La tragedia di Euripide rivisitata al femminile

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Non saprei dire, per via della mia inesorabile età boomer, se verrà raggiunto lo scopo che lo spettacolo si propone, di “avvicinare le nuove generazioni alla ricchezza della tradizione classica offrendo un’interpretazione moderna delle tradizioni mitologiche greche anche attraverso la danza e la musica”. Lo dirà certamente la lunga tenitura (dal 27 febbraio al 24 marzo al teatro Litta di Milano) del dramma Baccanti, il regno del dio che danza.

Pulsa potente una musica ritmica, mentre il pubblico ancora prende posto in una organizzazione spaziale degli spettatori non convenzionale, ma circolare attorno alla scena, ove già le cinque attrici danzano intensamente, quasi selvaggiamente, come in un rito di immersione in una trance liberatoria.

Inizia così il viaggio che si propone di fondere mito antico, riscoperta del rito e visione contemporanea della liberazione e dell’espressione corporea.

Il mito antico da cui trae spunto la piece è la tragedia omonima di Euripide, scritta nel 406/407 a.c., pochi mesi prima della sua morte. Uno dei temi centrali è il confronto serrato tra Dioniso, dio del vino, della festa e dell’estasi e Penteo, il re di Tebe, che contrappongono prospettive radicalmente differenti rispetto ai temi del potere, della libertà individuale e della trasformazione personale. Se in molti punti, la citazione del testo originale è letterale, alcune libere interpretazioni attualizzano e modificano profondamente la struttura narrativa.

La più evidente, in un mondo dominato e plasmato da norme e ideali maschili, è la scelta di un cast interamente femminile: cinque attrici/danzatrici (cui si aggiunge, in ossequio alla modernizzazione, una dj che dispone in lontananza le scelte musicali). L’unica presenza maschile è quella del regista, Filippo Renda, in un ruolo di servizio, “femminile” secondo gli stereotipi. Dopo la presentazione iniziale come prologo, Renda infatti “serve” nello spettacolo, portando via via gli oggetti funzionali alla rappresentazione.

Una scelta al femminile dunque, che tramuta in donna il personaggio di Dioniso e che affida il ruolo del re di Tebe ad una delle attrici. E analogamente anche i maschi Tiresia e Cadmo, nonno di Penteo, sono interpretati da altre attrici.

La contrapposizione tra ordine civile ed estasi rituale è dunque conflitto tra dominati e dominanti, con il despota Penteo che cerca di liberare Tebe dal culto dionisiaco.

Vari sono i temi che vengono evocati, con venature che richiamano spesso tematiche new age: il rifiuto della violenza e la celebrazione della pace, la cancellazione dell’orgoglio individuale, il ricongiungimento con i cicli vitali della terra, l’estasi per dimenticare sofferenze e dolori della vita reale (per cui “il vino non è un valore in sé, ma un potente strumento”). Il gruppo di donne che Dionisio porta con sé alimenta anche dinamiche di rifiuto dello straniero, cioè di rigetto della estraneità, per provenienza e per contenuto dei messaggi proposti.

(A chi scrive a volte è comparsa una inquietante similitudine visiva con altri gruppi di donne, organizzate in sette comparse alla ribalta delle cronache, osannanti a un leader indiscusso, quasi che Euripide avesse voluto proporre anche il tema del rischio dell’accecamento da fanatismo religioso).

Nella semplicità della scena e delle vesti, meritano tuttavia menzione i fantasiosi, colorati e ricchi copricapi che fungono anche da maschere caratterizzanti i personaggi.

Cuore pulsante dello spettacolo è la musica che, con le sue linee di basso pulsanti, gli arpeggi incalzanti e le melodie che si intrecciano, valorizza le capacità delle cinque attrici, impegnate con bravura in un baccanale continuo per tutto lo spettacolo.

Guido Buttarelli

 

Dal 27 febbraio al 24 marzo al teatro Litta di Milano
Baccanti Il regno del dio che danza da Euripide
drammaturgia e regia Filippo Renda
con Maria Canal, Gaia Carmagnani, Silvia Guerrieri, Filippo Renda, Sarah Short, Alice Spisa – dj performer Sofia Tieri
scene e costumi Eleonora Rossi
aiuto costumista tirocinante Katerina Stavrou – disegno luci e direzione tecnica Fulvio Melli – assistenti stagiste Gaia Barili, Susanna Giancristofaro
staff tecnico Stefano Lattanzio, Ahmad Shalabi
foto Sara Meliti, Alessandro Saletta
trucco Carla Curione
direzione di produzione Elisa Mondadori
produzione Manifatture Teatrali Milanesi

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