Al Teatro Elfo Puccini, Milano. Recita del 17 ottobre 2023
A inaugurare la 50° stagione, il Teatro Elfo Puccini ospita il pluri premiato e da più di un decennio itinerante sui palcoscenici italiani, Muri prima e dopo Basaglia. Una produzione Teatro della Cooperativa, Mittelfest con il sostegno di Regione Lombardia – progetto Next 2010 e Provincia di Trieste finalista Premio Riccione per il Teatro 2009, Premio Anima 2012, Premio Le Maschere del Teatro Italiano a Giulia Lazzarini come miglior interprete di monologo 2015. Scene di Carlo Sala, musiche Carlo Boccadoro, luci Claudio De Pace. Renato Sarti, che conobbe personalmente Basaglia e il suo “rivoluzionario” progetto, è il regista e l’autore del testo, frutto dell’elaborazione di personali testimonianze raccolte d’infermiere triestine che, senza specifica preparazione, si erano trovate a lavorare nel manicomio locale. Tra queste Mariuccia Giacomini, la voce narrante, assunta senza alcuna specializzazione, si è ritrovata a compiere un percorso di crescita, professionale ma anche e soprattutto personale, risucchiata dall’avanguardistico metodo basagliano. Quello che avvenne quasi cinquant’anni fa fu un cambiamento di mentalità straordinario operato da un giovane medico che, entrato in manicomio, prima ancora di vedere quel che succedeva fu travolto dagli stessi odori di morte e fisicità repellenti, provati sulla sua pelle, in carcere, molti anni prima. Ai suoi occhi si presentavano corpi umani che di umano avevano conservato solo la forma, spesso legati e privati di ogni dignità, svuotati di ogni sentimento e ridotti alla docilità da camicie di forza, psicofarmaci ed elettroshock. I pestaggi erano all’ordine del giorno; ultimo stadio prima della lobotomia. Questo il manicomio prima dell’arrivo di Basaglia: una sorta di lager, dove c’erano solo internati, senza più una storia o volto proprio. Con il suo arrivo si cambia visione, il dialogo e il rispetto prendono il posto della violenza, l’analisi e la riflessione tra ‘normalità’ e ‘follia’ portano alla presa di coscienza di una distinzione che non è poi così netta. S’instaura la condizione perché fra curanti e pazienti possa nascere una solidarietà, all’insegna della mutua comprensione, ossia condivisione dell’umana sofferenza. Mariuccia conosce il manicomio quando ancora era tale, spettatrice del rifiuto della società verso i “folli”, ma anche degli scomodi e derelitti che per una ragione non sempre psichiatrica erano finiti ammassati in quel luogo, senza quasi muoversi e tacendo sempre, cui era negato il lavarsi da soli. Poi tutto cambia, come la coscienza dell’io narrante: crollano i muri, prima quelli fisici e poi quelli più resistenti, nella mente degli altri. A dar vita ai ricordi e ai pensieri dell’infermiera, ormai posta a riposo, è ancora e sempre Giulia Lazzarini che, pur costretta in poltrona (altro “muro” oltre a quello del leggio…) sprigiona un carisma cui è difficile sottrarsi: a increspare la superficie del racconto – e della scena – ci pensano i giochi di luce e le distillate musiche. All’iniziale affaticamento, l’attrice fa seguire una straordinaria identificazione con il personaggio, giocata come lei sa fare, su gesti e toni di voce dalle infinite screziature di colore, dosate sospensioni, rarefatta magia. In perfetta simbiosi con il fluire dei ricordi ed emozioni dell’infermiera, non teme di esserne trascinata e, in alcuni punti, travolta e sopraffatta. Con sapide infarciture dialettali Giulia/Mariuccia condisce il suo dire – a non esacerbare un tema delicato – lasciando che emozioni e teatralità di un testo di grande impatto, colpiscano lo spettatore emozionandolo e inducendo a riflettere, senza farlo arretrare a fronte di un tema inusuale. Lo sguardo nella narratrice si fa via via più struggente, intriso di un’umanità e di una nostalgia oggi impensabili e, passate le fisiche violenze del passato, esorta e mette in guardia su quella subentrata forma di negazione (altrettanto feroce), dell’indifferenza e del cinismo verso tutto ciò che non è “normale. Uno spettacolo civile, quello di Renato Sarti, che vuole essere anche insegnamento etico. Ovazioni finali per la protagonista Giulia Lazzarini.
gF. Previtali Rosti