Testori e I Promessi sposi, nuovamente alla prova

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Al Piccolo Teatro di Milano, in scena fino al 22 ottobre 2023

Preceduto da un intenso preambolo di Andrée Ruth Shammah, fabulatrice di verità eterne, prende vita sul palcoscenico del Teatro Studio Melato I Promessi sposi alla prova di Giovanni Testori, adattamento e regia della stessa Shammah. Storico spettacolo– giunto alla terza edizione – montato in occasione del centenario della nascita di Giovanni Testori e dei 150 anni dalla scomparsa di Alessandro Manzoni. Nato nello spazio teatrale del Salone Pier Lombardo, nel 1984 prendeva vita l’ultimo lavoro del poliedrico scrittore di Novate: una rilettura critica dei Promessi sposi di Alessandro Manzoni, una “messa alla prova”, da parte di una piccola compagnia di paese, guidata da un Maestro d’arte e di vita. In questo lavoro Testori ritesse e traduce nel suo linguaggio, in certi punti deliberatamente tradendolo, il famoso testo di Alessandro Manzoni, rendendo in forma diretta e d’immediata contemporaneità le verità che soggiacciono, facendole balzare avanti gli occhi degli spettatori. Non è più lo spettacolo precedente e neppur quello di quarant’anni fa, ma del tutto nuovo, asciugato, in cui si è sorpresi dal passare degli anni ma con lo stupore di ritrovarsi ancora interessati, calato nella drammaticità del momento che viviamo. Un incubo dal quale ci si spera di risvegliare, da questo prolungarsi del sonno della ragione, sonno voluto e responsabile della ragione di fronte al male. Ecco allora in scena i “soldati dell’arte”, che rinnovano la sapienza del mestiere teatrale dando valore alla parola, che s’incarna e fa divenire realtà un riflesso del passato. Rispettare la parola (tema tanto caro al Maestro di Novate) nella sua interiore musica…che una volta pronunciata fa sì che i personaggi esistano per sempre, con quelle citazioni dentro e fuori dal testo che lo ancorano al presente. Viltà, pronunziata dalla Perpetua acquista un tragico e intenso sapore di eternità; prepotenti e ingiusti che sempre popolano il modo. I deboli, che sempre devono perdere per vincere, bisognando loro credere con più forza in quei (e questi) momenti difficili: notte dell’imperscrutabile scesa un’altra volta sul mondo, a farci conoscere il male fino in fondo. La fuga in barca di Renzo e Lucia, a drammatico parallelo della tragedia dei migranti: il teatro, una volta di più, metafora della vita. E si ode, registrata, la voce di Franco Parenti quale incipit alla rappresentazione. Giovanni Crippa veste oggi i panni del Maestro, dopo essere stato Renzo nell’edizione del 1984, se non riesce sempre trascinante “regista” della compagnia e maestro di vita, sa suscitare con giusti tremori e velata codardia la figura di Don Abbondio, così come sincera e intensa la lacerazione prestata a Fra Cristoforo, in viva evocazione a recuperare il senso dell’unico e umano dovuto: il sentirsi tutti uguali. Federica Fracassi, con evocatrice voce che vien dal sottosuolo, prorompe in scena, illuminandola con la sua forte presenza: travolgente apparizione, fasciata di raso e velo neri da cui trasudano complicità e sfrontatezza di vivere, in dilagante e irrefrenata sensualità. Spudoratamente viva nei detti che il novatese le mette in bocca, ritrovando nella sua interezza il più puro Testori. La Fracassi aggiunge poi, non di meno intenso ma contrapposto valore, l’intensità drammatica dell’esser madre, nel personaggio iconico della Madre di Cecilia: memento plastico e dolente di tutte le madri per le uccisioni dei figli. Tobia Dal Corso Polzot era un Renzo giovanile ma d’inesperto spessore umano, più godibile nelle parti dei caratteristi via via chiamato a impersonare. Aurora Spreafico, una sempre debole Lucia. Vito Vicino Don Rodrigo di efficace rappresentazione del malvagio, colpevole del male provocato negli altri. Rita Pelusio, puntuta caratterista, per chiudere con la sapida partecipazione di Carlina Torta. Le scene erano di Gianmaurizio Fercioni, i costumi di Andrée Ruth Shammah, luci di Camilla Piccioni e musiche di Michele Tadini e Paolo Ciarchi. Una produzione Teatro Franco Parenti, Fondazione Campania dei Festival con la collaborazione di Fondazione Teatro della Toscana, Associazione Giovanni Testori. Applausi calorosi a tutta la compagnia e alla regista Shammah. Al Teatro Studio Melato di Milano.

gF. Previtali Rosti

 

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