Si pubblicano le poesie di Salvatore La Moglie, partecipante alla sesta edizione del Premio Pierluigi Galli.
Ho visto di nuovo l’orrore, la stupidità e la follia della guerra
Ho visto di nuovo l’orrore, la stupidità e la follia della guerra
bombe missili droni e gli uomini come carne per insaziabili
cannoni.
Ho visto di nuovo l’orrore, la stupidità e la follia della guerra
vecchi donne e bambini sottoterra o costretti a lasciar la propria
terra.
Non bastavano due guerre mondiali, quelle del Golfo,
dell’Afghanistan e della Siria… : ci mancava anche quella della
Russia contro l’Ucraina, a lei così vicina…
Intanto, dopo più di un anno di bombardamenti, di decine di
migliaia di morti, città distrutte, tanti lutti e tanto inutile dolore,
si continua nella follia, nella stupidità e nell’orrore, in un
braccio di ferro senza fine e al di là dei propri confini.
Sembra una sfida all’ultimo sangue, sì, ma quello della povera
gente che soffre e muore per i capricci dei Signori della Guerra
e di un Potente, per i quali la vita degli altri vale poco o niente.
I popoli vogliono la pace ma l’Uomo della Guerra (forse pure
nucleare) tace e prosegue con ottusa convinzione nella sua
opera di distruzione. E allora la domanda viene: Sarà mai capace
l’umanità di porre fine alla sua distruttività? Sarà mai capace di
porre fine a un orrore, a una stupidità e a una follia che dura da
più di seimila anni di incivile barbarica civiltà?
Intanto, nell’attesa di un’improvvisa resipiscenza, per Ragion di
Stato e di Potenza, si continua nell’orrore, nella stupidità e nella
follia di seminare distruzione morte e violenza.
Avrei voluto fermare per sempre il tempo
Avrei voluto fermare per sempre il tempo,
vivere senza orologi e calendari, senza i
ritmi frenetici della civiltà globalizzata che
rende la nostra vita più stressata e più malata.
Avrei voluto fermare per sempre il tempo
per avere l’occasione di poter vivere
l’illusione di un’altra più umana dimensione.
Avrei voluto fermare per sempre il tempo
per non dover vivere nell’Aldilà la mia
piccola eternità che cercavo nell’Aldiquà.
Avrei voluto fermare per sempre il tempo per
vedere se è davvero assoluto o piuttosto
relativo e anche per sentirmi un po’ più vivo.
Avrei voluto fermare per sempre il tempo,
afferrarlo per il collo e come a una bottiglia
mettergli il tappo per tenerlo sotto scacco.
Avrei voluto fermare per sempre il tempo,
cogliere l’attimo ma non ho saputo. Come
Faust fermarlo avrei voluto per dirgli come
sei bello! ma non ho mai potuto perché l’ho
subito perduto.
Avrei voluto fermare per sempre il tempo per
poter dire “basta alla guerra su questa Terra!”.
Avrei voluto fermare per sempre il tempo ma
mi è scivolato via, l’ho perduto per le strade
della mia malinconia, dove rivedo valigie mai
pronte, treni perduti e viaggi mai fatti se non
con la mia alata e solitaria fantasia.
I poeti non scrivono sulla sabbia
I poeti non scrivono sulla sabbia
ma cercano di dire e di lasciare
parole eterne e infinite che sono
come sulla pietra scolpite.
I poeti non vogliono vivere alla
giornata, volano alto e anelano
a quei respiri che sulla terra
luogo e spazio non hanno e
li rendon più liberi e vivi.
Perché ai poeti che contestano
il reale con tutto quel che c’è
di assurdo e di banale, questo
mondo non può certo bastare.
E così con la mente sempre
oltre il consentito vanno, la loro
meta non ha divieti di accesso
limiti e confini e il loro viaggio
è sempre un viaggio senza fine.