“Tre sorelle” di Cechov della Compagnia Muta Imago è una pietra preziosa che brilla di pure sentite emozioni

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Nel mare infinito chiamato Teatro, uno spettacolo si eleva in tutta la sua forza, la bellezza, l’ispirazione: “Tre sorelle” di Cechov, diretto da Claudia Sorace e interpretato da Federica Dordei, Monica Piseddu, Arianna Pozzo.

La Sorace, insieme al drammaturgo Riccardo Fazi, fanno la cosa più difficile, stante il fatto che prendere un classico potrebbe significare andare sul sicuro. Ma quanto sicuro? Scrivere, recitare, dirigere, a volte diventano sfide cui nessun vero artista dovrebbe sottrarsi, pur sapendo che terreni sicuri non esistono, che niente è dato per scontato. Allora la cosa migliore è avvicinarsi al testo classico con rispetto e umiltà, e affondarci le mani fino a trovare le viscere, il sangue, le lacrime, il liquido amniotico, gli umori corporei, tutto quello che ad altri potrebbe sembrare “sporco”, per l’artista è linfa vitale, è l’ispirazione da cui nascerà una nuova creatura.

Qui dentro c’è l’inferno”, l’inferno dell’anima, della sofferenza, l’inferno dell’incendio finale. Un inferno che brucia tutto, che riduce tutto in cenere.

E cenere ritorneremo…

Olga, Masha, Irina, Una e Trina, figure che si riflettono, allontanandosi, avvicinandosi, nate dalla stessa luce che brilla nel buio della notte. Nello spettacolo sono loro le portatrici di questa luce che illumina i loro ricordi, le solitudini, i disincanti, le infelicità. Ombre crepuscolari che salgono sui muri, si trasformano, inaspettate, in ondate violente che si abbattono come asce impietose sulle loro vite.

Perché ricordare?”, “Ce ne andremo anche noi e nessuno ricorderà più la nostra faccia” “Che senso ha tutto questo?”.

Cechov è presente con il suo filosofeggiare, la sua analisi psicologica di semplici uomini e donne che con i loro desideri, le paure, gli amori, i dubbi, i momenti di leggerezza, hanno la forza di rappresentare tutta l’umanità. Ed è per questo che ci sentiamo così coinvolti, toccati nel profondo e potremmo anche piangere, per tanta emozione, che forse non provavamo da tempo, vedendo uno spettacolo. Sì, perché l’Arte senza emozioni è come un inferno senza fiamme.

La neve smetterà di scendere e allora sarà tempo di andare a Mosca, per cambiare vita, e quella vecchia, rimarrà solo un ricordo, e tutto ricomincerà.

Chissà…

Il dramma, coerentemente, si svolge con la stessa ipnotica e sognante qualità, a volte però si fa martellante, violenta, scuote lo spettatore dal torpore in cui anche lui è caduto, come se quell’andare a Mosca, avesse stregato perfino lui. Pur sapendo che è solo un’illusione, così simile alla vita…

La musica è parte imprescindibile, dà il ritmo ai movimenti, diventa personaggio, forte e tragico.

“Perché ricordare?”, risuona senza pace.

La scenografia è fatta di pochi essenziali elementi, ma prende vita con i giochi di luce, evocando, ricreando. Sembra di assistere a una magia, tutto appare e poi scompare, e poi ricompare sotto un’altra veste. Le tre attrici sono vere, pur nella finzione, e questo è quello che conta. E se loro sentono davvero, sentiamo anche noi. Nulla è lasciato al caso, lavoro, disciplina, prove, eppure, quel che viene fuori, è la forza della leggerezza, è la forza della verità.

“Tutto ha la sua fine”. Già, per questo, finché ricordiamo, finché non dimentichiamo, potremmo dare un senso a questa fine cui tutto è destinato.

Anche questo spettacolo, con rammarico. Ma ce lo ricorderemo, ce lo ricorderemo…

Daria D. Morelli Calasso

 

28-29 febbraio
ore 19.30
Triennale Milano Teatro
Viale Alemagna 6
Milano
Muta Imago IT
Tre sorelle
di: Anton Cechov
regia: Claudia Sorace
drammaturgia e suono: Riccardo Fazi
con: Federica Dordei, Monica Piseddu, Arianna Pozzoli /
musiche originali eseguite dal vivo: Lorenzo Tomio
disegno scene: Paola Villani
direzione tecnica e disegno luci: Maria Elena Fusacchia
costumi: Fiamma Benvignati
amministrazione, organizzazione e produzione: Grazia Sgueglia, Silvia Parlani, Valentina Bertolino comunicazione: Francesco Di Stefano / ufficio stampa: Marta Scandorza
una coproduzione di: Index Muta Imago, Teatro Di Roma – Teatro Nazionale, Tpe – Teatro Piemonte Europa In Collaborazione con Amat & Teatri Di Pesaro Per Pesaro 2024. Capitale Italiana Della Cultura
foto di scena: Luigi Angelucci, Gaia Adducchio
durata 75’

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