Skinamarink. Quando il genere horror ritorna alle sue origini

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Questo film vuole trasmettere un senso di terrore e di angoscia attraverso il suo visto e non visto, e soprattutto attraverso i suoi silenzi ed i tempi molto lenti e morti con quelle immagini mostrate a camera tipiche dei film ansiolitici, la differenza che però vogliono rispecchiare un effetto alla Dottor Caligari ed alla Nosferatu, comunque un progetto molto interessante che assume il maggior senso di angoscia attraverso il grande schermo, naturalmente il regista kyle edward ball vuole creare un filo conduttore tra questo film ed il suo corto intitolato heck. La telecamera in prima persona, la soggettiva, il buio, i giochi di suono acceso e spento fanno creare un mix ansiolitico degno di un genere horror, i tempi molto lunghi e calmi servono appunto ad aumentare lo stato di panico e di angoscia, si vuole giocare con il vecchio stile di visto e non visto, con la magia del cinema di una volta che però riportata ai giorni d’oggi può creare emozioni maggiori, nonostante il film giri con un effetto vintage, come se fosse tutto girato in super 8 oppure con una vecchia cinepresa o videocamera anni 60/70.

Naturalmente questo tipo di film riesce purtroppo ad attirare solo una determinata nicchia di amatori ed estimatori del genere, per quanto possa essere piacevole e soprattutto comprensibile tutto quello che è stato fatto, magari ad un occhio meno esperto e meno conscio di quello che sta osservando, potrebbe sembrare una sciocchezza oppure un film alla paranormal Activity dei tempi molto più lunghi e lenti, mentre invece non è assolutamente così, poiché il film ha uno studio alle spalle e soprattutto una comprensione storico cinematografica di quello che viene mostrato a schermo. Il consiglio naturalmente è quello di visionarlo, comprendendo che non si sta vedendo un classico film horror dell’epoca contemporanea hollywoodiana, ma che è un film horror con degli studi e con un old style alle spalle.

Emmanuele Paudice

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