I ragazzi di “Amici” nella nuova elaborazione di “Open” di Daniel Ezralow

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I nomi dei grandi artisti e scrittori, registi e pittori, filosofi e letterati, non deludono mai e sono un marchio di garanzia per lo spessore valoriale e la profondità delle loro opere, che comunicano sempre profondi messaggi e forti emozioni  su cui meditare. Ne abbiamo avuto conferma martedì sera quando siamo andati al Teatro Olimpico a visionare il lavoro del coreografo californiano D. Ezralow  nato a Los Angeles e formatosi nell’Università di Berkeley, che fondò i  MOMIX ed il gruppo ISO con l’acronimo della sua fiducia nella vita, per le sensazioni che desta e le sorprese che riserva ogni giorno. Dopo essere stato nel 2005 a Milano con lo spettacolo “Miranda” destinato al Festival Internazionale della Danza, dal 2007 collaborò per alcuni anni alla trasmissione “Amici” di Maria De Filippi e dal 2010 al 2013 fu incaricato di comporre le coreografie per l’apertura del Festival di Sanremo, un anno dopo di siglare l’inaugurazione delle XXII Olimpiadi invernali di Soci in Russia. Ebbe  per questa sua fervida attività molti riconoscimenti : il premio “Aeros Bravo” per la creazione di “Aeros” nel 2004 per gli assi della Federazione Ginnastica Rumena ,il Positano ed il Nijinsky Award, mentre la Filarmonica Romana,  che sponsorizza i suoi lavori nello spazio culturale di Piazza Gentile da Fabriano da numerosi anni, lo  fece partecipe “ad honorem” del suo Consiglio Direttivo. In questa stagione dopo il meglio del repertorio dei MOMIX guidati da Moses Pendleton, possiamo ora assistere al lavoro che Daniel e la moglie Arabella Holzborg  plasmarono nel 2012 a Los Angeles per invitare i loro adepti a schiudersi alle sensazioni ed  emozioni che ci riserva il vivere quotidiano. Fu presentato nel novembre dello stesso anno nelle Marche a Civitanova e quindi proseguì la tournée in Italia fino al 2014. Poi nel 2016 esordì negli Stati Uniti e tornò in Italia con l’uso delle moderne tecnologie scientifiche , accolto ancora una volta con unanimi consensi ed ovazioni festose, scroscianti battimani. Si tratta di 18 piccole storie piene d’ironia, rapide e fulminanti da gustarsi al volo, con il sussidio formidabile di luci, costumi e videoproiezioni dei ballerini con vesti scuri sullo sfondo dei 4 pannelli insieme al gioco con le consonanti e vocali del titolo; l’impressione finale è positiva per la molteplice e preziosa multimedialità che sottolinea il perfetto stili lucido del coreografo a stelle strisce. Il brioso dinamismo e la prorompente vitalità dei giovani della ricercata fucina di Mediaset ci spalancano le porte per cogliere il “pathos” della vita con la su schiera di emozioni :gioia, felicità, amore, delusione, sofferenza per i fallimenti ed i tradimenti, la malattia del nostro “body”. La prestigiosa effervescenza fisica e l’eccelsa prova singola e di “ensemble” dei danzatori  rendono in pieno la suggestiva energia vitale che anima codesti giovani, che non si vogliono arrendere o far irretire dai colpi della sorte, in particolare la mancanza del lavoro e le crisi sentimentali. Due sono pertanto le cause della totale adesione della platea a quanto sciorinato dai felpati ballerini :la carica emotiva  che avvertono in loro e la correlata sinestesia tecnica. La stessa energia di fondo è contenuta nella parola “Open” che indica lo schiudersi all’esistenza con coraggio e determinazione nelle scelte d’inserimento nel mondo, nel lavoro senza rinunciarvi in partenza o sulle prime contrarietà da risposte inevase,  per pensare piuttosto con serietà al prossimo ed al business. Non ci si deve deprimere alle prime difficoltà, non subire passivamente o farsi molti scrupoli e problemi, bensì superare le titubanze e risolvere le ansie con un rigenerato impegno culturale e stile qualificato da modi gentili e signorili. L’Arte è il giusto antidoto contro le paranoie e frustrazioni giacché trasmette passione, cultura arricchente, estasiata ammirazione da sindrome di Stendhal e slancio creativo.  L’Arte può solo progredire, pur se con lo “specchietto retrovisore”  metaforicamente è in grado di trarre lezioni di formazione mentale, estro tecnico ed esempi fulgidi, dalla tradizione su cui innovare sperimentando. L’ammonimento del valente coreografo attraverso questa sua trascinante partitura o florilegio di 18 stupendi pezzi moderni sottolineati dalle musiche romantiche di Bach, Beethoven, Chopin, Liszt, Ponchielli,  Debussy,  Richard e Johann Strauss, Bizet, termina con l’esemplarità  giamaicana delle note di Bob Marley,  su cui è uscito la settimana scorsa il film “One Love” che ne ricostruisce la breve esistenza stroncata a soli 36 da un carcinoma mentre stava mietendo straordinarie lodi con la sua musica rock dall’America all’Europa ed all’Africa. Del cast dei giovani ballerini sul palcoscenico citiamo la performance a pieno ritmo con acrobatiche evoluzioni di :S. Antinelli, C. Bentrovato, O. Bifulco, M.Chavez, M. Ciccarelli, R. Di Grazia e C. Stefanelli, cui s’è aggiunta la superlativa prova di Klaudia Pepa. Il lavoro davvero fresco e lucido nei movimenti, gestualità ed evoluzioni acrobatiche, resterà al Teatro Olimpico fino a domenica   per riconciliarci con il dono dell’umana  esistenza, sfiancata dai continui pericoli  per la vita  da parte della guerra, delle vendette assassine  e dei cataclismi ambientali, come uragani, tifoni, maremoti o tsunami e terremoti. C’ha deliziato il notare un quasi “sold out” di presenze attente con lo sguardo ai singoli numeri dell’essenziale lavoro  sintetico per poco più di 70 minuti, con una varietà sfiziosa di pezzi  tesi a far emergere le singole risorse dei ragazzi, capaci in successione di fondere le loro virtù e risorse naturali od acquisite nei balli collettivi, con una magica fusione  sinestetica di musica e coreografia, del   gruppo.

Giancarlo Lungarini

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