Sarà presentato a Roma, sabato 11 novembre ore 16 al Teatro Arcobaleno di via Redi, Pyth in love (Pitagora innamorato, ovvero un teorema in forma di Poema) del poeta statunitense Lee Slonimsky nella traduzione dall’inglese di Enrico Bernard, edito dalla casa editrice svizzera BeaT.
Il volume con testo originale a fronte è presentato dalla scrittrice americana Carol Goodman. L’attore Giampaolo Innocentini leggerà una scelta di brani alla presenza dell’Autore che si alternerà nella versione inglese.
Il reading presentato da Nancy Mellychamps, editor della rivista di poesia americana Lyric, è accompagnato dall’arpista Maria Chiara Cannelli. Introduce vincenzo Zingaro, direttore artistico del Teatro Arcobaleno.
Lee Slonimsky ha pubblicato dieci raccolte di versi negli Stati Uniti. Ha scritto il romanzo Bermuda Gold ed è coautore dei tre romanzi della trilogia Black Swan Rising sotto lo pseudonimo di Lee Carroll, insieme con Carol Goodman, scrittrice vincitrice del premio Hammett e Mary Higgins Clark. Il suo libro di poesie Pythagoras in Love è stato tradotto, oltre che in italiano, in greco, francese e polacco. Come professione gestisce un hedge fund che si batte per la protezione umana degli animali (come il suo mentore di 2.600 anni fa, Pitagora) nel mondo degli affari. Lee Slonimsky è l’esecutore letterario per l’archivio della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti dell’ex poeta laureato Daniel Hoffman, suo insegnante e mentore all’Università della Pennsylvania, USA.
Pitagora innamorato è una raccolta di quarantasei poesie basate sulla vita dell’antico filosofo e matematico Pitagora, vita brillantemente introdotta al poeta dai Pitagorici dell’Università della Pennsyl-vania Charles H. Kahn. Pitagora, nato sull’isola greca di Samo, trascorse gran parte della sua vita in Italia, nella colonia greca della Magna Grecia. Tra le convinzioni e le doti di Pitagora sottolineate nelle poesie vi sono l’importanza dei numeri nell’organizzazione dell’universo e l’interconnessione di tutti gli esseri viventi, soprattutto uomini e animali.
Per gentile concessione dell’editore publichiamo la prefazione di Carol Goodman.
A spasso per l’Italia con Pitagora:
Una storia d’amore
di Carol Goodman
La traduzione in italiano di Pythagoras in Love completa un ciclo – la “forma perfetta” del cerchio che Pitagora celebra nell’elegia “Ritorno” – iniziato con la prima stesura delle poesie pitagoriche scritte da Lee a partire dal marzo del 2003. Da circa un anno scriveva sonetti elisabettiani, che componeva durante le sue passeggiate quotidiane, con il ritmo dei suoi passi che teneva il tempo del pentametro giambico. Durante una di queste passeggiate, pensando di provare qualcosa di nuovo, decise di scrivere un sonetto pitagorico. Alla fine della passeggiata, si rese conto di aver ricordato male il nome della formula. Naturalmente, intendeva un sonetto petrarchesco. Ma il dado era tratto: aveva composto una poesia con la voce di Pitagora usando la forma metrica del grande sonettista italiano Petrarca. Un piccolo lapsus di memoria aveva suggellato un legame tra le sue liriche e l’Italia, residenza storica sia di Pitagora (quando era Magna Grecia) sia di Petrarca (tranne quando era in esilio). Nelle poesie, Pitagora è sempre alla ricerca di un significato nei modelli – il gracchiare dei corvi, il volo delle oche – ma è anche visitato dalla casualità. “Ma poi, senza un segno, il corvo se ne va; questa casualità del destino gli dà un brivido./Vede la bellezza delle ali che si fondono con la notte…”. È stata una coincidenza curiosa che nello stesso periodo stessi scrivendo un libro ambientato in una tenuta con giardini all’italiana? Ispirandomi a Lee, ho creato un poeta di nome Zalman Bronsky che vaga per i giardini italiani componendo sonetti che Lee ha gentilmente accettato di scrivere. Immersi nella ricerca sui giardini italiani, nell’estate del 2004 ci recammo a Roma e a Sorrento. Mentre passeggiava nel Foro Romano, Lee scoprì un busto di Pitagora e fu ispirato a scrivere un “Counting Toward the End”, in cui “Pitagora divide l’alba estiva/nel cosmo, moltiplica per la brezza/e la qualità della luce gialla alla deriva/per calcolare quante rose prosperano/entro il confine della vista circolare”. Il suo calcolo è in conflitto con ciò che vede, eppure la sua “fede nella verità della matematica resiste nonostante/questo fallimento”.
Camminare per l’Italia con un poeta che citava i sonetti mi ha portato a chiedermi se Shakespeare, che ha scritto così spesso dell’Italia, fosse mai venuto lì; è nato così il mio romanzo successivo, L’amante dei sonetti (2007). Lee ha accettato di scrivere i sonetti per il libro con la voce della mia dark lady immaginaria, Ginevra de Laura. Per le ricerche del libro, nel febbraio 2004 siamo andati in Italia e abbiamo soggiornato a Villa La Pietra, sulle colline sopra Firenze. Mentre passeggiava per il Museo degli Uffizi, Lee scrisse “Aspettando il suo precettore”, in cui Pitagora vorrebbe poter “calcolare un Pi greco/che, moltiplicato per l’alba, preveda la brezza/che accarezza le foglie d’ulivo che penzolano vicino/alla sua finestra colpita da raggi rossi e freccianti…”. Il suo tutore arriva, “battendo le ali in volo”, prima che egli riesca a completare il suo calcolo. Compito che espleta nel poema successivo, “Maestro”: qui Pitagora intuisce “il modo in cui il mondo inizia” nella geometria dei “falchi che vol- teggiano” e trova “una matematica che è ovunque”.
Anche noi eravamo in un cerchio che ci ha riportato in Italia nell’estate del 2006 sempre per ricerche per il mio romanzo La villa di notte. Abbiamo viaggiato a Napoli, esplorato la grotta della Sibilla a Cuma, una reliquia (e il primo insediamento) della Magna Grecia che Pitagora consigliò al sovrano, e visitato la villa di Tiberio a Capri. Mentre passeggiava a Sorrento, Lee scrisse la poesia “Epilogo: Pacifista”, in cui Pitagora ricorda una delle sue vite passate come il guerriero Euphorbus. In “Gli occhi di un altro” Pitagora ricorda un’altra vita passata come lbero e pensa a come accoglierebbe “la rivoluzione degli occhi di un altro”. Questo è lo stupefacente dono poetico di Lee: essere in grado di abitare gli occhi di un altro. Proprio come “il sole insegna la matematica a ogni foglia e a ogni ramo”, le poesie di Lee ci insegnano a vedere il mondo in modo nuovo, non solo attraverso gli occhi di Pitagora, ma attraverso la lente del sole, degli uccelli, dell’acqua, degli alberi e, in definitiva, del mondo stesso.
Leggendo ora le poesie, nella splendida e avvincente traduzione italiana di Enrico Bernard, mi tornano in mente i viaggi che io e Lee abbiamo fatto in Italia. Il nostro amore reciproco per l’Italia ha dato vita a un’opera e poi a un’altra: una collaborazione tra poeta e romanziere, marito e moglie, ma anche tra noi e l’Italia. Anche una traduzione è collaborazione. In questa elegante e indimenticabile opera di Enrico Bernard, le poesie risplendono di nuovo attraverso “la rivoluzione degli occhi di un altro”.
Leggerle in italiano significa ricordare la loro origine – Pitagora che passeggia per il Foro, gli Uffizi, i limoneti di Sorrento e rievocarle. L’Italia vive in queste poesie; e ora esse vivono in Italia.