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SETE, un progetto urban pop

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SETE è un progetto urban pop: testi e metriche derivate dal rap sia  perché molto fitte ma anche come attitude e temi trattati anche se  incontra melodie quasi sempre cantate. Una musica che tende a voler  smuovere, come il rap sicuramente è stato storicamente più di altri  generi: portavoce di verità scomode. Sonorità urban con tutto ciò che  può essere contenuto in questo sempre più grande contenitore: rap, hip  pop, pop, elettronica e synth wave, trap.

“Nevermind” è il suo primo album, e noi volevamo saperne qualcosa in più, e siamo stati felicissimi di poterci confrontare direttamente con lei.

Ci racconti a che periodo della tua vita fa riferimento “Nevermind” e del perchè ti rappresenta ancora?

Rappresenta tutto ciò che è stato. Un passato di errori, in un certo senso. Di abitudini  controproducenti, disfunzionali. Volevo parlare di autosabotaggi in tante forme, anche perché noi esseri umani riusciamo a inventarcene di nuove di continuo.

Non ho mai incontrato nessuno che non avesse avuto in alcuni momenti della vita questo tipo di abitudini. Come se fosse una parte oscura in ognuno di noi da cui vogliamo ripulirci. Riconoscerla per andare avanti.

Questo album è per non dimenticare mai cosa siamo in grado di fare se seguiamo le parti di noi che non riescono ad amare.

Ti poni a priori il problema del genere che stai andando a proporre? L’idea in qualche modo di fondere cantautorato, rap e pop, è nata prima o è arrivata in itinere?

Mi pongo il problema del genere urban rap a cui mi approccio perché sono donna. E purtroppo nel mondo rap (con tutti i vari urban trap etc) per ora non c’è spazio per le donne. Quindi non sarà facile sfondare questo muro. Vedo che ci sono parecchie oltre a me che ci provano. E penso che se si apre una vera breccia in questa muraglia sarà un enorme traguardo per tutte. Chiunque sarà a farcela.

L’idea di fondere tutto nasce strada facendo, ogni brano che scrivo ha delle evoluzioni in tal senso, non so nel prossimo album infatti cosa succederà…

“Nevermind” significa “non importa”. Che cosa non ti importa, oggi e che cosa invece ti importava prima?

Nella canzone è quasi uno “sti cazzi” riferito a quello che dico dopo: “se percorri la strada delle emozioni”. Della serie, vivi a pieno quello che senti. Non farti frenare mai da niente e nessuno per esprimere te stesso. La vita è troppo breve per essere qualcun altro. Quindi troppo breve per essere gli artefici della propria felicità. Di questo mi è sempre importato e non penso smetterò, continuo a ricordarmelo ogni giorno.

Sei attenta alle nuove uscite discografiche? Come riesci a scovare nuova musica quando esce? Hai mai paura di non riuscire ad emergere?

È una paura concreta, per ciò che ho risposto in precedenza, ma anche perché oggi c’è un grosso sovraccarico di proposta. Bisogna procedere con piccoli passi per costruire una fanbase di persone vere che amano il progetto e poi piano piano crescere.

Sono attenta alle nuove uscite, ma ultimamente faccio più fatica a trovare nuova musica di cui mi innamoro. Spero che presto potrò dire diversamente a riguardo.

Stai già pensando al prossimo album? Come sarà?

Assolutamente sì, ma come dicevo lo scopriremo solo vivendo. Prima lo devo scrivere tutto per capirmi bene.

Morgana Grancia

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