Il desiderio tersicoreo di Ciccio Speranza destinato a una cocente delusione al Belli

Data:

 

Fino al 15 ottobre 2023 al Teatro Belli di Roma

Nel nostro lavoro professionale di critici teatrali uno dei più vivi motivi che ci sostiene ed anima la sera è quello di scoprire nuovi testi, che ci possano suscitare riflessioni  mentali e sentimentali , civili e sociali, culturali ed economiche, religiose, che accrescano la nostra formazione letteraria e filosofica, umanistica, secondo il famoso insegnamento socratico “sappi di non sapere” che vale per tutto il nostro esistere. Ecco dunque la ragione per cui siamo usciti contenti domenica pomeriggio dal teatro Belli in Trastevere dove avevamo assistito all’atto unico della durata di un’ora della compagnia “Les Moustaches” creata a Bergamo composta da giovani inferiori ai 30 anni che s’esprimono tecnicamente nei diversi settori dello spettacolo, che hanno poi allargato all’ideazione di trame e sceneggiature per film e serie televisive. Nel  presente anno a coronamento delle loro fatiche hanno vinto il premio “Iceberg” della rivista teatrale “Hystrio” quale migliore formazione giovanile operativa sulla scena. Nel 2020 il copione dell’orobico Alberto Fumagalli  e della romana Ludovica D’Auria , che sono uniti da un dolce amore anche nella vita, intitolato “La difficilissima storia della vita di Ciccio Speranza”, trionfò al Fringe Festival di Roma e poi dovette essere sospeso per la pandemia del Covid, che in questo periodo, sta avendo una recrudescenza, per cui non ci siamo lasciati sfuggire l’occasione per recuperarlo e davvero c’è piaciuto in quanto c’ha riportato al settore economico primario dell’agricoltura, che sembra scavalcato dai tempi del secondario industriale  e del terziario dei servizi. Siamo nell’entroterra della Sardegna, almeno così c’è parso di percepire dall’espressioni idiomatiche  dialettali e dalle filastrocche in onore dei santi come dagli stornelli per il vino “Il bianco rende franco ed il rosso commosso”, che s’alternano a  suoni fonetici onomatopeici per la primavera con il volo degli uccelli e vedendo oniricamente  la sognata neve invernale che imbianca con lucidi paesaggi incantevoli. Il padre rimasto vedovo non sa più  a chi dare il bacio della buonanotte ed augurare il buongiorno, per cui avverte la mancanza della moglie e con tale trauma interiore non rimosso la notte, quando dormono su giacigli costituiti da cassette di legno, russa per cui Denis e Ciccio i suoi due figli non sanno come farlo smettere ed hanno bisogno di ricorrere al verso degli animali fino a trovare quello giusto. Si danno a pestare l’uva per produrre il frutto di Bacco, raccolgono la frutta e verdura ed in particolare  Ciccio munge le vacche con 100 litri alla settimana, prende le uova dalle galline  e libera le luccioline , ma questo non lo soddisfa e comincia a pensare di dover evadere da lì per realizzarsi, come ‘Ntoni  nel romanzo “I Malavoglia” di G. Verga, mentre rimprovera Denis il fratello per il suo linguaggio sboccato e per averlo sorpreso nel momento dell’autosoddisfazione sessuale. Denis è timido e ricorre all’onanismo in quanto non riesce a confessare il suo forte amore a Lisetta Rota per cui si limita a sognarla vagheggiandola, ricevendo invece da Ciccio la forza incoraggiante per vincere il blocco che lo frena nel suo palesarsi all’amata ed il più dinamico e brioso Ciccio gli suggerisce le giuste ed opportune parole similmente a quello che accade in “Cyrano de Bergerac”. Intanto Ciccio è preso sempre più dal suo sogno ed indossa un rosa tutù, dando luogo ad incrociati dialoghi serrati che mescolano l’idioma regionale all’italiano con un sarcastico e frenetico parlare in cui si scatenano ad un ritmo così veloce, progressivo ed incalzante, da orchestrare sbrigliate, allegre e vulcaniche filastrocche che elettrizzano il pubblico sulle poltrone della platea. Il padre nell’interesse patrimoniale del loro nucleo domestico respinge la volontà tersicorea di Ciccio e lo biasima in quanto non s’impegna più come prima e la produzione casearia diminuisce , limitando il reddito della famiglia priva d’un angelo custode o vestale del focolare, per cui lo spinge dolorosamente a mettere da parte la sua ispirazione psichica, come se fosse un egoismo  personale che si ripercuote sul tenore sociale del terzetto Speranza, inducendolo a pensare che “è più  opportuno vivere infelici che morire felici” poiché con lo spostarsi in città e darsi al ballo rischierebbe una brutta esperienza con molti ostacoli che non sarebbe in grado di superare. Pertanto deve amaramente riporre il sogno ad occhi aperti nel cassetto, ovvero  spogliarsi della succinta tuta messasi ed alzare  lo sguardo immaginando una piroetta e volteggio sul palcoscenico, “assolo” , alzando le mani al cielo dove si vorrebbe sollevare. Insomma uno spaccato di realtà agraria, d’identità di genere, di aspirazioni esistenziali  tramontate come alcune delle nostre e di tanti individui che non si sono più ripresi dal loro fallimento in carriera o bocciatura delle loro volontà, reso con un indomito eloquio icastico e seducente l’attenzione degli astanti con un ritmo  indemoniato in crescendo come uno straripante fiume in piena. I tre incandescenti protagonisti della pièce, che sarà replicata fino a domenica prossima, sono :Damiano Spitaleri,Alberto Gandolfo e Federico Bizzarri. Successivamente andrà in scena dal 19 fino a metà dicembre la rinnovata e puntuale rassegna del teatro drammaturgico inglese, ormai appuntamento fisso in autunno al Belli. Si protrarrà fino a metà dicembre con appuntamento sempre la sera alle 21.La curiosità è constatare a che punto siamo concettualmente nella scrittura drammatica fuori dall’Europa e quindi riteniamo che anche quest’anno avremo un notevole concorso di appassionati del genere e del teatro in particolare. L’intero programma sarà scaricabile dal sito del Belli quanto prima.

Giancarlo Lungarini

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