Iliade. “Il gioco degli dèi” 

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Al Teatro Donizetti di Bergamo fino al 18 dicembre 2023, poi in tournée

A chiusura di “Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023” è andato in scena in prima nazionale al Teatro Donizetti: Iliade. “Il gioco degli dèi”, liberamente ispirato al capolavoro di Omero. Produzione Nuovo Teatro diretta da Marco Balsamo in coproduzione con Fondazione Teatro Donizetti, Fondazione Teatro della Toscana e Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia. Drammaturgia, testo e regia sono opera del team del Quadrivio formato da Roberto Aldorasi, Alessio Boni, Francesco Niccolini e Marcello Prayer, che operano un’azione di specchiamento e confronto con i miti dell’antichità e la guerra di Troia, guerra per antonomasia. In questa rappresentazione è evocata la portata universale dell’Iliade, attraverso la parola in perfetta mescolanza di gestualità e artifici teatrali, immersi in un bagno di musiche e luci, da dove scaturiscono le vicende visionarie di un variegato mondo di dèi e semidèi. Torna a riaprirsi, riemergendo da lontani studi scolastici, un orizzonte infinito, popolato di gesta eroiche e profezie, di sentimenti, inganni e amori, di amicizia e di coraggio. Una cavalcata in un mondo superumano che affascina ancora lo spettatore moderno (così lontano per la continua ubriacatura tecnologica in cui vive) stimolato da un’evocativa sapienza artigianale di far teatro. L’assunzione del senso epico è risolta attraverso una semplicità di espedienti visivi e di linguaggio che – non disdegnando l’ironia e una caustica rappresentazione di questi dèi nei loro lati prepotenti e tirannici, capricciosi e infantili, fa ben trasparire in scena una stretta integrazione all’epos omerico.  Raggiunta non con i modi aulici della ricostruzione o astrazione intellettuale, ma con quelli persuasivi di un rovesciamento di prospettiva. Lo spazio scenico è pensato quasi spogliato da ogni appiglio all’arredo teatrale: l’incontro con l’ampio orizzonte omerico, con rarefatti accenni a panorami o ambientazioni, è assolutamente fertile all’irruzione di dèi e semidèi, escludendo ogni effetto illusionistico. Due sportelli a vista, aprendosi trasformano l’impianto scenico, moltiplicando spazi e giochi di luce. L’irrompere di armature, scudi scolpiti, pupazzi e mascheroni, sull’ordito della parola, musica e pantomima, esalta il versante guerresco e primordiale, primigenio, degli dei dell’Olimpo, lucido specchio degli umani, con il loro carico di odio e di risentimenti. Alessio Boni convincente Zeus, in un’interpretazione di variegata gamma di colori, leggero nella smemoratezza, dalla superficiale sensualità alla serpeggiante volubilità, è un ancor più intenso Achille, superbo nelle offese, piagato dal dolore e nello strazio dalla morte di Patroclo, in drammaticità e violenza di accenti. Iaia Forte veste Era di sprizzante e intrigante ironia, variatissima negli accenti, maestra della flessuosa parola e con una tenuta di palcoscenico collaudatissima. Haroun Fall gustoso Hermes ma molto più partecipe come Patroclo, Jun Ichikawa disegna un’ammaliante Afrodite e puntuale Calcante, Francesco Meoni capace nel tratteggiare i quattro personaggi affidati: Ares, Paride, Agamennone, Sarpedonte. Elena Nico ancora un po’ acerba delinea un’Atena sempre dura, e presenta Elena con tratti generici. Marcello Prayer presta un timbro rugoso e personale ad Apollo, tratteggia bene il disperato eroismo di Ettore, ed è un commovente Priamo mentre Elena Vanni è una puntuale Teti e partecipe Andromaca. Scene di Massimo Troncanetti. Costumi di Francesco Esposito. Disegno luci di Davide Scognamiglio. Musiche di Francesco Forni. Creature e oggetti di scena di Alberto Favretto, Marta Montevecchi e Raquel Silva. Calorosa accoglienza finale per tutta la compagnia, chiamata più volte alla ribalta, con particolare affetto per Alessio Boni e Iaia Forte.

g.F. Previtali Rosti

ph. Gianmarco Chieregato

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