultura, ricca di simboli onirici che impreziosiscono la trama. Sul palco attori navigati e giovani promesse si avvicendano dimostrando elevate doti interpretative. Anna Maria Girani con assoluta padronanza dirige un testo ricco di pathos. In scena le emozioni palpitano, sussultano, si fanno pianto. Martina non sarà mai un ricordo perché la sua anima continua a vivere e recitare nell’immortale palcoscenico del cuore.
Giuliano Angeletti